Agamennone, Coefore, Eumenidi
di Eschilo
traduzione Monica Centanni
regia Luca De Fusco
con Mariano Rigillo, Elisabetta Pozzi, Angela Pagano, Gaia Aprea, Claudio Di Palma, Giacinto Palmarini, Anna Teresa Rossini, Paolo Serra
e con Fabio Cocifoglia, Paolo Cresta, Francesca De Nicolais, Patrizia Di Martino, Gianluca Musiu, Federica Sandrini, Dalal Suleiman, Enzo Turrin
e con le danzatrici della compagnia Körper Sibilla Celesia, Elena Cocci, Sara Lupoli, Marianna Moccia, Rossella Fusco
scene Maurizio Balò, costumi Zaira de Vincentiis
coreografie Noa Wertheim, musiche Ran Bagno
luci Gigi Saccomandi, suono Hubert Westkemper
produzione Teatro Stabile di Napoli – Teatro Stabile di Catania
Napoli, Teatro Mercadante dal 24 novembre al 20 dicembre 2015
Riunire le tre tragedie di Eschilo in un solo spettacolo è di per se stessa un'impresa encomiabile, e va dato atto ai Teatri Stabili di Napoli e di Catania di aver realizzato comunque una messa in scena di grande impegno culturale.
La vicenda è quella ben nota del matricidio di Oreste, che vendica l'uccisione del padre Agamennone, operato dalla madre Clitennestra e dal suo amante Egisto.
Va subito detto che l'impianto scenico dell'Orestea è decisamente originale: sul fondo pressoché buio del palcoscenico spicca la massiccia porta del palazzo reale... Di fronte – ed è una preclara invenzione dello scenografo Maurizio Balò – il piancito del palcoscenico ospita una lastra rettangolare di vetro, che nel lato minore ha la stessa dimensione della porta... Al di sotto della lastra lo spettatore ha la sensazione che scorra un fiume – utilizzato a volte per lavacri rituali, o come pedana per il balletto delle Erinni, implacabili nemiche del matricidio!
Oreste approda infine dinanzi al tribunale dell'Areopago, che lo assolve del delitto di matricidio... Eccellente difensore dell'imputato é nel terzo atto Gaia Aprea in veste di Atena che, risplendente di una lucente armatura, ispirata in parte alle tute spaziali delle odierne astronavi, tiene il campo troppo a lungo con una certa sofferenza della platea già assottigliatasi al secondo intervallo.
Il regista Luca De Fusco tiene saldamente in pugno lo spettacolo, che forse andrebbe alleggerito – come dicevamo – nel terzo atto... Lodevole tuttavia resta l'intenzione di dar vita ad una messinscena che richiami il precedente "Antonio e Cleopatra" (v. Visum e Sipario del febbraio 2014), avviando in tal modo un discorso di continuità meritevole di ogni attenzione.
Elisabetta Pozzi ha fornito un'eccellente prova di teatro quale Clitennestra. Paolo Serra ha ben sostenuto il ruolo di Egisto. Di Gaia Aprea quale Atena abbiamo già detto.
Lo scenografo Maurizio Balò, già citato per l'inusitato specchio d'acqua impiantato sul palcoscenico, non ha lesinato ulteriori riferimenti al testo con un alternativo rigagnolo di sangue e un lungo pugnale che scende dall'alto sul fondo e taglia in due il tendaggio. ll folto gruppo di attori comprende anche nomi di rilievo come quelli di Mariano Rigillo (Agamennone), Anna Teresa Rossini (Pizia), Claudio Di palma (Apollo), Giacinto Palmarini (Oreste), Dely De Majo (Nutrice), ed ancora i corifei (Enzo Turrin/ Fabio Cocifoglia/ Gianluca Musiu/ Paolo Cresta).
Costumi senz'altro belli di Zaira de Vincentis, coreografie di Noa Wertheim, musiche di Ran Bagno e luci di Gigi Saccomandi.
Fernando Bevilacqua