di Maurizio Costanzo
regia: Giancarlo Zanetti
con Valeria Valeri, Paolo Ferrari
scene: Sebastiano Romano
costumi: Teresa Alcone
musiche: Luciano Francisci
Milano, Teatro San Babila, dall'8 maggio al 3 giugno 2007
MESSINA (gi.gi.).- E' una commedia Vuoti a rendere (firmata Maurizio Costanzo, 1986) in cui è più importante non tanto quello che si dice ma come lo si dice. Grazie ai due protagonisti, Valeria Valeri e Paolo Ferrari, che l'avevano interpretata alla prima uscita e che adesso la riprendono con immutata verve e con qualche anno in più. Già l'età, un problema che riguarda i nostri attori anziani, spesso dimenticati e messi da parte, cosa che invece non esiste in Francia, Inghilterra e Germania perché evidentemente c'è una drammaturgia che affronta i loro problemi. E forse questo è il merito principale del lavoro di Costanzo che somiglia un po' alla televisiva Casa Vianello: avere scritto una commedia che riguarda loro. Incentrata su una coppia di anziani, lui è Federico lei è Isabella, colti nel giorno in cui stanno preparando i bagagli per trasferirsi nella casa di campagna e lasciare così l'appartamento di città al figlio Marcello che non comparirà mai. Nella scena retrò di Sebastiano Romano c'è un baule che lentamente i due riempiono dando l'opportunità di scambiarsi battute e ricordi e constatando amaramente d'avere combinato ben poco nella loro vita. L'attenta regia di Giancarlo Zanetti, anche per movimentare un po' gli accadimenti, ha fatto collocare nel centro della scena una grande porta a vetri che scandisce passato e presente con una serie di flashbak a luci rosse che trasportava i due coniugi in quelle uniche occasioni che hanno provato a tradirsi senza riuscirci, parafrasando per alcuni momenti quel gioiellino di drammaturgia che è L'amante Pinter. Battute ironiche e sarcastiche, polemiche anche aspre, ammantate d'una patina di nostalgia. La Valeri nonostante le sue 82 primavere è ancora un peperoncino sulla scena, esuberante e aggressiva, contenta di lasciare al figlio la propria casa, mentre il 78enne Ferrari sornione come un gattone ai limiti dell'accidia, a volte pure scontroso è posseduto dalla grossa paura d'ammalarsi una volta che occuperà la casa di campagna. Nel finale una telefonata del figlio stabilirà che il tempo è scaduto e che loro dovranno andare via. Calorosi gli applausi finali al Vittorio Emanuele.
Gigi Giacobbe
Anche il teatro assomiglia ai tempi che lo producono. Se ne deduce che questi tempi superficiali e volgari producano spesso un teatro in conformità. Fortuna che ci sono le eccezioni, a confermare la regola; e che perfino oggi ci si può imbattere in un modo di fare teatro fuori dal tempo. Ritroveranno il saper recitare bene, il gusto innato dello stare in scena, la classe che non è acqua, il divertirsi senza doversene vergognare - insomma - coloro che si recheranno in questi giorni al teatro Parioli di Roma, per applaudire Valeria Valeri e Paolo Ferrari. Protagonisti esemplari d'uno spettacolo che è veramente d'altri tempi. Non nel senso di anagraficamente datato; ma in quello di classico inimitabile, fuori dalle ovvietà e dalle mode.
Guardateli in scena. Secondo il testo di Maurizio Costanzo, Vuoti a rendere, sono una coppia avanti con l'età, costretta da un figlio egoista ad abbandonare la casa dove per vent'anni hanno diviso tutto, dalle gioie (pochine) ai fallimenti (parecchi), e costretti ora a mettere in valigia, oltre agli oggetti di una vita, il bilancio di un'esistenza in due. Lei, concreta eppure romantica, con qualche inatteso rimpianto, vorrebbe assecondare il figlio prepotente; lui, classico can che abbaia senza mordere, gli si oppone soprattutto in nome d'una personale battaglia per la propria dignità. Il dialogo spiritoso ma striato d'amarezza fornisce a questi due impagabili cesellatori dell'umorismo e dell'emozione materiale ideale per una partita a due dai rimpalli irresistibili; per un ininterrotto duetto di godimento sopraffino.
