con Enrico Castellani e Daniele Balocchi, Maria Balzarelli, Chiara Bersani, Carlo Trolli, Paolo Terenziani
produzione Babilonia Teatri
un progetto di Babilonia Teatri e ZeroFavole
collaborazione artistica Stefano Masotti, Sara Brambati
con il sostegno della Fondazione I Teatri di Reggio Emilia
con il contributo di Fondazione Alta Mane Italia (AMI) e Fondazione Manodori
produttore esecutivo La Piccionaia S.C.S.
organizzazione Alice Castellani
scene Babilonia Teatri, luci e audio Babilonia Teatri / Luca Scotton
costumi Franca Piccoli, foto Martina Manzini e Andrea Avezzù
residenza artistica La Corte Ospitale di Rubiera, La Biennale Teatro di Venezia, produzione 2016,
Teatro della Cavallerizza, Reggio Emilia, 6 dicembre 2016, prima nazionale
Le vongole si spurgano da morte, le lumache da vive... l'uomo (s)purga da morto o da vivo? C'è un processo o un percorso che ci possa rendere migliori? Questa via è percorribile e come? E' un itinerario di questo mondo o dell'altro mondo? E se un altro mondo non ci fosse? Domande e risposte, presenze che dicono, poesia che agisce, umanità che vive e muore. L'oscillare di una serie di sacchi da boxe per un impossibile e buffo Rocky VIII in cui tutti siamo Rocky Balboa, boxeur della vita, una vita da prendere a pugni o magari da guardare dall'altezza di un nano. Immagini e corpi, corpi non conformi – come scrive Enrico Castellani – che ci presenta Daniele Balocchi, Maria Balzarelli, Chiara Bersani, Carlo Trolli e Paolo Terenziani e insieme a loro agisce le possibilità dell'essere altro da sé, ci chiede di purgare con loro il nostro essere diversi, ci chiede di spurgarci, di pulirci l'anima in cerca di una comune humanitas. Seduti in attesa del pubblico, i corpi purganti sono lì per invitarci al viaggio in un Purgatorio terreno in cui gioia e dolore sono un tutt'uno, un «Purgatorio che non mette in scena Dante, ma ne sposa l'Epica, un Purgatorio che confessa l'inconfessabile e ci racconta le nostre debolezze e fragilità».
Cos'è Purgatorio di Babilonia Teatri? E' una lunga ed emozionante azione poetica in cui la presenza di Enrico Castellani e, dalla regia di Valeria Raimondi, è guida e tutela, è parte integrante della poesia di quei corpi mostrati nella loro diversità. Il corpo minuscolo e la forza espressiva unica e carica di verità di Chiara Bersani con la sua carrozzina protesi meccanica della sua fisicità, piuttosto che la grandezza un po' goffa di Paolo Terenzani, o ancora il biancore di Daniele Balocchi ragazzo down sono segni, sono presenze vive e potenti che Babilonia Teatri raccontano, di cui mostrano da toccante ed emozionante vitalità. Purgatorio è un viaggio per immagini, per scene come quella della conferenza in cui si discute del significato di purgare e spurgare, in cui la gastronomia e la pizza di Daniele con rognoni e pesce convive con la necessità di definire cosa sia corpo vivo o corpo morto. O ancora la confessione dei peccati: Chiara che fa sesso tutti i giorni con uno, due, tre, quattro uomini, oppure la Nutella che è come e peggio della droga per Daniele, sono brandelli di racconti che fanno sorridere, che appaiono paradossali, ma dietro quei paradossi non mancano di ricordare l'unicità di ogni vita e la sua grandezza.
Si potrebbero descrivere i diversi quadri di cui si compone il Purgatorio di Babilonia Teatri, si potrebbero rincorrere ed evocare le suggestioni regalate da un'estetica che si compone di gesti, di una forte e denotante colonna sonora, di uno spazio scenico vuoto che finisce col riempirsi di vita, straboccare di melanconica comicità. Ma nel trascrivere ciò che accade si perderebbe – inevitabilmente – il difficilmente definibile sentimento di bellezza che sa regalare il Purgatorio laico che Enrico Castellani costruisce dall'interno, compone insieme ai suoi attori non conformi al teatro, ma pieni di vita e di presenza, non mediati e per questo segni reali e potenti di una possibilità altra di guardare il mondo. Per questo Purgatorio di Babilonia Teatri è un'emozione, è un'esperienza, è un'azione poetica che diventa impossibile o meglio difficile da tradurre in parole. Quello che costruisce Enrico Castellani insieme ai suoi attori 'diversamente belli' è un mondo altro, è la necessità di un incontro che trasforma nell'intimo. Per questo assistendo a Purgatorio si sgranano gli occhi, ci si ritrova nella condizione di non voler perdere un istante, un'azione, un respiro perché in quei corpi c'è la possibilità di ridefinire il nostro spazio nel mondo o forse la stessa rappresentazione che abbiamo del mondo. In un continuo scivolare fra verità e finzione, fra 'battuta da dire' e la forza di essere se stessi malgrado tutto ci si ritrova di fronte ad una sorta di astrazione estetica. Le posizioni dei corpi, il loro comporsi come cadaveri intombati, piuttosto che il loro mettersi in fila legati da un invisibile filo che cuce gli sguardi sono immagini di un quadro astratto, sono pura forma che ha la potenza di un contenuto etico in grado di cambiare e trasformare.
Babilonia Teatri con Purgatorio procede – in parallelo ai suoi spettacoli come The end o Jesus – il percorso legato alla verità del non conforme, percorso iniziato con Pinocchio, che è proseguito con David è morto e che ora si rinnova e sviluppa con Purgatorio. È come se nell'urgenza scenica di Babilonia Teatri ci fosse la necessità non solo di elaborare una propria normale estetica del teatro, ma anche di mettere in tensione il linguaggio della scena con la possibilità di condividere un percorso scenico con quei corpi/persone non omologati alla norma. Nella loro apparente 'non conformità' Daniele, Chiara, Paolo, Claudio Carlo dichiarano la nostra inadeguatezza, costruiscono narrazioni che sono, si limitano ad essere, narrazioni che noi conformi dobbiamo trasformare in racconti-altri perché siamo preclusi alla loro vertiginosa alterità che vuol dire aprirsi su un mondo altro. In questo senso Purgatorio ci seppellisce e ci rianima, ci offre uno sguardo nuovo, altro nei confronti della realtà... come solo il teatro d'arte sa fare.
Nicola Arrigoni