La Medea di Euripie e il XIII canto di Dante
con Le classi del I e II anno del Teatro della Brigata
da un'idea di Andrea Gambuzza e Ilaria Di Luca
scenografia e luci Andrea Gambhzza e Ilaria Di Luca
produzione Teatro della Brigata
Livorno, Teatro della Brigata 7 marzo 2019
Estratti di metà corso del primo e secondo anno di teatro
Giovedì 7 Marzo 2019 – Sono andati in scena al "Teatro della Brigata", a Livorno, in via Brigata Garibaldi, due estratti di opere monumentali nel panorama teatrale: la Medea di Euripide portata in scena dagli allievi del primo anno e il XIII canto dell'inferno, "la selva dei suicidi", dagli allievi del secondo anno.
La Medea ha visto delle interpreti femminili diverse che pur avendo età differenti hanno saputo imprimere al personaggio una forza e una consistenza non facili per chi per la prima volta si affaccia su un palcoscenico. Bene anche gli allievi, seppure ci sono stati dei piccoli errori e qualche sbavatura più evidenti. Siamo solo a metà anno e il potenziale che il gruppo intero ha mostrato sembra farci aspettare discreti risultati per il saggio di fine anno. La scena era allestita con un velo bianco in trasparenza sul quale le ombre di una Medea vendicativa si stagliavano formando figure evocative pur nella loro semplicità.
Il XIII canto ha visto in scena, invece, gli allievi dell'anno successivo che hanno mostrato in maniera convincente un ottimo lavoro corale: evocando, fattore per niente scontato, proprio ciò che lo stesso Dante tra i propri endecasillabi ha cercato di esprimere. Il lavoro fisico in questo estratto prevaleva in maniera forte e sferzante, un bosco sanguinante e lamentoso sembrava distendersi davanti allo spettatore. Intriganti le figure geometriche che attraverso la coralità del gruppo venivano a formarsi, con quella spigolosità che ben richiamava la durezza del canto infernale. Si frammezzavano poi interessanti sprazzi individuali che ben hanno evidenziato squisite performance che ben fanno sperare.
Un lavoro, questo, portato avanti dalla maestria di Andrea Gambuzza e Ilaria Di Luca, che evidenzia una grande capacità registica e di direzione artistica. Davvero raffinato l'accostamento tra due lavori così lontani come quello euripideo e quello dantesco, per epoca, ma così vicino e relazionabile in campo teatrale, infatti se nel primo ha prevalso la parola a scapito di una fisicità messa meno in evidenza, nel secondo è proprio quest'ultima che viene esaltata. Risultando quindi l'unione delle due pièce teatrali un connubio piacevole allo sguardo dello spettatore.
Matteo Taccola