di Leonardo Sciascia
Adattamento e regia di Giovanni Anfuso
Personaggi e interpreti:
Narratore/Franzò: Giuseppe Pambieri
Brigadiere: Paolo Giovannucci
Commissario: Stefano Messina
Questore: Davide Sbrogiò
La moglie: Liliana Randi
Magistrato: Carlo Lizzani
Colonnello: Geppi Di Stasio
L’uomo della Volvo: Marcello Montalto
Il figlio: Luigi Nicotra
Padre Cricco: Giovanni Carpani
Scene Alessandro Chiti
Costumi: Isabella Rizza
Musiche: Paolo Daniele
Luci: Pietro Sperduti
Produzione: Teatro Stabile di Catania, Cooperativa Attori&Tecnici Rona
Teatro Verga di Catania dallì11 al 16 aprile 2023
Leonardo Sciascia aveva una scrittura cinematografica. Tant’è che alcuni suoi romanzi (Il giorno della civetta, Todo modo e altri) sono diventati dei film di successo, compreso il suo ultimo romanzo del 1989 Una storia semplice con Gian Maria Volontè, che continua a vivere sotto forma teatrale per merito di Giovanni Anfuso che ne ha curato l’adattamento e l’ha messo in scena al Verga di Catania, nei modi e nelle forme già viste in passato con altri registi, dove gli attori raccontano in terza persona le parti del romanzo che li riguarda, quasi delle vere didascalie, recitando poi in prima persona le proprie battute con gli altri personaggi. Una storia tutt’altro che semplice che ruota attorno ad un solerte brigadiere (Paolo Giovannucci) che non credendo che il diplomatico Roccella si sia suicidato, scopre con molta fatica che trattasi di un omicidio messo in atto da quel commissario di polizia (Stefano Messina) suo superiore, che l’affronterà in un duello tipo western a colpi di pistola dove avrà la peggio quest’ultimo. Lo spettacolo è gradevole, grazie ai buoni ritmi dei vari protagonisti, che Anfuso tratteggia come tante marionette scoppiettanti e scattanti, in particolare le figure del questore di Davide Sbrogiò, del magistrato di Carlo Lizzani e del colonello dei carabinieri Geppi Di Stasio, buoni solo a complicare la soluzione del giallo, che si consuma (nella scena di Alessandro Chiti) in un ampio stanzone di polizia con vari tavoli, avendo sul fondo dei velatini trasparenti, gusto per vedere il cadavere dell’ucciso riverso sulla sua scrivania e una scala che conduce nella soffitta della villa, fatale per il commissario che sapeva dove si trovava l’interruttore che illuminava lo spazio. Su tutti i personaggi si erge da corifeo il professore Franzò del carismatico Giuseppe Pambieri che interviene pure da voce narrante, impersonando sarcasticamente la stessa figura di Sciascia, che pare divertirsi in questo puzzle da lui stesso inventato, in cui vengono alla luce le lettere autografe che Garibaldi e Pirandello avevano scritto a nonno e bisnonno dell’ucciso, unitamente ad un prezioso dipinto e droga a go-go, alla base del misterioso delitto. Nel quale sono coinvolti un capostazione e un manovale che non compaiono mai, complici del commissario e uccisi entrambi da lui; un rappresentante di farmaci che lavorava da quelle parti alla guida d’una Volvo (Marcello Montalto) che non c’entra niente col delitto ma che viene ugualmente messo in gattabuia, nonché l’ex-moglie della vittima (Liliana Randi pure nel ruolo d’una giornalista) in compagnia del figlio ( Luigi Nicotra) giunti da Edimburgo e la figura ambigua del prete del paese, tale Padre Cricco (Giovanni Carpani) che alla fine l’uomo della Volvo riconosce essere quello del capostazione morto, ma scapperà via cantando per non cacciarsi in un altro guaio.
Gigi Giacobbe