di Furio Bordon
con Andrea Giordana, Galatea Ranzi, Luchino Giordana
regia Daniele Salvo
Roma, Teatro Ghione dal 29 ottobre al 3 novembre 2019
"Le ultime lune" di Furio Bordon
in scena con Giordana e la Ranzi,
alla conquista del pubblico
"Le ultime lune" di Furio Bordon trovarono il Marcello Mastroianni il suo cavallo di battaglia, con la regia di Giulio Bosetti. Correvano gli anni '90: tanto fu il successo che la Rai volle registralo, per la rete Due.
Fu, quella, una messa in scena realistica all'insegna di una recitazione naturalistica, tanto da confondere la vita di Marcello Mastroianni con le vicissitudini del personaggio del dramma di Bordon, tanta era l'identificazione tra Attore e personaggio, mentre la drammaturgia era strutturata come metafora della vita: un vecchio professore, personaggio che, arrivato a prendere coscienza della propria conclusione di vita, decide di ritirarsi in una Casa di Riposo, Villa Delizia, per togliere l'imbarazzo a chi gli sta vicino, soprattutto alla famiglia del figlio e al nipotino.
Mentre prepara la valigia del comminato, dialoga alla presenza immaginata della moglie, già morta molti anni prima, che lo invita a restare con i parenti, mentre lui le spiega tutti i disagi che la vecchiaia comporta: l'indifferenza degli altri, la mancanza di futuro, gli acciacchi e malanni della vecchiaia, il rifugiarsi in solitudine nel mondo della musica, unico elemento in cui uno può sentirsi libero. Insomma, la decisione del vecchio prevale sulle ragioni della moglie. Si farà accompagnare da figlio al desiderato ritiro.
Ora, a distanza di anni, l'opera è stata ripresa dal regista Daniele Salvo, che si è valso dell'attore Andrea Giordana, giusto di età e figura a quella voluta nel dramma di Bordon.
La regia, però, ha dato all'opera una precisa connotazione di metafora: l'ambiente è dominato da un mobilio tutto in tinta nera, prefigurazione di morte, la presenza della moglie (Galatea Ranzi) è già in scena in posizione di "scomparsa" dalle movenze plastiche per sottolineare la sua presenza eterea, con una recitazione leggera, non realistica; la presenza del figlio che si manifesta recitando come una marionetta in mano al sistema egoistico di questa società, arricchendo la messa in scena di effetti dal taglio teatrale, come la presenza di fumo che sta ad indicare un ambiente d'inferno, luci che si muovono secondo gli stati d'animo dei personaggi, la presenza di strumenti ospedalieri di cura, l'agire da fantasmi di personaggi-infermieri privi di volto riconoscibile; il vecchio che dialoga con un vaso con una pianta di basilico; insomma, siamo in pieno segno della metafora che allude ad una società di disumani, dove il percorso della vecchiaia sarà la solitudine, in attesa del sonno eterno.
Andrea Giordana ha dato il meglio di sé, affidandosi ad una recitazione iper-realistica. Gli altri si sono affidati bene al disegno del regista.
La platea del Teatro Ghione di Roma ha tributato caldi e lunghi applausi. Lo spettacolo andrà in tournée.
Mario Mattia Giorgetti