di William Shakespeare
traduzione Gianni Garrera
adattamento e regia Luca De Fusco
con Eros Pagni, Gaia Aprea, Alessandro Balletta, Silvia Biancalana, Paolo Cresta,
Gennaro Di Biase, Gianluca Musiu, Alessandra Pacifico Griffini,
Alfonso Postiglione, Carlo Sciaccaluga, Francesco Scolaro, Paolo Serra, Enzo Turrin
scene e costumi Marta Crisolini Malatesta
disegno luci Gigi Saccomandi
musiche originali Ran Bagno
installazioni video Alessandro Papa
movimenti coreografici Emio Greco e Pieter C. Scholten
adattamento vocale Ciro Cascino
produzione Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro Nazionale di Genova, Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia
Roma, Teatro Eliseo dal 19 novembre al 1 dicembre 2019
"La Tempesta" di Luca De Fusco
conquista il pubblico romano
Una premessa: nel mettere in scena un opera teatrale di William Shakespeare, o altro, che è passata alla storia come un classico che sopravviverà nel tempo, un regista di nome che si rispetti potrà fare gli adattamenti che vuole, ma ciò che non potrà mai modificare sarà il contenuto, la struttura drammaturgica delle parole e ciò che esse sviluppano nell'immaginario dello spettatore.
Il regista che decide di affrontare una sua interpretazione, un suo adattamento, può mettere in moto un linguaggio d'immagini, di azioni, di costumi d'epoche diverse, d'ambienti, ma, se rispetta il tema del testo, esso prevarrà sulla creatività scenica che ha messo in atto. Il testo teatrale vincerà sempre sui i nuovi linguaggi proposti, su qualsiasi adattamento. Però, è necessario informare il pubblico che l'adattamento è tratto dall'opera originale, e non attribuirla all'autore stesso. Perché è solo una strumentalizzazione.
Così accade nella messa in scena de "Il Temporale", con la regia e adattamento innovativo di Luca De Fusco, che ha immaginato che le magie del Duca Prospero, relegato a vecchio bibliotecario, nascano all'interno della sua Biblioteca dove i personaggi entrano ed escano dalle pareti di essa, ignorando, così tutta la simbologia che William Shakespeare aveva messo nel creare la sua ultima, o penultima opera prima di lasciare questo mondo; e cioè: la simbologia dell'Isola in mezzo al mare, dove vivono in luoghi altrettanti simbolici i personaggi di Ariel e Califano, dove si trova Prospero Duca di Milano, e dove, poi, per magia di Prospero farà naufragare l'imbarcazione del napoletano Re Alonso; a queste trame simboliche De Fusco ne contrappone altre, offrendo agli spettatori la sua visione popolata da una moltitudine di proiezioni a tutto campo sul fondale della Biblioteca: personaggi storici tipo Dalì, Machiavelli, e altri, cieli stellati, volti deformi, sul palco mucchi di libri che fungono da sedie, porte che si aprono e si chiudono al posto di grotte, un tapis roulant, ovvero un nastro trasportatore che attraversa il palcoscenico da un lato all'altro, che fa entrare e uscire i personaggi che indossano abiti di epoche diverse, a sottolineare che il contenuto dell'opera è senza tempo. Tutte idee creative molto teatrali che affascinano il pubblico, ma che cozzano col contenuto delle immagini evocate dalle parole di William Shakespeare.
Certo è che se un giovane al primo impatto col teatro di William Shakespeare, se non ha mai letto l'opera, penserà che l'opera sarà ciò Luca De Fusco gli avrà proposto, e questo, mi domando, se è un buon sevizio. Forse sì, forse no. Potrebbe essere uno stimolo a verificare il testo scritto, oppure a conservare la soluzione proposta.
E questo è il bello del teatro. Inventare, stimolare l'intelletto, sviluppare la ricerca, farsi delle domande. Mettere in moto la curiosità, l'intelligenza.
E ora parliamo degli attori. Il burbero, malinconico Eros Pagani nel ruolo di Prospero ha ammaliato, con la sua calda voce, il pubblico, anche se sostenuta con un invisibile microfono, come tutti gli altri, del resto (oggi si va così), Gaia Aprea, nel doppio ruolo di Abel e Calibano, nascosta dentro un trucco che la rende personaggio mostruoso e vecchio servitore di Prospero, ha lavorato molto bene su due registri vocali e ha offerto ai due personaggi movenze stilizzate appropriate, e tutti gli altri bravissimi al dettato del regista.
E il pubblico gli ha tributato insistenti applausi.
Mario Mattia Giorgetti