di William Shakespeare
versione italiana Edoardo Sanguineti
con Eros Pagni, Alice Arcuri, Gianluca Gobbi, Maurizio Lastrico, Massimo Mesciulam, Orietta Notari, Aldo Ottobrino, Enzo Paci, Nicola Pannelli, Fiorenza Pieri, Vito Saccinto, Federico Vanni, Massimo Cagnina, Fabrizio Careddu, Michele di Siena, Pier Luigi Pasino, Marco Pieralisi
scene e costumi: Valeria Manari, musiche: Andrea Nicolini, luci: Sandro Sussi
regia: Marco Sciaccaluga
Roma, Teatro Eliseo, dall 11 al 30 novembre 2008
Re Lear, diretto da Marco Sciaccaluga, versione italiana di Edoardo Sanguineti, mostra un grande impegno nella realizzazione sia scenica sia di interpretazione; tuttavia una certa discontinuità nello svolgersi delle scene limita la forza dello spettacolo. Caratterizza il primo tempo un tono violento, espresso soprattutto dalle due figlie maggiori, particolarmente aggressive, e dallo stesso Lear, un re duro e dispotico cui Eros Pagni conferisce autenticità ed energia per esprimere la verità del personaggio. Nel secondo tempo avviene un calo di tensione con alcuni momenti di monotonia dovuti in parte alla lunghezza della rappresentazione che dura quasi quattro ore. Shakespeare sembra posto in una dimensione meno viva e più letteraria. Eros Pagni, il grande protagonista dello spettacolo, qui appare a tratti soggiogato dalle lunghe dissertazioni filosofiche. La regia ha ben evidenziato la componente comica che si manifesta al meglio nella figura del “fool” interpretato con arguzia da un bravo Vito Saccinto. Assai in parte Orietta Notari, la figlia maggiore di Lear, insieme a lei Alice Arcuri e Fiorenza Pieri scolpiscono autorevolmente i caratteri delle altre due figlie. Bene Federico Vanni, Gianluca Gobbi e Nicola Pannelli, da ricordare tra gli altri Massimo Mesciulam, Conte di Kent. Un cenno merita la scenografia di Valeria Manari che ha creato un’enorme tenda barbarica quale contenitore di tutta la vicenda. Le musiche di Andrea Nicolini danno buon rilievo alle scene.
Etta Cascini
Passioni che squassano. Tensioni, impeti, vendette. Sangue e lacrime. E una terra antichissima, agli albori dell'umanità, dove tutto ha il sapore acre e pieno delle cose al loro alfa. Marco Sciaccaluga, regista rigoroso e impavido, colloca il suo Re Lear shakespeariano all'inizio dei tempi, quando l'assolutezza del Potere è davvero tale, quando vita e morte di chi non sia sul trono è appannaggio del monarcca.
Lear, personaggio impervio, quasi inaffrontabile nel suo mutar di segno (dalla dispotica bonomia iniziale all'ira che si tramuta in pazzia), attrae tutti gli attori di gran tempra. Bello dev'essere il cimento: prima l'arbitrio senza limiti e la decisione di dividere il proprio regno fra le figlie Goneril, Regan e Cordelia, a seconda dell'amore che esse sapranno dimostrare; poi l'errore di valutazione e il disprezzo per il sano affetto di Cordelia, apparentemente inferiore all'adorazione delle maggiori; infine la discesa agli inferi, là dove il buio deforma la ragione.
L'ambientazione dello spettacolo richiama qui certi allestimenti anglosassoni dal molto respiro (gli Shakespeare di Deborah Warner, ad esempio), che esaltano immediatezza e tremori delle atmosfere primarie, omogenei con le grandi tragedie del Bardo. Il ritmo che Sciaccaluga imprime all'interpretazione è febbrile; i suoni che vibrano nell'aria di scena sono l'attore "in più" dell'ottima compagnia. Pagni? Un gigante asciutto e potente. Il suo Lear addenta la buona e la cattiva ventura con vigore omerico, riempie di sé i territori fantasy e gli spettacolari costumi di Valeria Manari. Bravi Alice Arcuri, Gianluca Gobbi, Maurizio Lastrico, Massimo Mesciulam, Orietta Notari, Aldo Ottobrino, Enzo Paci, Nicola Pannelli, Fiorenza Pieri, Vito Saccinto, Federico Vanni, Massimo Cagnina, Fabrizio Careddu, Michele Di Siena, Pier Luigi Pasino e Marco Pieralisi. Nuova (e ricercata: in versi e in prosa) la versione italiana del testo, di Edoardo Sanguineti.
All'Eliseo fino al 30 novembre.
Rita Sala