con Trinidad González, Paula Zúñiga, Jorge Becker
musica: Tomás González
disegno luci: Jesús González, Pilar Landerretche
costumi: Chino González
disegno grafico: Manuel Florencio
scritto e diretto da Guillermo Calderon
Napoli, Nuovo Teatro Nuovo, dal 15 al 17 ottobre 2008
Anton Cechov e Olga Knipper: una relazione intensa d'amore, d'arte e di vita tra lo scrittore-drammaturgo e l'attrice allieva di Stanislavskij, sul filo tuttavia della lontananza, costretti ad affidare i sentimenti e la loro visione del mondo a un assiduo scambio di lettere. Un fitto epistolario che ha costituito esso stesso materia di teatro, anche in un mirabile allestimento di Peter Brook. A quella vicenda esistenziale è rivolto «Neva», il lavoro di una giovane compagnia cilena, Teatro en el Blanco, affermata e pluripremiata in patria, diretta da Guillermo Calderon, che in lingua spagnola con sopratitoli in italiano ha inaugurato la stagione del Nuovo. Calderon, pur ispirandosi a elementi biografici, ha compiuto un'operazione diversa: immagina che dopo la morte di Cechov, Olga lasci Mosca per provare «Il giardino dei ciliegi» in un teatro di San Pietroburgo (di qui il titolo «Neva» dal nome del fiume che bagna la città). Ma alle prove sono presenti solo due giovani attori. Gli altri non arrivano perché fuori, nelle strade, si consumano convulsi moti popolari duramente repressi dalle truppe zariste. Nell'evocare gli eventi che nel 1905 preannunciano il declino della Russia degli Zar, prodromi della Rivoluzione d'ottobre, non è casuale l'accostamento al «Giardino dei ciliegi», dove sono dominanti il mal di vivere, il senso di un passato che va scomparendo, l'angoscia della transizione e l'incertezza del futuro. Un allestimento minimale, sul palcoscenico nudo soltanto una pedana, uno spazio limitato sul quale si restringe l'azione, quasi una zattera della Medusa di Géricault alla quale i personaggi si aggrappano, mentre il passato doloroso affiora dalla memoria e il presente resta sopraffatto dalla realtà incombente. Calderon riporta il tutto su un piano di metafora: nell'incontro-scontro fra i tre attori emergono le domande sull'essenza del teatro, sul rapporto tra arte e dimensione storica della vita reale. Trinidad González (Olga), Jorge Becker e Paula Zúñiga aderiscono con forte carica emotiva ai tre ruoli. La domanda ultima, «perché, per chi si fa teatro?», posta in quel lontano 1905 percorso da forti tensioni sociali, si trasferisce agli spettatori in sala, colpiti da luce accecante, nell'attuale difficile contesto del mondo in trasformazione. Ma si apre all'invocazione che il teatro continui a esistere. Magari per essere un punto di resistenza.
Franco de Ciuceis