di ARTHUR MILLER
traduzione Masolino d’Amico
regia Massimo Popolizio
con Massimo Popolizio - Eddie Carbone
Valentina Sperlì - Beatrice Carbone
Michele Nani - Avvocato Alfieri
Raffaele Esposito - Marco
Lorenzo Grilli - Rodolfo
Gaja Masciale - Catherine
Felice Montervino - Tony
Marco Mavaracchio - I Agente
Gabriele Brunelli - II Agente
Marco Parlà - Louis
scene Marco Rossi
costumi Gianluca Sbicca
luci Gianni Pollini
suono Alessandro Saviozzi
Produzione Compagnia Umberto Orsini
Teatro di Roma - Teatro Nazionale, Emilia Romagna Teatro ERT - Teatro Nazionale
Roma – Teatro Argentina dal 14 marzo al 2 aprile 2023
Massimo Popolizio ci regala un’altra perla di recitazione, regia e lettura drammaturgica. Il suo Uno sguardo dal ponte, in scena all’Argentina di Roma con un successo tale da aggiungere repliche straordinarie, è un esempio magistrale di grande teatro, soprattutto in tempi così cupi e fatti di pressappochismo in ambito artistico.
Da un punto di vista registico abbiamo davvero tutto: cura del dettaglio, ricerca del gesto simbolico che richiama alla memoria qualcosa di reale, ambiguità nel trattare situazioni e personaggi mostrando di aver perfettamente compreso le intenzioni dell’autore ma senza volerle svelare così facendogli perdere fascino e interesse agli occhi del pubblico.
E che dire della recitazione? Popolizio è un maestro di mimica e capacità nel porgere le battute con una intonazione che lasciano sorpresi. Perché sembra che il suo personaggio – Eddie Carbone – non potrebbe avere fattezze diverse, una voce diversa, movimenti differenti da quelli che gli dà Popolizio. Il quale non è certamente per l’immedesimazione totale nel ruolo; più che altro per un guardarlo da una certa distanza e nel ritrarlo, più che con critica razionalità come Brecht suggeriva, con quel tanto di caricaturale da metterne in giusta luce i difetti, i pregi – quando ce ne sono –, ma soprattutto i nodi irrisolti.
Ed Eddie Carbone, di nodi, ne ha da vendere: limiti culturali dettati dalla sua ignoranza; un’ipocrisia di fondo associata a pavidità che lo porta a non dire alla moglie che non si sente più attratto da lei; infine, il peggiore: un amore incestuoso nei confronti della nipote Catherine. Sentimento che porta alla luce, quando la disperazione giunge al culmine, il suo lato più meschino, schifoso, provinciale, odioso.
Popolizio rende tutto questo insieme di contraddizioni con una ironia sorniona mai compiaciuta, anzi divertita. Al punto che nel vedere agire il suo Eddie il pubblico ride, non riesce a provare sdegno per tutti gli escamotage che mette in atto pur di non far andare via sua nipote ormai diciottenne e invaghitasi di Rodolfo – immigrato clandestinamente negli Stati Uniti e che Eddie denuncerà all’autorità competente nel disperato tentativo di ristabilire il vecchio status quo.
Anche mimicamente Popolizio tratta il suo Eddie con ironia: lo fa camminare in modo spavaldo, sicuro di sé, come se tutto e tutti alla sua vista si scostassero lasciandogli il giusto spazio per muoversi. Ma di fronte all’inevitabilità degli eventi, anche un omaccione così sicuro e smargiasso perde di sicumera e cade nel ridicolo. Un passaggio che Popolizio sottolinea attraverso un’immobilità di gambe e braccia accentuata da uno sguardo carico di odio misto a disperazione tipico di chi non accetta una situazione per ciò che è e vorrebbe cambiarla a tutti i costi.
Straordinari, fra tutti, Michele Nano (l’avvocato Alfieri) e Raffaele Esposito (Marco): perfettamente calati nei ruoli e precisi in ogni dettaglio recitativo, sia mimico che verbale, con equilibrio nell’interazione scenica.
Pierluigi Pietricola