di Arthur Miller
traduzione: Masolino D'Amico
regia: Enrico Maria Lamanna
con in ordine di apparizione Roberto Negri (Alfieri), Sebastiano Somma (Eddie), Matteo Mauriello (Louis), Cecilia Guzzardi (Catherine), Sara Ricci (Beatrice), Edoardo Coen (Rodolfo), Andrea Galatà (Marco), Antonio Tallura (Poliziotto)
musiche: Pino Donaggio
scene: Massimiliano Nocente
costumi: Ilaria Carannante
produzione: I Due della Città del Sole
Milano, Teatro Carcano dal 3 al 14 febbraio 2016
Profondamente colpito da un episodio di cronaca che integra con suoi appunti presi durante un viaggio in Sicilia, Arthur Miller (New York 1915 – Roxbury/Connecticut 2005), drammaturgo e narratore su cui aleggiano le vivide luci della sua potente drammaturgia e alcune ombre su suoi comportamenti, nel 1955 scrive Uno sguardo dal ponte (titolo originario A view from the bridge), dramma in un atto sull'immigrazione rappresentato a New York insieme a un'altra opera. Una seconda versione in due atti, nata dalla rielaborazione drammaturgica e critica della prima, è messa in scena a Londra nell'ottobre del 1956 pochi mesi dopo il suo matrimonio con Marilyn Monroe, evento fondamentale della sua esistenza, da cui divorzierà nel 1961.
L'opera - tra le più significative della drammaturgia americana del '900 trasposta nel 1962 in un film cult dall'abile regia di Sidney Lumet con attori del calibro di Raf Vallone e Jean Sorel - fotografa uno scorcio della vita di New York negli anni '50 e in particolare del quartiere alla base di quel ponte che campeggia vivido nella scenografia di Massimiliano Nocente e collega la vivace, scintillante e sfarzosa Manhattan alla povera e grigia Brooklyn dove si affollano immigranti e portuali.
Tra questi vive una famiglia siciliana, emblema delle speranze spesso illusorie degli emigrati che giunti nel Nuovo Mondo sognando un futuro migliore restano legatissimi a usi e costumi della terra d'origine e con fatica si adattano a un ambiente di cui non comprendono regole e abitudini rimanendo sul crinale tra le usanze ataviche e le nuove e disegnando ogni giorno una diversa e labile linea di demarcazione.
Gravi problemi sociali su cui s'innestano motivazioni personali per il protagonista Eddie Carbone, personaggio non facile da impersonare per le numerose ambiguità e sfaccettature, compito in cui riesce egregiamente Sebastiano Somma supportato da un potente phisique du rôle che suggerisce l'idea dello scaricatore italoamericano onesto e legato a principi morali di gruppo e che si affatica da lustri a mantenere con decoro la moglie Beatrice e la nipote di questa, cresciuta come figlia.
Gli anni passano e i bimbi crescono e anche in molti genitori naturali si sviluppa, più ieri di oggi, un attaccamento che si trasforma in possesso morboso obnubilato dalle buone intenzioni di salvaguardare e proteggere la purezza della prole riservandole un futuro migliore. Mentre Eddie crede di agire per il meglio, dentro di sé va facendosi strada un sentimento più complesso nei confronti della diciassettenne Catherine - spontanea e disinibita e ormai donna americana più aperta di idee e più libera - verso la quale prova una morbosa gelosia che cresce come un bubbone.
Gelosia che diviene invidia trasformando Eddie in antagonista quando Rodolfo (stupendamente interpretato dal bravissimo Edoardo Coen che rende con spontaneità incredibile le gioiose aspirazioni di una giovinezza fresca, pulita e corredata da numerose qualità e attitudini travisate da Eddie), uno dei due fratelli clandestini (cugini della moglie: bello questo spirito di aiuto reciproco che aleggiava nelle famiglie soprattutto del sud) ospiti dei Carbone, si innamora corrisposto di Catherine.
L'ambigua passione di Eddie si trasforma in cattiva consigliera e poco valgono le esortazioni della moglie e le raccomandazioni dell'avvocato Alfieri, narratore onnisciente e coro di questa tragedia, che insieme ai protagonisti collabora al racconto di questo vortice che diviene uragano.
Eddie, angosciato dall'eterno contrasto tra Passione e Ragione, giunge a cancellare valori, affetti e persino se stesso in questa corsa verso il baratro ben resa dalla Compagnia tutta ottimamente amalgamata e diretta.
Una pièce di un'attualità sconvolgente con il solo cambio della terra d'origine degli immigrati, avvincente anche grazie all'interpretazione corale che riesce a fare superare qualche difficoltà dovuta all'osticità di alcuni termini di quel dialetto siculo-americano che si è andato formando nella prima generazione di emigrati.
Wanda Castelnuovo