DUE PASSI SONO Due piccoli esseri umani, un uomo e una donna dalle fattezze ridotte, si ritrovano sul grande palco dell’esistenza, nascosti nel loro mistero di vita che li riduce dentro uno spazio sempre più stretto dall’arredamento essenziale, stranamente deforme, alla stregua dell’immaginario dei bimbi in fase febbricitante. Attraversano le sezioni della loro tenera per quanto altrettanto terribile, goffa e grottesca vita/giornata condivisa. Sembrano essere chiusi dentro una scatoletta di metallo, asettica e sorda alle bellezze di cui sono potenziali portatori, ma un “balzo” -nonostante le gambe molli- aprirà la custodia del loro carillon. Fuoriescono vivendo il sogno della vera vita da cui non v’è più bisogno di sfuggire, ma solo vivere, con la grazia e l’incanto di chi ha imparato ad amare la fame, la malattia, dunque i limiti dello stare. Immagine-cripta sacra, surreale e festosa, quella del loro matrimonio lì dove come in una giostra di suoni, colori e coriandoli, finiranno per scambiarsi meravigliosi propositi di poesia. |
DONNA DI PORTO PIM Nulla esiste, stiamo soltanto sognando (Antonio Tabucchi) