Testi di Edoardo Erba
Regia Enrico Maria Lamanna
Con Ettore Bassi e gli allievi dell’Accademia vesuviana del Teatro e del Cinema di Gianni Sallustro
Produzione Michele Ido – Panart Produzioni srl
Al Teatro Sannazaro di Napoli, il 2 e 3 aprile 2022 e in replica mattutina il 4 aprile
A sipario aperto, il pubblico del Teatro Sannazaro inizia già ad osservare i particolari di una scena costruita ad arte, che sembra già raccontare, tramite oggetti di uso quotidiano, una vita piena di simboli, di storie e di attimi. Sono oggetti semplici, proprio come l’uomo di cui raccontano l’esistenza, Angelo Vassallo, interpretato magistralmente da Ettore Bassi. Il sindaco pescatore, lo chiamavano e così ancora oggi viene ricordato, per la sua passione per il mare, il suo lavoro anche da uomo di mare e le sue origini, che l’hanno sempre legato alla terra della sua regione, la Campania, di cui ha difeso la bellezza, la pulizia ambientale e delle azioni, la voglia di continuare a sacrificare anche i suoi spazi personali e la sua stessa vita per la sua cittadina, Pollica e per tutto quello che poteva offrire. Il Bene Comune messo prima degli interessi personali, le multe per chi inquinava l’ambiente, la dedizione e la passione per il suo lavoro, per i suoi luoghi, per la sua gente. Ecco cosa è stato Angelo Vassallo. E forse è proprio vero che l’umiltà e la semplicità sono le qualità che formano un carattere forte nell’impegno e nell’essere sempre risoluti di fronte alla legge, che vale davvero per tutti. Ettore Bassi lo racconta in scena con delle sedie sparse per il palco, ognuna messa a mostrare un pezzo, un racconto di vita, un momento della sua storia: quella del sindaco, quella di scuola, quella di casa, per ripercorrere, in ordine sparso, episodi salienti che descrivono e connotano la sua figura. E la messa in scena viene arricchita dalla collaborazione dei ragazzi dell’Accademia vesuviana del Teatro e del Cinema di Gianni Sallustro, che non costituiscono semplicemente un contorno, ma rappresentano una parte integrante dello spettacolo poiché interagiscono e costruiscono la rappresentazione stessa. Bassi, alla fine della pièce, dice infatti che ogni volta che sbarca in una nuova città, in una nuova piazza italiana alla conquista del prossimo teatro, avvisa la produzione della necessità di avere con sé dei giovani ragazzi, volenterosi e disposti a partecipare, non necessariamente attori, ma sicuramente pieni di vita e simbolo di presente che si fa futuro. Loro, così, diventano il cuore della scena insieme a lui e, proprio come lui, fanno il teatro, fanno gli attori. Ascoltare la storia di Angelo Vassallo è commovente, toccante, fa pensare a quanta ingiustizia la vita porti con sé, fa riflettere su come il male provi sempre a fermare la bellezza. A partire dall’attimo che precede i colpi, ancora ignoti, ancora senza volto, che uccisero il sindaco pescatore, nei 30 centesimi di secondo immediatamente prima che la mano si posi sul grilletto e prema senza pietà, di 5 centesimi in 5 centesimi, si srotola la voglia di urlare al mondo e a quel ragazzo (o quei ragazzi?) con in mano la pistola quanto il bene vinca sulla violenza, l’ironia batta l’odio e la gentilezza sconfigga la prepotenza. Una vita intera per un colpo solo. Anni spazzati via da un attimo. Approfittarsi degli altri non è mai motivo di vanto o di conquista di alte cariche pubbliche e, nonostante la sua tragica e triste fine, Angelo/Ettore, rivestito da pescatore come la sua passione, l’anima dei suoi luoghi e della sua gente, la sua personalità, ricorda, ci parla e continua a raccontare che la verità va sempre cercata, la bellezza e la dignità sempre difese, i valori sempre portati in alto, cercando la luce in mezzo al buio, proprio come le lampare in una notte di pesca.
Francesca Myriam Chiatto