uno spettacolo di canzoni e ragionamenti
di e con Cochi e Renato
e con la partecipazione dei Good Fellas
regia: Cochi Ponzoni e Renato Pozzetto
Roma, Teatro Brancaccio, dal 1 al 6 aprile 2008
Due splendidi saltimbanchi: questo sono Renato Pozzetto e Cochi Ponzoni, due artisti che non nascondono la loro età, non disconoscono il loro repertorio, anzi fanno dei loro successi di trent’anni fa e passa un cavallo di battaglia che non conosce gli acciacchi del tempo. Proprio con l’Inno dei saltimbanchi con cui Dario Fo apriva il suo Mistero buffo prende il via lo spettacolo di canzoni e ragionamenti, Nuotando con le lacrime agli occhi. Ogni replica del recital si caratterizza con teatri tutti esauriti, con un pubblico eterogeneo e di tutte le età che non vuole perdersi il ritorno in scena dei due cabarettisti del Derby con Milano nel cuore. Sostenuti dalla Good Fellas Orchestra, Renato Pozzetto e Cochi Ponzoni si presentano con l’aria un po’ allampanata di sempre, due signori che sembrano capitati quasi per caso in palcoscenico. Cochi in giacca e camicia bianca, Renato in pantaloni con la piega e maglioncino che evidenzia le rotondità. Il tempo tenuto con un impercettibile batter di dita e una sintonia da fare invidia. I due vanno in automatico, si spalleggiano, si divertono, si punzecchiano. Qualche battuta strappata all’attualità con riferimenti a Berlusconi piuttosto che a Prodi o a Vittorio Emanuele e la sua ‘badante baldracca’ sono un doveroso omaggio al qui ed ora del teatro, ma il grosso dello spettacolo è affidato ai successi di sempre. Bastano poche note per individuare immediatamente La canzone intelligente, accompagnata da quel movimento di gambe che è storia del cabaret. Basta all’apertura del secondo tempo sentire il sibilo del ghiaccio secco per fare la nebbia ed è subito Nebbia in Val Padana. La scaletta dello spettacolo propone Il piantatore di pellami, A me mi piace il mare, L’uselin de la comare e il pubblico mostra di gradire l’amarcord, applaude, si fa trascinare dalla nostalgia chi negli anni Settanta aveva i capelli scuri. Ma, come capitò in Nonostantelastagione non c’è aria di vecchio in quanto propongono Cochi e Renato, c’è piuttosto quel piacere un po’ infantile di una comicità e di un repertorio che sono patrimonio familiare. Renato Pozzetto è preciso in ogni movimento, la sua faccia dice e amplifica le parole, le sue pause sono più pregnanti di qualsiasi discorso. Cochi gioca a fare l’attore, gigioneggia con la consapevolezza di chi sa usare tutti gli arnesi del mestiere teatrale. L’uno di fronte all’altro, alla ribalta a scrutare il mare della platea, oppure impegnati in battibecchi surreali e canzoni che sono di tutti, Cochi e Renato raccolgono l’assenso caloroso del pubblico e non potrebbe essere altrimenti. Renato Pozzetto e Cochi Ponzoni sono come ce li si aspetta, sono di più, ormai sono l’incarnazione perfetta del loro mito di cabarettisti, mai volgari, goffi e poetici, amici sulla scena e nella vita, due irriverenti saltimbanchi. I loro gesti sono da antologia e sono così naturali e prevedibili che finiscono con l’appartenere al pubblico e richiamare alla memoria le trasmissioni in bianco e nero dove debuttarono alla fine degli anni Sessanta.
Nicola Arrigoni
Nuotando con le lacrime agli occhi è il titolo dello spettacolo (al Brancaccio ancora oggi e domani) con il quale Cochi Ponzoni e Renato Pozzetto sono tornati a Roma a più di trentacinque anni dalla loro ultima esibizione capitolina. Il recital il titolo viene da una canzone del duo sugli immigrati che raggiungono a nuoto le nostre coste, in cerca di chissà cosa è gradito a un pubblico sempre più assetato di risate. Ma, come dicono gli stessi protagonisti, «nuotare vuol dire anche sopravvivere, continuare a galleggiare, tant'è che il sottotitolo suona A stile libero». Il tratto dello show, non a caso, è bilama: da una parte fabbrica divertimento, dall'altra tira le orecchie a chi non capisce e non fa. Tutto secondo le buone tradizioni del Derby, lo storico cabaret milanese dal quale Cochi e Renato provengono.
