Ciò che spesso manca loro è anche ciò su cui, teoricamente, è forndata la nostra Repubblica: il lavoro. Sono infatti i giovani ad essere maggiormente dannegggiati dall'instabilità finanziaria, come dimostrano le indagini Istat, secondo cui, nel periodo compreso tra il 2008 e il 2011, il numero degli occupanti di età inclusa tra i 15 e i 34 anni è sceso di circa un milione di unità. Questi dati sono anche influenzati dai numeri riguardanti i licenziamenti, che, come riportato nel 45° Rapporto Censis, solo nel 32% dei casi danneggiano persone di età superiore ai 45 anni, provocando una crescita del tasso di anzianità aziendale. Tutti questi fattori hanno causato un aumento delle percentuali relative al numero dei giovani non occupati in ambito lavorativo né in quello scolastico, che corrispondono all'11,2% nella fascia di età compresa tra i 15 e i 24 anni, a dispetto della media europea del 3,4%; un dato preoccupante che apre gli occhi sulla disastrosa decrescita italiana. C'è comunque da dire che anche per i giovani laureati la situazione non è migliore. Infatti solo il 58, 1% dei laureati nei corsi lunghi e il 56,1% nei corsi triennali svolgono un lavoro coerente con il proprio titolo di studio, mentre, rispettivamente nel 20% e nel 21,4% dei casi fanno lavori che non hanno nulla a che vedere con ciò che hanno studiato. Questo porta molti giovani che vogliono mettere in pratica anni e anni di studio, ma anche coloro che cercano un'occupazione qualsiasi pur di lavorare, a trasferirsi fuori dal territorio italiano. Il cosiddetto fenomeno della "fuga dei cervelli" interessa sempre di più i giovani che cercano in altri Paesi l'occasione di sopravvivere o quella di seguire ciò per cui si è predisposti a trasformare la propria passione in un lavoro; d'altronde come scrisse Steve Jobs "Il vostro tempo è limitato, non buttatelo vivendo la vita di qualcun altro [....] non lasciate che il rumore delle opinioni degli altri affoghi la vostra voce interiore."
Tuttavia la crisi non è da considerare sempre come un fenomeno negativo, così come ci spiega Einstein che ne aveva una visione singolare, in netto contrasto con la mentalità odierna. Infatti secondo il suo pensiero dovremmo accogliere la crisi perché solo grazie ad essa possiamo progredire e superare noi stessi senza essere superati.
I giovani: naufraghi in un mare di disoccupazione
redatto da Mattia Distefano
classe III A, Liceo Scientifico "G. La Pira" di Pozzallo
Docente referente del progetto: Elena Statello
Con la collaborazione di Cannizzaro Mariannna
È difficile per i giovani sopravvivere in un Paese in forte crisi economica.
La Redazione
Questo articolo è stato scritto da uno dei collaboratori di Sipario.it. Se hai suggerimenti o commenti scrivi a comunicazione@sipario.it.
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