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La stand-up comedy può intrattenere o raccontare storie su esperienze più o meno condivise. Nel primo caso, vi è un susseguirsi di battute fulminanti che lasciano poco spazio al pubblico per riflettere, al momento, su ciò su cui sta ridendo. Nel secondo, invece, l’interprete preferisce condividere situazioni sulle quali ironizzare cercando la complicità degli spettatori. È precisamente ciò che realizza, e con successo, Marco Falaguasta nel suo Neanche il tempo di piacersi.
Lo spunto che fa da cornice allo spettacolo è questo: qual è, oggi, il ruolo di un padre di famiglia e come è cambiato negli ultimi anni? Da qui, viene facile il paragone con l’infanzia delle generazioni precedenti a quelle dei giovani nati a ridosso del o nel nuovo millennio. Abissali, ad esempio, i divertimenti che ci si concedeva nel tempo libero: le feste fra compagni vissute in case vicine a quelle dove si abitava; passare una notte nel fine settimana dagli amici, a patto che ciò non arrecasse disturbo; festeggiare il Capodanno non in famiglia e a patto che ci fosse il consenso da parte dei genitori; ricevere in regalo e girovagare per Roma con il motorino Ciao, purché non si andasse troppo veloci. Un mondo, quello raccontato da Falaguasta, che oggi appare distante e che è irrimediabilmente andato perduto in termini di vita quotidiana. Una realtà certamente più umana, fatta di rapporti schietti e genuini, non mediati da tecnologie di alcun genere.
Fra un racconto personale e la parodia di una situazione realmente accaduta, Falaguasta si muove con agilità. Lo spettacolo è una tessitura di monologhi che hanno un inizio e una fine, ma che insieme costituiscono i capitoli di un’unica storia: la costruzione di un rapporto maturo, fatto di affetto e non di distanza e silenzio, tra un padre e sua figlia – un confronto generazionale tutt’altro che facile e scontato.
Neanche il tempo di piacersi utilizza la tecnica di scrittura ironica tipica di Ennio Flaiano, secondo la quale basta raccontare la realtà nelle sue assurdità senza dover fare nulla di più per suscitare una sana e, ci si augura, rigeneratrice risata.
Molto bravo Falaguasta. Alla sua prima esperienza come stand-up comedian ha dimostrato ottima padronanza dei tempi comici e di gestione della scena. Dotato di una recitazione precisa, mai volgare, non aggressiva, ma intima cordiale ed irriverente nella giusta dose, Falaguasta si è conquistato il favore del pubblico de La Cometa.
Contrariamente a ciò che sostiene Woody Allen – e cioè che la comicità non approfondisce situazioni, ma le attraversa osservandole con cinismo – Neanche il tempo di piacersi, rievocando sane consuetudini di anni non troppo lontani, ci obbliga ad un riesame del nostro presente ponendo questa domanda: se è inevitabile che i cambiamenti vi siano, è altrettanto giusto accettarli ciecamente finendo per subirli? No, risponde Falaguasta. Purché tutto questo sia accompagnato dall’ironia tipica di chi, guardando al mondo con un sorriso, mai cede alla malinconia.

Pierluigi Pietricola