Teatro, cinema, festival, varie manifestazioni di cultura piu' o meno istituzionali danno lavoro a quasi 9 milioni di europei, non so quale multiplo della intera industria europea dell'auto, che ha paladini dappertutto, dai parlamenti nazionali alle istituzioni europee, tutti pronti a mobilitarsi e sollecitare interventi pubblici (rottamazioni e quant'altro) al primo segno di crisi. Il declino delle istituzioni culturali europee , invece, sembra non interessare nessuno o quasi. Ancor meno interessa la crisi dei teatri, tutti colpiti, dove più, dove meno, dal taglio dei budget nazionali, senza i quali, per la sua audience necessariamente ristretta rispetto a cinema e tv, il teatro non vive. La sorte del teatro europeo sta particolarmente a cuore alla signora Vassiliou, Commissaria europea alla Cultura e grande amante dell'Opera. Vorrebbe darsi da fare, la signora, ma si ritrova tra le mani spiccioli: 400 milioni per le attivita' variamente culturali (teatro compreso) e 755 a sostegno di produzioni di cinema e tv (il programma per gli audiovisivi si chiama 'Media') . Il tutto da dividere tra 27 nazioni e distribuito su sette anni: una miseria.
"La cultura non è un lusso, ma un importante settore dell'economia che: genera occupazione, ricchezza, per questo ho proposto di elevare la spesa per la cultura a 490 milioni a partire dal 2014, e quella per Media a 900. Avrei voluto di più, ma la realtà è qualla che è, il Parlamento e il Consiglio europeo decideranno, io spero di conservare intatto l'aumento che propongo".
La signora sa che ormai il teatro, almeno in parte, sta diventando un audiovisivo, molte opere teatrali sono accessibili via internet o filmate per cinema e tv, mentre si moltiplicano canali tv specializzati o comunque attenti alla produzione teatrale ('Mezzo', 'Arte' etc) con effetto potentemente moltiplicatore quanto a audience.
"Nella mia proposta programmatica per gli anni 2014-2020 propongo che il teatro che raggiunge questa nuova audience abbia accesso ad uno speciale programma di sostegno, che abbiamo chiamato "Creative Europe". Se approvato dal Consiglio dei ministri europei della cultura, il Programma dovrebbe partire nel 2014. La mia proposta è là. Ma le condizioni rimangono le stesse: i finanziamenti europei di Creative Europe, come quelli di Media, sono destinati a co-produzioni di teatri di almeno tre paesi per una audience potenzialmente europea, come accade gia' per cinema e tv".
Certo, con la difficoltà aggiuntiva della lingua, che nel teatro è difficilmente doppiabile, mentre per l'Opera è ormai universale l'uso delle traduzioni in sovraimpressione. D'altro canto se è vero che nel cinema, gran parte dei fondi europei, come ci conferma la signora Vassiliou, vanno alla distribuzione, perché non sostenere le spese di 'logistica' legate alla circolazione del teatro in Europa? Tuttavia, la fonte naturale di sostegno al teatro europeo rimane il fondo per la Cultura. Che nel periodo 2007-2011 ha finanziato 20 progetti teatrali italiani per un ammontare di 8 milioni di euro. Certo, l'accesso ai finanziamenti pubblici non basta: occorrono idee, e soprattutto è necessario più che mai radicare il Teatro nella società che lo circonda. Un radicamento che non soltanto non contraddice, ma rafforza la vocazione universale del Teatro e della cultura più in generale. Uno dei modelli, di cui tanto si parla, è quello inglese: una legge li' proibisce finanziamenti pubblici che superino il 20% del budget degli stabilimenti musicali e teatrali, e ciononostante Londra ha 5 eccellenti orchestre sinfoniche ed un numero incalcolabile di teatri, centinaia tra grandi e piccoli, che comunque sbarcano il lunario, malgrado i limiti posti ai sussidi pubblici.
"Lei parla di Londra, mi dice la Commissaria, ma nelle città piccole e medie le cose non vanno altrettanto bene. Il teatro, del resto, non può barricarsi nella grandi citta', quelle frequentate dai turisti, per vivere deve invece diffondersi sul territorio, nel suo contesto sociale e culturale. Molti dei piccoli teatri, soprattutto in Italia- aggiunge la Commissaria hanno una storia secolare e sono ospitati in edifici storici. Qui' si apre una fonte supplementare di finanziamento europeo, quella, ben più ricca, del Fondo Strutturale Europeo per il restauro di edifici di rilevante valore storico e culturale" L'FSE ha destinato recentemente, su sollecitazione della Commissaria, 50 milioni di euro ad un progetto di restauro del sito archeologico di Pompei: quanti teatri greci o romani ancora semisepolti tra le rovine (ne conosco personalmente almeno tre), quanti teatri rinascimentali o del Sei-Settecento disseminati in tante piccole citta' italiane potrebbero tornare a vivere, sia pure con una programmazione ridotta alla stagione estiva? I grandi teatri si alimentano anche della linfa che scorre nei piccoli teatri, che sono spesso fucine di idee e di professionalita'che formano il 'reservoir' del Teatro maggiore.
Rilanciare il Teatro oggi richiede un impegno complesso e di lunga lena. Che comunque parte, in tempi di tagli, dalla mobilitazione di tutte le risorse disponibili, anche andandole a cercare nelle pieghe piu' nascoste.