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SEMPRE DOMENICA - regia Clara Sancricca

"Sempre domenica", regia Clara Sancricca "Sempre domenica", regia Clara Sancricca

testo e regia di Clara Sancricca
con Federico Cianciaruso, Fabio De Stefano, Riccardo Finocchio,
Martina Giovanetti, Andrea Mammarella, Emanuele Pilonero
produzione Collettivo Controcanto
al Comunale di Casalmaggiore, 3 febbraio 2018

www.Sipario.it, 5 febbraio 2018

C'è un mix di amarezza e tristezza che t'invade alla fine di Sempre domenica, mentre gli attori di Collettivo Controcanto cantano T'immagini di Vasco Rossi. Sempre domenica, scritto e diretto da Clara Sancricca, è un colpo allo stomaco, è un lavoro di drammaturgia e attorialità apparentemente semplici, ma che colpisce al cuore e che fotografa con spietato realismo il nostro presente. Sei ragazzi sui venticinque anni o giù di lì, fra loro una sola ragazza, seduti su altrettante sedie, l'una diversa dall'altra. Il tema è il lavoro. I sei raccontano storie di chi il lavoro ce l'ha, del meccanico che sogna la possibilità di un cambiamento che gli sfuma fra le mani, del dottorando che è proiettato in un colloquio per un impiego che assomiglia a una condanna, di un ragazzo che consegna pacchi e vorrebbe trasformare la propria casa in un bed & breakfast. Le storie si intrecciano e si richiamano, storie di tutti i giorni, di levatacce e della fatica di far incastrare ogni impegno, sacrificando aspirazioni, ma anche la vita di coppia o la stessa possibilità di avere una famiglia. Clara Sancricca costruisce una drammaturgia fitta, fatta di tanti piccoli quadri che stigmatizzano non solo le vicende dei singoli, ma una condizione condivisa: l'annullamento dei sogni, il negarsi la possibilità di un'altra vita, l'accontentarsi di ciò che si ha perché non si possiede la prospettiva di un altro futuro possibile. Tutto ciò è reso dal Collettivo Controcanto con una naturalezza e una verità che divertono e angosciano al tempo stesso. Il dialetto romanesco, una certa maniera borgatara di raccontarsi suscitano il sorriso, alleggeriscono le condanne al lavoro prigione che contraddistinguono i sei ragazzi che — seduti alla ribalta — si interrogano sul loro presente e sulla impossibilità di un futuro. Il tema del lavoro in Sempre domenica esplode in una condizione esistenziale per cui lavorare bisogna ed è il bisogno a muovere le vite di quei ragazzi e anche le nostre. Sciavi dei bisogni abbiamo abdicato alla possibilità di perseguire i nostri sogni. Il bisogno ha annullato il sogno: si potrebbe dire. E questo non solo nelle aspirazioni lavorative, ma anche nella vita di tutti i giorni, nella fuga impossibile da quel quotidiano che soffoca, che ti fa sentire in prigione, che fa inanellare un giorno, dopo l'altro senza la possibilità di intravvedere un obiettivo o una prospettiva. Così anche la scelta di fare le vacanze insieme di quei ragazzi che si ritrovano al bar finito al lavoro ha in sé qualcosa di dolcemente angosciante. La settimana da trascorrere insieme a Mikonos si trasforma nel fine settimana a Sabaudia: prevale il bisogno di accontentarsi, ma non sembra vero che 'chi si accontenta gode'. Sempre domenica lascia inchiodati alla poltrona, si segue con facilità, con la stessa facilità con cui quei racconti provocano una sorta di tristezza e malinconia che fa dire: ma a che punto siamo arrivati, perché ci siamo preclusi non solo la possibilità di sognare, ma abbiamo fatto di più: ci siamo negati anche la sola ipotesi di pensare il cambiamento. Il lavoro proposto da Collettivo Controcanto è semplice nella sua apparenza, è una sorta di documento dell'insostenibile condanna al lavoro, è uno spettacolo che conferma la capacità del teatro di raccontare e riflettere sulla nostra condizione contemporanea con ironia, con amarezza e non lasciando alcun che di celato, sbattendoci in faccia ciò che viviamo quotidianamente. Quando il teatro fa male, ma sveglia la coscienza e la consapevolezza di noi.

Nicola Arrigoni

Ultima modifica il Martedì, 06 Febbraio 2018 23:26

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