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PARTE MIGLIORE DI ME (LA) - di Francesca Detti e Andrea Gambuzza

 "La parte migliore di me" di Francesca Detti e Andrea Gambuzza "La parte migliore di me" di Francesca Detti e Andrea Gambuzza

di Francesca Detti e Andrea Gambuzza
con Ilaria Di Luca e Andrea Gambuzza
scene e luci Lucio Diana
ambienti sonori Giorgio De Santis
costumi Blender Soluzioni Creative
Livorno, Teatro delle Brigata dal 28 settembre al 1 ottobre 2017

www.Sipario.it, 5 ottobre 2017

LIVORNO - È andato in scena al Teatro della Brigata a Livorno uno spettacolo dolceamaro, "La parte migliore di me" di Francesca Detti e Andrea Gambuzza, interpretato da quest'ultimo e Ilaria Di Luca, scene e luci di Lucio Diana, ambienti sonori di Giorgio De Santis, fotografia di Paolo Signorini e costumi di Blender Soluzioni Creative.
La scena è semplice, strutture metalliche costituiscono la casa dove Maurizio, padre separato sta cercando di ricostruirsi una vita, proprio qui incontra Laura, assistente sociale che rientra in servizio dopo molto tempo poiché è stata colpita duramente da un tragico episodio lavorativo.
L'impatto emotivo dello spettacolo è forte, tanto più che tratta temi di attualità: la separazione dei padri, ma anche le difficoltà economiche degli stessi, il sistema dei servizi sociali, la burocrazia, il lavoro.
Proprio in questa atmosfera Gambuzza e Di Luca riescono a farci immergere completamente facendoci assaggiare l'amarezza di quelle difficoltà che Maurizio prova tutti i giorni, aggrappandosi anche alla più precaria speranza pur di far felice il figlio che non vede mai: fa sorridere tristemente il modo in cui vorrebbe attraverso un biglietto della lotteria regalare un viaggio al figlio, perché sa' che non ci sarebbe altro modo per renderlo fiero di suo padre come gli altri bambini, di farlo felice.
Si dispera questo povero padre così tanto da portarlo a compiere atti che non avrebbe voluto e che hanno come conseguenza l'attivazione dei servizi sociali.
Quest'ultimi nella figura della Di Luca spesso riflettono atteggiamenti formali e segue protocolli rigidi così lontani dalle situazioni che ci indicano la necessità di una maggiore umanità e una minore burocrazia, ma proprio la figura di Laura calza perfettamente questo binomio, tra l'umanità ferita dalle esperienze passate al bisogno/necessità di schermarsi dietro la legge per legittimare la propria freddezza nei confronti di Maurizio.
In tutto questo rimane impresso, in maniera nascosta, anche l'importanza del tempo, dice infatti l'assistente sociale, "Ci vuole tempo per mettere a posto le cose", forse proprio quel tempo che spesso ci manca nella vita quotidiana, che la modernità ci ha portato via.
Corriamo a più non posso, dandoci mezzi per andare veloci, ma che non ci permettono comunque di fermarci mai, non c'è tempo infatti per essere ascoltati, sembra che non ci sia tempo per andare più affondo, rimane solo il mediocre tentativo di appellarci ai protocolli e sentirci poi soddisfatti di averli seguiti pedissequamente credendo di aver fatto la cosa giusta, di aver esaurito il nostro compito, sollevandoci da ogni ulteriore responsabilità.

Matteo Taccola

Ultima modifica il Giovedì, 05 Ottobre 2017 18:19

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