Valeria Valeri ha raggiunto il traguardo ideale nella carriera di qualsiasi attore: quello che non vede più differenza fra il vivere e il recitare. La Valeri, ormai, non recita più. Vive in scena. Guardatela tratteggiare la sua mogliettina modulando la voce tra sospirosi rimbrotti e flautate nostalgie. Una delizia. Paolo Ferrari ha un gusto più accentuato per la recitazione rotonda e ben portata, della quale non sai se preferire il garbo sornione o gli inimitabili scatti. Il suo marito è la simpatia involontaria fatta recitazione. Insieme i due fanno faville. E reggono da soli uno spettacolo in cui, dall'inizio alla fine, domina la piacevolezza assoluta. Cui contribuisce la regia tagliata a misura di Giancarlo Zanetti, dentro la funzionale scenografia di Sebastiano Romano. Alla fine gli applausi sono un'autentica festa. Quella di un pubblico divertito ed entusiasta, certo. Ma soprattutto grato.
Paolo Scotti
Vuoti a rendere è il migliore fra i testi che Maurizio Costanzo, giornalista, scrittore, anchorman, produttore e promotore di teatro, ha regalato al palcoscenico. Scritto ormai da una ventina d'anni, non tramonta, si mantiene commedia all'apparenza "leggera", quotidiana, digeribile, in realtà graffiante, capace, fra divertimento ed esercizio del buonsenso, di fare l'autopsia a un cadavere eccellente: la giovinezza. Le conclusioni, in più, sono positive, spingono verso la certezza che l'età matura e quindi la vecchiaia, se sublimate in buona compagnia, siano anch'esse contenitori di gioia, svago, godimento.
Andata in scena (fra le varie volte) la scorsa stagione al Festival estivo di Borgio Verezzi e al Vittoria di Roma, con la regia di Giancarlo Zanetti e l'interpretazione di una coppia di attori che ne è ormai titolare, Valeria Valeri e Paolo Ferrari, è ora di nuovo a disposizione del pubblico al Parioli. Chi ancora non la conoscesse, colga l'occasione per assistere ai bilanci di due coniugi, Federico e Isabella, "spodestati" da casa ad opera dell'unico figlio e obbligati a trasferirsi in campagna. L'inaspettato e doloroso cambio di esistenza origina fra loro quell'alternanza di rinfacciamenti e tenerezze, recriminazioni e conferme affettive, tipica di chi, conoscendosi fin troppo bene, scopre comunque la possibilità di dare nuove ali a un rapporto.
Rita Sala
Torna sullo stesso palcoscenico e rinnova il successo a distanza di ventuno anni la commedia «Vuoti a rendere» di Maurizio Costanzo. Cambia la regia, ora di Giancarlo Zanetti, ma non la coppia Valeria Valeri e Paolo Ferrari che è, se è possibile, ancor più brava e offre una bella lezione di classe e stile nei panni di Isabella e Federico coniugi legati da quarant' anni di vita in comune, molta routine e poca avventura. I protagonisti sono giunti alla sofferta decisione di lasciare al figlio l' appartamento in cui vivono per consentirgli di abitare in città e ritirarsi in una casetta in campagna. E a trasloco quasi terminato esplode la ribellione, controllata come la sua esistenza, di Federico, che teme che l' abbandono dell' appartamento in città porti solitudine e morte. Fa da controcanto l' esuberante ottimismo di Isabella, pronta, come più spesso nella realtà accade alle donne, a cambiare vita, convinta che la disponibilità verso il nuovo, anche se non proprio del tutto allettante, sia un dato positivo, un indice di giovinezza mentale. L' opposizione del marito fa sì che una giornata già particolare si trasformi in giornata eccezionale. Infatti, sull' onda della timida ribellione, finalmente i due, non più zittiti dalla sordina del quotidiano, si parlano: emergono piccole e grandi sofferenze, rancori mai sopiti, desideri d' avventura, ambizioni frustrate, sogni infranti. Emerge una vita come tante, un' unione consolidata dalle difficoltà, cemento di un amore come tanti. Scritta con garbo, sfumando l' amaro di fondo in un gradevole tono da commedia di boulevard, in cui Valeria Valeri e Paolo Ferrari sono maestri, «Vuoti a rendere» è sostenuta dalle loro ottime interpretazioni. Con bella naturalezza i due attori sembrano squarciare le grigie esistenze d' Isabella e Federico, per scoprirne l' imprevedibile vitalità e restituirle finalmente al piacere di giocare e alla libertà di parlarsi. VUOTI A RENDERE, di Maurizio Costanzo, Teatro San Babila, fino al 3 giugno.
Magda Poli