da Beppe Fenoglio
regia di Alessandro Varrucciu
Con Alessandro Varrucciu, Francesca Uguzzoni, Silvia Uguzzoni
E con gli Onafifetti: Giovanni Filosa, Piergiorgio Memè e Mario Sardella
Jesi, Teatro Pergolesi, 28 marzo 2014
Dopo la prova estiva al Teatro Cortesi di Sirolo nell'agosto scorso, è andato in scena venerdì 28 marzo La paga del sabato, l'adattamento teatrale dal primo romanzo di Beppe Fenoglio curato da Diremare teatro e prodotto dal Centro Studi Calamandrei di Jesi. Di fronte a un teatro Pergolesi da tutto esaurito e con ospite d'onore la sorella dell'autore di Alba, Marisa Fenoglio, la drammaturgia proposta da Alessandro Varrucciu ha puntato molto sulla parola diretta dello scrittore partigiano, concedendo ampi spazi alla narrazione in terza persona. Ma se la scelta era giustificata ad agosto, quando lo spettacolo era stato proposto in forma di lettura teatrale, l'intento di voler restituire la parola "spigolosa, arcaica e musicale" di Fenoglio lasciando parlare direttamente lo scrittore ha finito con il confondere lo spettatore. Il risultato è stato uno spettacolo un po' scollato, come se, pensato per il teatro, guardasse piuttosto al cinema. Varrucciu ha appiattito le contraddizioni che consumano il protagonista Ettore, scegliendo di modellarlo sull'uomo che non trova pace e vuole fare a cazzotti col mondo e finendo, forse, per sminuirlo. I menestrelli jesini Piergiorgio Memè, Giovanni Filosa e Mario Sardella, gli Onafifetti, hanno dominato il palcoscenico con i vecchi canti partigiani rispolverati per l'occasione e cancellato i discutibili momenti musicali, non sempre intonati al resto dello spettacolo. Al forfait di Lidia Ravera, trattenuta a Roma da impegni imprevisti, ha rimediato Angelo D'Orsi, con una breve introduzione sull'atmosfera intellettuale della Torino colta e antifascista del dopoguerra. Gli applausi non sono comunque mancati: attori e menestrelli sono stati richiamati in sala per due volte.
Silvia Barocci