Nuotando con le lacrime gli occhi, in altre parole, offre «canzoni e ragionamenti», vale a dire scene e canzoni del passato ormai nel novero dei successi popolari, ma anche pezzi «rimodernati» (Cochi li chiama così) che la coppia comica mai aveva esibito in pubblico. Sono invecchiati, i due signori ex Derby? No. La loro bella carica anni Sessanta e Settanta resiste bene. E la punta di "fuori moda" che inevitabilmente promana, non fa che rendere più tenero e sfizioso questo ritorno romano.
Rita Sala
"I gentiluomini del cabaret", così furono definiti dalla stampa Cochi e Renato negli anni della loro prorompente notorietà, sono tornati a far coppia assieme dopo sei anni d'assenza dalle scene. A Roma mancavano da 36 anni ed il loro ritorno è stato festosamente salutato da numerosi attori e personalità del mondo dell'arte che non hanno voluto mancare alla prima della performance che da due anni vanno portando in giro per l'Italia. Le luci della ribalta del Brancaccio si sono così accese su "Nuotando con le lacrime agli occhi", titolo ispirato ad una canzone dedicata ai clandestini in cerca di una vita migliore. Il duo meneghino s'è fatto di recente apprezzare in una serie di intelligenti trasmissioni televisive, nelle quali ha accolto alcuni tra i più famosi cantanti degli anni Settanta. L'uno e l'altro si distinguono non nel solito gioco del comico e della spalla, ma ponendosi ciascuno quale protagonista, con quello sguardo stralunato che fa da premessa alle più estemporanee ed esilaranti battute. Più che scadere nella trita e ritrita satira politica, con quell'ingenuità e quel candore che si portano appresso, Cochi e Renato sembrano navigare nel mondo dei sogni. Quando prendono di mira certi fatti e misfatti del Belpaese, lo fanno non con malcelata ironia, ma col candore di ragazzi che sembrano non comprendere come mai accadano certe cose. Le storie che narrano hanno quasi il sapore della favola, così come accade per la bella bimba nata con la voce d'un maschietto, sul nano che all'aeroporto s'innamora di un pilota e per stargli accanto decide di diventare hostess. Vi sono sketch sulle baronie universitarie e su altri malesseri che, proibiti a suo tempo dai proni e codini dirigenti televisivi, vengono ora interpretati con liberatoria vivacità. C'è in questo straordinario appuntamento brancacciano il meglio delle loro straordinarie gag cui si integrano battute nuove, nuovissime. Ad accompagnarli nelle canzoncine e nelle filastrocche, che fanno seguito ai loro interventi, c'è un'orchestra d'alto livello, quale quella dei Good Fellas. I più famosi brani che i due artisti echeggiano tra canto e musica sono il piatto forte del gruppo rock dei Selton, che li ricanta con gran successo in Brasile. Andando alla genesi della coppia formata da Cochi e Renato, va detto che nasce nel 1964 e impone da subito la cifra di una comicità stralunata, surreale e inconsapevolmente ispirata al futurismo. Si succedono in poetica povertà di mezzi, gag fulminee, esasperanti monologhi non sense, meravigliose canzoncine deliranti. Tra queste vanno ricordate "La canzone intelligente", "La gallina", "La vita l'è bela", composte grazie anche alla complicità di Enzo Jannacci. Nel 1968 i due conducono "Quelli della domenica" e nel 1974 "Canzonissima". Nel 1975 il duo si scioglie. Mentre Cochi si dà al cinema e al teatro, scegliendo la strada del film e della commedia d'autore, Renato entra prepotentemente nell'immaginario degli italiani: interpretando molti film a profusione. Nel 1999 si riunisce a Cochi interpretando con lui lo sceneggiato tv "Nebbia in Val Padana", oltre alla pièce "Nonostante la stagione". Nel 2004, i due sono le guest star di "Zelig Circus", la trasmissione televisiva condotta da Claudio Bisio.
Renato Ribaud