Di: Giuseppe Fiorello e Vittorio Moroni
Musiche: musiche eseguite dal vivo
Regia: Giampiero Solari
Produzione: Nuovo Teatro e Ibla Film
Interpreti: Giuseppe Fiorello
Trieste, Politeama Rossetti 19 dicembre 2013
Roma, Ambra Jovinelli dal 30 gennaio al 16 febbraio 2014
La biografia intima, incentrata sulla figura del padre, intimamente legata a quella di un grande interprete della musica italiana degli anni 50/60 come Domenico Modugno. È questa la cifra del lungo monologo-concerto che Giuseppe Fiorello ha intitolato "Penso che un sogno così...", echeggiando l'incipit di una delle canzoni più famose al mondo che trionfò a Sanremo nel 1958. Una lunga performance che ha confermato ancora una volta le notevoli doti attorali e canore di un artista che ha raggiunto la notorietà soprattutto con le fiction targate Rai (tra cui la recente e seguitissima "Volare" dedicata proprio a Modugno) ma che è tutto da riscoprire sulle tavole del palcoscenico.
Quel ragazzo del Sud che cantava sempre, originario della Puglia ma che si spacciava per siciliano per far più presa sul pubblico, con i capelli color petrolio e i baffetti da moschettiere, appare come per magia in un lungo viaggio memoriale dove la figura di bambino schivo di Fiorello si palesa con forza. Modugno s'identifica qui, infatti, con un suo grande ammiratore coetaneo, "dagli occhi vivi pieni di speranza", il papà di Fiorello appunto. E dello spettacolo affattura proprio la sovrapposizione di due vite esemplari, evocate con intenso amore, per coglierne, mentre una trascolora nell'altra, analogie e suggestioni legate all'infanzia e all'immaginario italiano di quell'epoca, in pieno boom economico. Le canzoni di successo di Mimì – eseguite dal vivo con i musicisti Daniele Bonaviri e Fabrizio Palma - sembrano ricreare e rispecchiare le situazioni familiari vissute dall'attore (le estati passate dalla nonna dove s'incontravano tanti parenti, la festa del santo patrono, le notti trascorse a guardare il golfo e il Petrolchimico che pareva New York, l'ultimo giorno di carnevale...). "Le musiche di Modugno sono state la colonna sonora della mia vita fin da quando ero piccolo. Lo guardavo in tv con la mia famiglia. Mio padre ne era estimatore, ma non solo. Lo cantava sempre nei lunghi viaggi in auto... e gli assomigliava anche molto..." ha confessato, infatti, Fiorello in un'intervista.
Uno spettacolo (diretto da Giampiero Solari) delicato, crepuscolare, sicuramente da vedere e da assaporare nelle sfumature più liriche. Come quando si svelano i segreti della composizione di "Nel blu dipinto di blu", le cui parole – firmate da Migliacci –sono debitrici delle suggestioni di Chagall, o si ricorda "Che cosa sono le nuvole", canzone scritta da Modugno a quattro mani con Pasolini.
Elena Pousché
Dopo il gran successo televisivo sulla vera storia di Domenico Modugno, ecco che Beppe Fiorello, assieme alla garbata ed elegante regia di Gian Piero Solari, creano un interessante spettacolo di canzoni aneddoti, racconti che ci portano indietro nei bei tempi degli anni '50. Fiorello racconta del padre, un uomo che desiderava fare un mestiere diverso e lo confronta con sé e con Modugno, rivivendo momenti indimenticabili, scoprendo il bambino, timidissimo e pieno di paure, proprio come quando decise di affrontare il ruolo difficile alla proposta del film su Domenico Modugno.
Canta tutti i successi ed emoziona con la sua sensibile interpretazione e la forte e bella voce. Racconta di Franca, la moglie dell'artista, che lo accolse in quella grande casa piena di premi e ricordi; e gli donò la giacca che Modugno indossò al festival di Sanremo, con la canzone "Ciao ciao bambina".
Fiorello regala un'ora e quaranta di piacere con tutti i successi, le storie i dialetti fra pugliese e siciliano. La sua voce emoziona ed è così simile a tratti anche più sfumata di quella di Modugno, somigliante anche nei gesti e fisicamente. Fiorello ha un energia, una passione che commuove sempre e merita il sucesso di questi tempi delle persone che mai, come oggi, avrebbero necessità di sognare e credere così.
Celina Vanni