da Louis-Ferdinand Céline
regia: Frank Castorf
scene e costumi: Bert Neumann
con Annekathrin Bürger, Marc Hosemann, Irina Kastrinidis
Festival d’Avignone, 6, 7, 8 luglio 2007
Céline, la guerra e soprattutto la vita
Il festival di Avignone quest' anno celebra il suo sessantesimo. Su tutti i giornali compaiono foto di Jean Vilar, suo fondatore, e di Gérard Philippe, suo mito inaugurale. Ma c' è un' altra ricorrenza che viene celebrata con particolare fervore. È il centenario della nascita di René Char, forse il più grande poeta francese del XX secolo. Su Char tornerò in un prossimo articolo, ma lo ricordo fin d' ora perché egli fu un eroe della Resistenza, un eroe del maquis di tutta la regione circostante. Studiando il labirintico programma del festival, ho scelto un percorso che mi sembra non solo in esso dominante, ma cruciale per i giorni nostri: spettacoli che hanno in comune il tema storico dell' Europa. La Resistenza francese e il collaborazionismo, l' esilio tedesco, la guerra hitleriana, la vittoria americana (dei russi non c' è traccia). Un altro filo conduttore collega gli spettacoli di cui riferirò: essi non sono tratti da drammi, ma da romanzi o, come nel caso di Char, da testi poetici, sebbene in prosa. Questa è una caratteristica che negli anni Ottanta e Novanta sembrava decaduta. Dopo gli spettacoli sintetici, per folgoranti immagini, dell' avanguardia degli anni Settanta, che trovavano le fonti d' ispirazione proprio nella grande narrativa, ora si attinge ai romanzi per via analitica, smembrando e ricostruendo in forme drammaturgiche, le più disparate. È il caso del grandioso spettacolo Norden che Frank Castorf con la Wolksbühne di Berlino ha tratto dal secondo capitolo della «Trilogia del Nord» di Céline. In «Nord» (cioè nel romanzo), se c' è una questione attuale, sebbene indiretta, o del tutto implicita, è: come si dà la convivenza tra mostri? Per Céline, va da sé, mostri sono tutti, e tutti alla fine - di fronte agli americani - avranno perso la loro guerra: i francesi e i tedeschi, i collaborazionisti e i resistenti (per la buona ragione che se gli avessero messo le mani addosso prima che abbandonasse Parigi con la compagna Lucette, l' amico attore Le Vigan e il gatto Bébert, lo avrebbero fatto fuori), i traditori tedeschi i tedeschi fedeli a Hitler. Durante il soggiorno berlinese e nel paese di Zornhornsi si ha notizia e si parla dell' attentato al Führer, l' attentato del 20 luglio 1944. Céline spera che sia andato a buon fine. È in fuga, è diretto a nord, verso la Danimarca - dove ha depositato del denaro. Ma la sua maggior speranza è che la guerra finisca. Per il momento non c' è che lotta per la sopravvivenza. All' uscita dello spettacolo, una di notte, grande folla, un ragazzo spiegava alla fidanzata che Castorf non aveva colto il lato tragico. In un certo senso era vero. Ma Céline è uno scrittore tragico? Direi di no, troppo sarcastico per esserlo. Narrando le più drammatiche sventure resta uno scrittore comico o, meglio, rabelaisiano: «Immagino un arazzo, alto, basso, trasversale, con tutti i soggetti insieme e tutti i colori tutti i motivi!... e tutto sottosopra!... Pretendere di presentarli di piano, in piedi o seduti, sarebbe mentire». Ed è quanto fa Castorf, un tumultuoso spettacolo, che tocca tutte le tonalità. La tragedia è grande, ma la vita è più grande ancora. Céline è ciascuno e nessuno, è un bel ragazzo, è un bassetto in giacca e cravatta, un attore con basco (francese) e baffetti (tedeschi). I mitra, le bombe e gli aerei non tacciono un momento. I libri vanno in polvere. I vagoni della morte o della speranza diventano palcoscenici della sopravvivenza. Le ragazze si vendono al miglior offerente e cantano in bicicletta, con una voce che ti spacca il cuore. No, Norden non è uno spettacolo tragico. Ma alla fine, quando arriva il luminoso aerostato con la faccia del gatto Felix (i comics americani che tutto spazzeranno via) io mi sono perfino commosso.
Franco Cordelli