Mauro Corona
ideazione e drammaturgia Sabrina Morena e Riccardo Maranzana
regia Sabrina Morena
scene e costumi Andrea Stanisci
con Fulvio Falzarano, Riccardo Maranzana, Alessandro Mizzi
BONAWENTURA/TEATRO MIELA
in collaborazione con ERT – Ente Regionale Teatrale del Friuli Venezia Giulia
Torino, gennaio 2008
Toccanti storie montane, anfratti di paesi inerpicati, vicende di bevute e di cacce, nelle vivaci avventure di tre personaggi che si moltiplicano a rappresentare l’integrità e la verginità di un borgo d’altura. Si ispira al romanzo autobiografico Aspro e dolce dello scrittore e scultore Mauro Corona, pubblicato da Arnoldo Mondadori Editore. Corona è un uomo schivo, originale, che involontariamente ha raggiunto il successo editoriale con racconti e libri veri, di montagna. Luogo che non ha mai abbandonato; Corona continua ad abitare ad Erto, è un sopravvissuto alla tragedia del Vajont; porta nel cuore, e lo esprime, i segni indelebili di quel disastro; ama la solitudine e se le quattro anime di Erto gli sembrano troppe si rifugia più in alto, in una baita circondata da alberi ed animali; si sta battendo per i diritti delle sue terre infreddolite, ma questa è un’altra storia. E’ capitato che i suoi quadri letterari abbiano sedotto in primis Riccardo Maranzana e Sabrina Morena, i quali hanno pensato (ed hanno fatto bene) di ricavarne una pièce.
Ha una struttura a quadri, una scenografia ed oggettistica semplicissime, ma intriganti: due tavolacci di legno grezzo che diventano altro da sé, grandi teli a coprire e scoprire, bottiglie e paioli, fucili e scarponi. Uno spettacolo che rispecchia la vita di paese, il sabato sera in cui, dopo una settimana di autentiche fatiche, è d’obbligo stordirsi di vino, che è nettare ma anche veleno: per lui si ruba e si spara; per sfuggire al suo fascino purpureo si sperimenta un ritiro di gruppo tra la neve, ad acqua forzata ma, miracolo! Cade dal cielo una cassa, colma di bottiglie. Impossibile resistere, così il terzetto di protagonisti si sposta in osteria, litiga con l’albergatore che rifiuta loro la spaghettata di mezzanotte; via via si materializzano, attraverso gli stessi tre corpi d’attori, altre figure. L’ultima scena, struggente e surreale, avviene al cimitero. Un allestimento completo di ritmo, intensità, aspettativa, poesia.
Maura Sesia