Opera Contemporanea
uno spettacolo di Pippo Delbono
con Iolanda Albertin, Gianluca Ballarè, Bobò, Pippo Delbono,
Ilaria Distante, Simone Goggiano, Mario Intruglio, Nelson Lariccia,
Gianni Parenti, Pepe Robledo, Grazia Spinella, Nina Violić, Safi Zakria, Mirta Zečević
musiche originali per orchestra e coro polifonico Enzo Avitabile
eseguite dal vivo da Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo
direttore d'orchestra Gabriele Di Iorio
Immagini e film Pippo Delbono
con la partecipazione nel film dei rifugiati del centro di accoglienza PIAM di Asti
scene Claude Santerre
disegno luci Fabio Sajiz
costumi Antonella Cannarozzi
si ringrazia Black Tarantella Enzo Avitabile per la messa a disposizione delle partiture
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione, Hrvatsko Narodno Kazalište-Zagabria in co-produzione con Théâtre Vidy Lausanne, Maison de la Culture d'Amiens -Centre de Création et de Production, Théâtre de Liège.
Napoli Teatro Bellini, 31 ottobre al 5 novembre 2017
Una promessa fatta alla madre (fervente cattolica), che qualche giorno prima di morire gli chiese: «Perché, Pippo, non fai uno spettacolo sul Vangelo? Così dai un messaggio d'amore. Ce n'è tanto bisogno di questi tempi». Vangelo, dunque, per Pippo Delbono, non è soltanto una pièce da mettere in scena, ma il coronamento di un percorso amoroso che non si interrompe. L'espressione di una religione propria, intima e personale, che (come sempre nell'opera del regista di Varazze) nasce dall'incontro tra teatro, musica e danza; e, come sempre, coinvolge gli ultimi, gli emarginati, gli "sconfitti".
Pippo Delbono ha con la fede un rapporto conflittuale, come ci si aspetta da un artista del suo calibro che spesso adopera un linguaggio dissacrante e provocatorio. Di fatti, la visione che emerge da Vangelo è controversa, scuote, sprona a fare domande, inquisisce. Non è facile seguire uno spettacolo che, come il suo, è flusso di coscienza, è delirio, è estasi, è sogno, ma a tratti diviene incubo. Delbono ha raggiunto ormai la fama internazionale facendo in modo che nei suoi lavori si incontrino musica e prosa, danza e monologhi; in una continua ricerca e sperimentazione di linguaggi alternativi, nuovi e vibranti paradigmi.
Pippo, il figlio, realizza con grande emozione (che non esita a raccontare al pubblico) il desiderio della madre morente: egli racconta il Vangelo, mandando nel suo piccolo un messaggio d'amore, ma in maniera personale. E possiamo garantire che sentir gridare le stesse frasi che a messa la domenica si leggono dal pulpito fa un certo effetto. Delbono corre e balla scatenato in platea, poi balza in palcoscenico riportando fedelmente alcune scene delle scritture, ma strillando, risvegliando un misto di indignazione e disperazione.
I frammenti del Vangelo abbracciano caldamente i versi di Sant'Agostino, Pasolini, ma anche le canzoni di Frank Zappa, Fabrizio De Andrè, Alan Sorrenti, la musica di Mozart e una straordinaria colonna sonora creata ad hoc da Enzo Avitabile. Delbono si lascia aiutare dai suoi grandi maestri per guardare dentro di sé, scavare fino ai ricordi dell'infanzia, di quando era chierichetto, per tirare fuori la propria visione. Un proprio senso.
Dicevamo del messaggio che la madre di Delbono voleva arrivasse al pubblico, perché «ce n'è tanto bisogno di questi tempi». Ebbene, questo messaggio nella poetica dell'autore, non può che essere affidato agli ultimi. Con lui recita l'immancabile Bobò, microcefalo e sordomuto, rinchiuso per più di quarant'anni nel manicomio di Aversa; oggi è un ottantenne e ancora commuove grazie a un'innata tenerezza. Ci sono poi Gianluca, un ragazzo down, ex alunno della madre di Delbono; Nelson (un ex clochard col physique du role per interpretare la crocifissione) e anche un ragazzo afgano, che dalla platea ascolta la sua voce registrata, mentre racconta la disperata fuga dal Paese natio, il naufragio e la perdita del migliore amico. Che sia davvero di tutti questi emarginati il regno dei cieli?
Giovanni Luca Montanino