NON E' UN ADDIO, MA UN DIO Commedia in tre atti di Fabio Sìcari
C’è una piazzetta. Nella piazzetta un palco. Sul palco un uomo. Vicino al palco un altro uomo. Fa due uomini. Si tratta dell’Oratore e di Modello Unico. Il totale delle presenze umane rimane immutato nei tre atti. Cambia solo la scena, che nei tre atti rimane sempre unica (ma non è la moglie di Unico). Nell’ordine: piazzetta, cimitero ed entrata d’un castello. L’Oratore incarna nel primo atto l’Oratore-politico, nel secondo atto l’Oratore-medium e nel terzo atto l’Oratore-fantasma. Modello Unico è un giornalista-cittadino e deve sorbirsi, nelle situazioni più incredibili, uno raffica di giochi di parole, calembour, freddure. Lo scopo è quello di rimpiazzare lo stress della vita quotidiana col dio-sorriso. Vediamo come. Sopra un palco elettorale, scarno fino praticamente a non esserci nulla tranne una sorta di microfono, all’apertura del sipario c’è un uomo sulla cinquantina - comunque sugli anta - che parla a braccio (destro o sinistro, non saprei). La piazzetta è (potrebbe essere) una piazzetta normale con un monumento ai caduti, gioia di piccioni e passerotti, poco verde e tanto cemento; la cittadina è (potrebbe essere) una cittadina normale con un nome comunque da non rivelare per non farle pubblicità gratuita - anche se il sindaco e tutta la giunta comunale hanno fatto reiterate pressioni, da ultimo volendomi addirittura insignire della cittadinanza onoraria! La piazzetta non è circolare e non è quadrata e nemmeno rettangolare, è un po’ così e un po’ cosà; ha un solo sbocco con una via secondaria, per il resto del perimetro è circondata da negozi chiusi, serrande abbassate, case chiuse (nel senso che nessuno entra o esce) e persiane strette come gente che si copre gli occhi con le mani. L’atmosfera è vagamente cupa. Un mortorio. Non si odono rumori: aerei che sfrecciano, treni che fischiano, ragazzini che le pigliano dalle madri, donne che fanno l’amore. Nulla. Una tomba. E siccome il secondo atto è ambientato proprio in un cimitero, con un bello zombie che non t’aspetti, vedi che ci siamo. Oppure sembra di trovarsi in un castello disabitato, senza però cancelli che cigolano o gatti che scappano all’improvviso miagolando la solitudine. E siccome il terzo atto si svolge in prossimità di un cancello che non cigola, e che segna il confine tra il mondo concreto e un castello con la vaga presenza di fantasmi, vedi che anche in questo caso l’atmosfera è resa.
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