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VIAGGIO D'INVERNO - regia Yael Ronen

"Viaggio d'inverno", regia Yael Ronen. Foto Ute Langkafel, MAIFOTO "Viaggio d'inverno", regia Yael Ronen. Foto Ute Langkafel, MAIFOTO

titolo originale: WINTERREISE رحلة الشتاء
di Yael Ronen & Exil Ensemble
regia: Yael Ronen
con: Maryam Abu Khaled, Mazen Aljubbeh, Hussein Al Shatheli, Niels Bormann, Karim Daoud, Kenda Hmeidan, Ayham Majid Agha
scena: Magda Willi
musica: Yaniv Fridel, Ofer Shabi
costumi: Sophie Du Vinage
video: Benjamin Krieg, Patrícia Bateira (Station Mannheim)
spettacolo di burattini: Ariel Doron
disegni: Esra Rotthoff
drammaturgia: Irina Szodruch
Berlino, Maxim Gorki Theater, dall'8 aprile 2017

www.Sipario.it, 24 aprile 2017

A Berlino è in corso una bufera. È inverno e tira un vento gelido. Nonostante il freddo, un gruppetto di persone si ostina a trattenersi all'aperto. Sono imbacuccate con sciarpe, berretti e giacconi e hanno con sé numerosi e ingombranti bagagli. Aspettano Niels, la guida che li accompagnerà nel loro viaggio attraverso la Germania, il Paese che li ha accolti. Sono in 6 e vengono da Siria e Palestina. Si chiedono perché Niels tardi tanto. "I tedeschi non arrivano mai in ritardo. Forse siamo noi ad aspettare nel posto sbagliato" dicono. Comincia così lo spettacolo Viaggio d'inverno (WINTERREISE رحلة الشتاء), la prima produzione dell'Ensemble in esilio del Teatro Maxim Gorki di Berlino. Diretta dalla regista Yael Ronen, la messa in scena è frutto delle impressioni scaturite da un viaggio in Germania, Austria e Svizzera, intrapreso a gennaio 2017 da 7 attori provenienti da Siria, Palestina e Afghanistan.

Con Viaggio d'inverno Ronen conferma lo stile cui ha abituato il pubblico con altri spettacoli come Erotic Crisis o The Situation: sulla scena si passa continuamente dal tedesco all'arabo e viceversa; gli attori portano in scena innanzitutto sé stessi e le proprie storie; in primo piano c'è la decostruzione degli stereotipi sui rifugiati, sui tedeschi e sulla Germania. Lo strumento utilizzato a tale scopo è l'accentuazione del cliché che costringe lo spettatore a confrontarsi con l'assurdità e l'infondatezza delle considerazioni preconcette cui è abituato. Il risultato è una messa in scena comica e tragica allo stesso tempo. Fuggiti dai propri Paesi dilaniati da guerre e conflitti in cerca di una vita migliore, gli attori-personaggi devono confrontarsi con una nazione che li ha accolti, ma che continua ad essere loro ostile: a partire dal rigido clima invernale berlinese fino alle manifestazioni a Dresda di Pegida, partito di estrema destra in Germania, passando per le difficoltà di trovare un partner tedesco e per l'inflessibilità dell'indole germanica. Momenti esilaranti si alternano a momenti drammatici. Impossibile trattenere le risate quando l'autista tedesco del bus illustra ai passeggeri un'interminabile lista di regole da rispettare durante il viaggio, portando così all'estremo lo stereotipo della Germania rigida e severa. Oppure quando Karim e Hussein, arrivati a Dresda, osservano dalla finestra dell'hotel la manifestazione di Pegida e cercano di decifrare i cartelli in tedesco dei dimostranti, tra cui uno in cui Angela Merkel viene soprannominata "Fatima Merkel" e ritratta con il velo islamico, in polemica con la politica d'accoglienza della cancelliera: i due personaggi non comprendono la critica, anzi si dicono sorpresi di apprendere che Merkel sia musulmana. O ancora quando Maryam si confida con Niels in cerca di consigli su come gestire la sua relazione con un ragazzo tedesco che intende condurre la relazione in modo aperto. E per finire la scena in cui i personaggi scaricano una app messa a punto dal governo tedesco al fine di educare i rifugiati di fede musulmana alla sessualità in Germania. Ed è allo stesso modo impossibile non partecipare alla sofferenza con cui i personaggi-attori raccontano le proprie storie di fuga, di separazione dalla famiglia e dalle persone amate, di lotta nella ricerca di una via per la libertà. Una sofferenza che li accompagna anche dopo aver raggiunto la tanto agognata destinazione, promessa di una nuova vita che si porta dietro i fantasmi del passato. Pur non proponendo nulla di innovativo, Ronen riesce sempre a convincere con la sua spiccata sensibilità per determinate tematiche, forte di un cast impeccabile e intenso nelle interpretazioni.

Gloria Reményi

Ultima modifica il Lunedì, 24 Aprile 2017 22:58

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