una storia di Andrea Merendelli e Paolo Pennacchini
Regia Andrea Merendelli
Assistenza tecnica Stefan Schweitzer
Oggetti di scena e costumi Armida Kim e Emanuela Vitellozzi
Appunti musicali ricomposti da Mario Guiducci
Interpreti: Fabrizio Mariotti, Sergio Fiorini, Ermindo Santi, Mario Guiducci, Andrea Valbonetti, Alessandro Severi, Rossano Ghignoni, Andrea Finzi, Cecilia Bartolomei, Stefania Bolletti, Marta Severi, Maris Zanchi, Elisa Cenni, Ada Acquisti, Gabriele Meoni, Pierluigi Domini, Daniela Duranti.
XXII edizione di TOVAGLIA A QUADRI, Anghiari (Ar), dal 10 al 19 agosto 2017
Ad Anghiari cena all'aperto con recita
Merita un viaggio, una sosta prolungata, un peregrinare lento per abbandonarsi alla malia del luogo, alla sua ricca storia interna e a quella del territorio limitrofo. E farsi sorprendere dal vasto paesaggio che si perde a vista d'occhio, catturati poi dal silenzio avvolgente delle stradine e dei vicoli, dai rumori lievi dei passi che portano su scalinate ripide che conducono in angoli chiusi ma sempre aperti se si guarda il cielo con il guizzare di torri e campanili. In questo borgo medievale, nella piana antistante la parte più antica, un certo Leonardo da Vinci, rappresentò nel suo perduto affresco (giunto a noi tramite i disegni di Rubens, conservati al Louvre, e un'opera del 1470 di Biagio di Antonio, oggi alla National Gallery of Ireland di Dublino), la famosa e omonima battaglia avvenuta il 29 giugno 1440. Anghiari è una sorpresa, una scoperta. Un piccolo mondo antico che continua a sopravvivere pur nella modernità che lo anima. Se poi si arriva in agosto si è partecipi di un rito collettivo che richiama una moltitudine di gente della Valtiberina, e pure dal più vasto territorio di Toscana Umbria e Marche, disposta com'è nel punto di confine delle tre regioni. Qui da ventuno anni, in uno dei tanti angoli caratteristici, la piazzetta lunga e stretta del Poggiolino, si vive l'esperienza della Tovaglia a quadri, una forma di teatro popolare che coinvolge un gruppo di abitanti e qualche centinaio di commensali invitati (e paganti) a partecipare condividendo cibo e storie. Si diceva popolare, nel senso più alto del termine. Perché si coniuga quella forma di tipica di Commedia dell'Arte che fa del gergo e della messinscena – che, in questo caso, sarebbe più esatto dire "messa in tavola", dato che allegramente si mangia e si ascolta –, un linguaggio a tutti accessibile, con tematiche che ci riguardano, che si intrecciano con il passato e il presente e con le vite dei cittadini. Autori, fin dagli esordi, sono Paolo Pennacchini e Andrea Merendelli, questi anche regista. Protagonisti alcuni abitanti che, negli anni, hanno maturato una professionalità, e altri aggiuntisi via via, ma tutti credibili nella loro spontanea resa recitativa, inclusa quella canora e musicale. Via da noi è il titolo dello spettacolo allestito quest'anno sempre nel piccolo angolo del Poggiolino occupato da due lunghissimi tavoli apparecchiati per i convitati, ai quali, tra una scena e l'altra, viene servita una cena con portate tipiche di piatti toscani e specialità del posto. E di Toscana si discute nel racconto, dato che qualcuno ha messo una sbarra in piazza con scritto: «Anghiari Comune Detoscanizzato» per delimitare e vietare il passaggio da una zona all'altra; mentre uno sconosciuto ha vergato l'insegna topografica "Via della Toscana" con "Via dalla Toscana". Insomma ci sono tutti i prodromi per una rivolta e una scissione dato che la regione, definita madre di bellezza, sembra non amare le sue figlie legittime, cioè Anghiari e la Valtiberina. «Dalla Battaglia del 1440 – scrivono gli autori nell'incipit dello spettacolo – il popolo ha avuto in 600 anni solo un giglio di ringraziamento. Oggi la nostra severa madre impedisce alle belle figlie di uscire di casa, imponendo rigidi abiti fiscali, scarpe da regolamento e tasse accessorie. Madre, non ci bastano Piero, Francesco e Luca che stappano bottiglie di vino ai turisti occasionali. Allo S-Bar del Poggiolino monta la rivolta. Un dottore senza laurea, esperto di indipendenza, arringa le pance con i vantaggi dello starsene da soli. Stare da noi e fare da noi, per far uscire e brillare le nostre figlie vestite d'oro e d'argento. Via da noi, sì... Ma per andare dove?». Ed è così che, rievocando passato e presente storico; malumori, problematiche locali, congetture economiche e previsioni di "astrofica politica"; parlando di banche (Bancaetruria e Monte dei Paschi vi ricordano qualcosa?) e turismo, di lobby degli orafi e di tasse sull'acqua; citando nomi illustri di ieri e di oggi, inclusi presidenti rottamatori e separatisti; manifestando sussulti di orgoglio cittadino e difensori della bellezza universale di Firenze; montando dispute e discussioni, ragioni e contro ragioni tra avventori del bar e dell'osteria, di donne alle finestre, bottegai, anziani e giovani, incluso un pellegrino francescano smarritosi, una procace miss, e una promoter di Confedersagre, alla fine si decide per un referendum che coinvolge anche i commensali. Con tanto di schede per votare se uscire o no dalla Toscana e acquisire una propria autonomia. Quale sarà il risultato? Lasciamo aperto l'interrogativo. Intanto ci saremo goduti allusioni a fatti, uomini e tradizioni (anche se non a tutti noti, ma questo non importa), spesso in vernacolo, tra risa e buon cibo, e molti spunti di riflessione. In una calda notte stellata di mezza estate.
Giuseppe Distefano