E' da un po' di anni che spira un
Vento da sud est. E' un vento nero fatto di gente africana che fugge dai propri paesi perché laggiù la vita non vale niente. Molti la pensano diversamente e affrontano viaggi incredibili con i mezzi più disparati e non importa se al seguito hanno bambini, vecchi e donne in cinta. Vogliono vivere una vita nuova, lontano dalle guerre dalla fame dalla sete, in cerca d'un luogo, d'una casa, d'un lavoro. Il mare è ciò che li separa dal resto del mondo e anche se la maggior parte non sa nuotare ugualmente tenta di raggiungere il nuovo mondo. Immaginate adesso che un gruppo di giovani migranti dal Mali under 30, dopo varie peripezie, giunga a Messina e che vengano ospitati nel Centro "Ahmed". Immaginate ancora che in città ci sia un giovane attore-regista, di nome Angelo Campolo di 31 anni, che stia guidando un laboratorio teatrale con sette giovani attori, anche loro della stessa età, incentrato su Pier Paolo Pasolini nell'anno del 40° anniversario della sua morte, inserito nel progetto teatrale
Laudamo in città 2015/2016 per conto della Compagnia DAF, in collaborazione con il Teatro Vittorio Emanuele. Ecco accendersi una serie di led nella testa di Campolo e pensare d'inserire quei giovani migranti nel suo spettacolo, prendendo come spunto Teorema, (prima film del 1968, scritto e diretto da Pasolini, poi romanzo arricchito da snodi e approfondimenti) per raccontare ciò che succede in un nucleo familiare quando piomba in casa loro un Altro, un estraneo, un ospite, un diverso. Certamente lo spunto dello spettacolo di Campolo
Vento da sud est, che ha curato pure la drammaturgia assieme a Simone Corso, è quello del
Teorema pasoliniano, ma il plot differisce nettamente, perché qui non c'è un ospite affascinante che si scopa tutta una famiglia compresi la domestica e il capofamiglia e quando andrà via non ci sarà una madre che si concederà sessualmente a giovanotti infoiati, né una figlia che diventerà catatonica, né un figlio che abbandonerà la famiglia e diventerà pittore, né un capofamiglia che donerà la sua fabbrica agli operai, denudandosi nella stazione di Milano, né una serva che leviterà nell'aria come una santa. Il film come è noto fece scandalo, fu giudicato osceno dalla Chiesa cattolica, mentre il popolo progressista lo esaltò attribuendogli il Premio dell'OCIC (Office catholique international du cinèma). Lo stesso anno la Procura di Roma sequestrò il film per oscenità ma poi il Tribunale di Venezia sentenziò che la pellicola era un'opera d'arte. Diversi anni dopo, tuttavia, un altro film di Pasolini verrà bandito per gli stessi motivi: il controverso
Salò o le 120 giornate di Sodoma. Qui si racconta della famiglia piccolo-borghese Banks (Glory Aigbedion, Patrizia Ajello, Luca D'Arrigo, Michele Falica, Claudia Laganà, Giuliano Romeo, Antonio Vitarelli) alle prese con i problemi di tutti i giorni, che vede in maniera non univoca il problema dei migranti, ricredendosi fermamente alla fine sulla loro umanità. Certamente per Campolo questo spettacolo è stata un'esperienza unica, forse irripetibile, comprendendo intelligentemente che il rapporto con questi giovani del Mali, davvero simpatici, saltellanti, disinvolti e a proprio agio sulla scena, meritevoli d'essere citati tutti, Mamoudou Camara, Moussa Yaya Diawara, Ousmane Dembele, Jean Goita e l'aiuto amichevole di Fasasi Sunday, poteva essere un modo d'interagire con un microcosmo di umanità africana, l'occasione per conoscere dall'interno il loro vissuto, il loro presente, il loro futuro: un confronto alla pari con ospiti giunti da noi col
Vento da sud est, con un bagaglio incredibile di dolore e di speranza. I movimenti coreografici erano di Sarah Lanza, scene e costumi di Giulia Drogo, musiche di Giovanni Puliafito, luci di Gianni Grasso.
Gigi Giacobbe