MANDELA LIFE Terza parte della trilogia di Emilia Ricotti
Mandela immobile, disteso, in silenzio, Walter in ginocchio accanto. Non è la deposizione di Caravaggio. Stretto in una mano un telegramma, apre la mano e Walter nel più assoluto silenzio gliela prende e gli rimane accanto. La morte di Thembi e della madre è il punto più alto dell'avventura dell' uomo e non c'è posto per mistificazioni di sorta e davanti alla predica becera del reverendo sulla riconciliazione, Eddie Daniels infuriato risponde: "ma reverendo lei sta predicando la riconciliazione alle persone sbagliate. " E un implacabile Mandela smaschera, denuncia e accusa i latrati di Fourie e delle guardie ubriache davanti alla fila di detenuti nudi in una gelida notte d'inverno. Ma a confortarlo a Robben Island tra gli sbuffi del vento e la luce accecante ci sono i pescherecci, le petroliere, i gabbiani che si tuffano in mare, le foche a cavallo sulle onde e l'andirivieni incessante dell'acqua che si infrange sulla scogliera dove i detenuti raccolgono le alghe viscide e verdastre impigliate sugli scogli e trasformano in un atelier all'aperto un lembo di scogliera battuta dai venti e l'immagine dei detenuti e delle guardie che banchettano seduti in cerchio sulla spiaggia, il profumo che si spande dal pentolone che gorgoglia, il gusto della zuppa di pesce sul palato, sono immagini che si scolpiscono nella mente come le sculture nate dai relitti per un'inattesa alchimia. E anche l'addio a Robben Island che si allontana nella luce dorata del tramonto è doloroso. E la magia di Mandela continua anche in un assolato terrazzo :Maggiore, mi servono sedici fusti vuoti. -Che deve farne, Mandela? - Devo tagliarli a metà e ricavare ampi vasi, mi occorre terriccio, semi ... e Mandela con un cappello di paglia, con un paio di guanti e con le cesoie raccoglie delizie ed il suo orto prorompente è un'altra risposta al delirio del sistema. Ma siamo agli sgoccioli e il sistema capisce di essere dalla parte sbagliata della storia e Mandela in isolamento nelle sue tre stanze dove vive come in una baita sull'Himalaya comprende che la violenza deve essere fermata, da una parte e dall'altra e le condizioni concordate e rimbalza la voce: "Mandea ibero" e all'offerta di libertà risponde: "Quale libertà mi viene offerta se proprio i miei diritti di cittadino Sudafricano non sono rispettati? Soltanto gli uomini liberi possono negoziare, i detenuti non hanno potere contrattuale. La mia libertà e quella del mio popolo non possono essere divise." E a De Klerk controbatte: "un sistema oppressivo non può essere riformato, ma deve essere completamente abolito." E l'immagine di de Klerk che dichiara: "il momento del dialogo è arrivato," e quella dello stesso De Klerk e di Mandela che brindano, suggella, settantacinque anni di lotta.
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