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VOLARE, Concerto a Domenico Modugno - regia Marco Mete e Gennaro Cannavacciuolo

Gennaro Cannavacciuolo
 in "Volare", regia Marco Mete e Gennaro Cannavacciuolo Gennaro Cannavacciuolo
 in "Volare", regia Marco Mete e Gennaro Cannavacciuolo

recital di Gennaro Cannavacciuolo

musiche eseguite dal vivo dal Trio Bugatti

regia Marco Mete e Gennaro Cannavacciuolo
Roma, Teatro della Cometa, dal 17 febbraio al 8 marzo 2015

www.Sipario.it, 19 febbraio 2015

Cannavacciuolo e la sua Napoli volano sulle note di Modugno

Cronaca di un consenso annunciato è stata quella del performer partenopeo Gennaro Cannavacciuolo, figlio d'arte di Pupella Maggio e del grande Eduardo, in scena ieri al Teatro della Cometa di Roma con "Volare - concerto a Modugno".
Tra canto, recitazione e qualche passo di tip tap, Cannavacciuolo porta in scena da quasi trent'anni un recital sul Mimmo nazionale, con il beneplacito dello stesso autore-interprete pugliese. Modugno ridiede profondità ai contenuti musicali e drammaturgici della canzone, reinventando uno stile che modernizzò proprio la grande tradizione canora italiana, rubando alla prassi operistica l'uso efficace del recitativo, per armonizzarlo con la migliore tradizione melodica della canzone Made in Italy. Rompendo così con le mode, andò più a fondo anche nella disamina dell'esperienza e dell'animo umano. E reinventando in modo radicale il paradigma musicale, Modugno si consacra alla storia. Del resto, non poteva essere diversamente per un musicista che si sentiva in primis un attore.
Eppure, altalenando fra spinte vocali decise e potenti e macchiette teatrali traslate in canzoni, l'artista napoletano giunge al cuore di un pubblico attento e rapito per consegnare l'italianità pura di Modugno a qualcosa di maggiormente cosmopolita: quel respiro d'Oltreoceano, accennato proprio col fugace, ma efficace, passo di tip tap alla Fred Astaire per l'interpretazione di "Nel blu dipinto di blu".
Infilando come perle i vari passaggi anche sperimentali dell'arte musicale di Modugno, dal realismo ironico-paradossale di Eduardo per "Tommaso D'Amalfi", al pathos della canzone d'amore che vede protagonisti non solo gli uomini ma anche gli animali – "Lu pisci spada" – alla riflessione sulla volubilità della donna vanesia – "la donna riccia" – fino al dramma lucido e consapevole di "Vecchio Frack", Cannavacciuolo si fa portavoce di una centralità attoriale che ci riporta indietro fino a Fregoli e oltre... a Garrick, se preferite.
Gli ammiccamenti con il pubblico, tuttavia, benché di elegante fattura, hanno lievemente distolto l'attenzione da una materia già piena di per sé, sia in termini artistici per la grande caratura di Modugno e della sua eredità musicale, sia in termini interpretativi per la bravura di Gennaro Cannavacciuolo, che non aveva bisogno di sottolineature. Di fatto, il rischio è stato di secretare un pochino l'aspetto più veracemente meridionale - e in particolare pugliese - di Modugno, per nasconderlo dentro una veste, per quanto comunque meridionale, quasi esclusivamente napoletana.
Certamente non si può dimenticare quanto la Terra natia di Mister Volare lo abbia fatto soffrire, al punto che Modugno preferì inizialmente dichiararsi siciliano, ma al tempo stesso è da considerare che la matrice della sua grande arte risiede necessariamente dentro il grembo materno della sua Polignano, in virtù di quel corredo genetico che nessun grande artista può mai rinnegare né perdere: Modugno docet.

Margherita Lamesta

Ultima modifica il Giovedì, 19 Febbraio 2015 17:37

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