Scritto e diretto da Giuseppe Miale di Mauro
con
Gennaro Di Colandrea / L'Ergastolano
Giuseppe Gaudino / Il Falco
Stefano Jotti / L'Avvocato
Adriano Pantaleo / 'O Guaglione
Giovanni Serratore / Il Mujahideen
Andrea Vellotti / Il Pediatra
Napoli, Nest - Napoli est Teatro dal 1 al 6 marzo 2016
Parte dall'attualità e crea una drammaturgia Giuseppe Miale Di Mauro mettendo in scena il suo "Love bombing", dall'1 al 6 marzo al Nest - Napoli est Teatro. La minaccia islamica, la paura, i conflitti interiori e sociali uniscono i cinque protagonisti, interpretati da Gennaro Di Colandrea (l'Ergastolano), Giuseppe Gaudino (Il Falco), Stefano Jotti (L'Avvocato), Adriano Pantaleo ('O Guaglione), Giovanni Serratore (Il Mujahideen), Andrea Vellotti (Il Pediatra). Un dramma umano, che a tratti tocca momenti di comicità, mostrando le due facce di una condizione estrema.
Dentro un bunker, cinque uomini si nascondono nel disperato tentativo di sopravvivere agli attacchi armati. Fuori, i Mujaheddin portano a compimento il genocidio, dopo aver decapitato il Papa e portato il mondo occidentale sull'orlo della fine. Un microcosmo in cui resiste il senso di appartenenza, di fratellanza, quel briciolo di civiltà che l'attacco islamico sembra aver sepolto insieme a tutte le teste tagliate. L'azione si svolge tra scontri, ricordi, confessioni, interrogativi.
Può la guerra cambiare gli animi e le menti? Può la paura del nemico trasformare un individuo, portarlo a perdere la propria umanità?
La Compagnia del Nest, attraverso questo testo (che prende il titolo dallo stratagemma subdolo utilizzato per reclutare giovani soldati o affiliati), dà una propria personale risposta, nel momento culminante dell'azione: quando il più giovane di loro, riesce a catturare un Mujaheddin e decide di portarlo all'interno del bunker per torturarlo e vendicarsi. È in questo momento che si scatena il conflitto tra i cinque uomini che li costringerà a decidere sul da farsi, a riflettere se la tragica situazione nella quale sono costretti li ha trasformati in animali o se riescono a restare ancora umani in un contesto apocalittico che può fa perdere le identità, il senso di tolleranza e la compassione. Si scatena una grande crisi di coscienza, vengono a galla le diverse posizioni ideologiche, l'alternativa di una scelta, la decisione finale.
«L'idea che ne viene fuori è che si sono formati due eserciti, uno dentro e uno fuori dal bunker, non dissimili tra loro. – spiega Miale Di Mauro, già segnalatosi per "Educazione siberiana" - D'altronde c'è chi sostiene che la guerra sia insita nell'essere umano come la vita e la morte. La storia dei cinque superstiti al genocidio si chiude a sacco sulle vite individuali, ma ci sono sussulti in cui le singole esistenze spezzano la camicia di forza e inventano la propria libertà».
La claustrofobica scena realizzata su due livelli, i giochi di luce e la bravura degli interpreti, trasportano per un attimo il pubblico nell'oscuro drammatico mondo di chi, sotto la minaccia dell'ideologia più estrema e delle armi più potenti, non sa se uscirà a rivedere il sole.
Il finale inaspettato «rappresenta – spiega l'autore – la follia del genere umano».
Angela Matassa