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LA TERRA PROMESSA - regia Nicoletta Robello Bracciforti

"La Terra Promessa", regia Nicoletta Robello Bracciforti "La Terra Promessa", regia Nicoletta Robello Bracciforti

di Guillem Clua
Regia: Nicoletta Robello Bracciforti
Traduzione del testo: Simona Noce e Pino Tierno
Scene: Pierpaolo Bisleri
Costumi Giuseppina Maurizi
Luci: Pietro Sperduti
Musiche e sonorizzazioni: Arturo Annecchino
Interpreti: Giuseppe Pambieri, Micol Pambieri, Stefano Messina e Pavel Zelinsky.
Produzione: Golden Show Trieste
Borgio Verezzi, Piazza S. Agostino: 18 luglio 2022

www.Sipario.it, 20 luglio 2022

Il testo presentato in prima nazionale è del catalano Guilem Clua, vincitore nel 2020 del prestigioso Premio Nacional de Literatura Dramatica per l’operosità in vari settori: teatro, televisione, musica e danza. Di questo autore eclettico, nato nel 1973, in Italia già sono state presentate altre tre pièces: Marburg (2013), Smiley (2017) e La rondine-La canzone di Marta (2018)
Datato 2016, il copione ha avuto numerosi allestimenti in Romania, dove ha debuttato in prima mondiale a Bucarest, in Spagna, Francia, Grecia e Stati Uniti. Firmata da Bisleri, la scenografia è sobria. A costituirla sono pochi elementi, rapidamente spostati sul palco a vista da servi di scena: delle sedie, due tavoli, un microfono, un computer, un telefono, una cartina geografica e un globo. Sul fondo è posta un’alta costruzione su cui vengono proiettate delle suggestive immagini. I costumi disegnati dalla Maurizi sono fantasiosi ed estrosi, in particolare quelli indossati dalle figure mitologiche evocate dai personaggi. Efficaci sono poi le luci di Sperduti e le musiche e sonorizzazioni di Annecchino. La vicenda è ambientata nel “duemila qualcosa”. I profondi cambiamenti climatici e morfologici avvenuti sul nostro pianeta per lo scioglimento delle calotte dei poli, mettono a rischio di sommersione anche la piccola Repubblica di Malvati, immaginario arcipelago composto un tempo da venti isole. Una sola di queste, dove sta la capitale Bucaca, ha salvato sinora i 30.000 abitanti della Repubblica, un tempo rinomata meta turistica internazionale. Nel tentativo di evitare la catastrofe per la propria popolazione il presidente Vincent Shawen, accompagnato dalla figlia Christine, segretaria di Stato e dal Ministro degli Affari Esteri, Kavi Altaff, si reca all’Assemblea generale dell’Onu di New York. Kavi, all’insaputa di Vincent, contrario ad imparentarsi con un uomo di sangue solo in parte malvatiano. è innamorato ricambiato di Christine. Kavi rimprovera al Presidente di essere troppo legato alla tradizione e per questo poco aperto al cambiamento. Accanto ai bravissimi Giuseppe e Micol Pambieri, nei ruoli di padre e figlia, Stefano Messina, e Pavel Zelinsky, interpretano con bravura il primo la parte di Kave e il secondo quelli dell’Ufficiale dell’Onu e dei rappresentanti degli Stati incontrati dal Presidente. L’attore per rendere tutti questi personaggi si limita al mero cambio di cappello o di qualche cadenza della lingua. Per sensibilizzare i partecipanti all’Assemblea dell’Onu il Presidente di Malvati tiene in muta da sub un discorso teso a salvare il suo popolo. Proprio questo singolare abbigliamento più che l’accalorato appello dell’intervento, suscita l’immediata risposta del web e di conseguenza di alcuni capi di stato: il consiglio dei greci è di rassegnarsi alla inesorabile fine; i canadesi si dichiarano disposti a cedere l’inospitale Polo Nord; gli spagnoli accettano di accoglierli a condizione che abbandonino lingua, costumi e tradizioni proprie (il riferimento palese è ai baschi e ai catalani, che si preparavano ad un nuovo referendum sull’indipendenza dalla Spagna). Poi Vincent dialoga con un ebreo e un palestinese, sorprendentemente in pace fra loro. Nei colloqui con gli omologhi delle varie nazioni il presidente e la sua delegazione vivono situazioni surreali che affrontano guidati dall’obiettivo di assicurare un futuro dignitoso al proprio popolo. I vivaci dialoghi tra il Presidente e i rappresentati degli stati mondiali incontrati consente al drammaturgo di condurre, grazie ad una scrittura originale, un’indagine farsesca e divertente della realtà. A dispetto della tematica ambientale, politica e sociale, collocata in un’ambientazione post-apocalittica, la commedia di Clua offre un esempio di teatro in cui sono coniugati divertimento e riflessione. La brillantezza dello spettacolo è data dalle battute folte di assonanze, inusuali accostamenti ed esuberanti giochi di parole che invitano di continuo la platea a non prendere troppo sul serio il mondo politico contemporaneo. Nelle scene in cui i quattro attori interagiscono, il linguaggio ha un sapore melodrammatico, tipico dei personaggi dell’opera lirica ottocentesca. Esemplari sono a tale proposito le parole, parodisticamente piene di pathos dette dal Presidente. Quando Christine e Kavi gli rivelano di avere una relazione dalla quale nascerà un figlio, il Presidente resta turbato. Poco dopo per il complesso della situazione che rischia di cancellare il mondo tenta il suicidio gettandosi dal terrazzo del grattacielo delle Nazioni Unite. A salvarlo sarà l’inopinata chiamata del rappresentante degli Stati Uniti, sinora assente al tavolo delle trattative. Il colloquio con gli americani, che gli promettono una delle isole Samoa, è folto di riferimenti allle presidenziali degli Usa del 2016, ai muri che una volta eletto costruirà Trump e al dilagante cristianesimo reazionario. Le sequenze finali dell’atto unico, che ha la durata di un’ora e 45 minuti, sono costituite dal monologo di Kavi, che evoca l’ombra di Malvati, mitologico eroe dello stato, e da quello di Christine, diventata Presidente dopo la destituzione del padre, senza che sia chiarito se a parlare sia proprio lei o una sua omonima antenata, intenta a narrare la storia delle origini dell’arcipelago Malvati oppure una sua pronipote. Christine racconta la storia mitologica di come un gruppo di malvatiani siano riusciti a trovare la salvezza fuggendo dal mondo quasi per intero sommerso dalle acque. A quanto ha osservato Delfino, direttore artistico del Festival, nella bella commedia di Clua si affronta col sorriso un tema di grande rilevanza come il riscaldamento globale, evidenziando lo scarso interesse che molti ancora riservano alle questioni legate all’ambiente.

Roberto Trovato

Ultima modifica il Sabato, 23 Luglio 2022 18:17

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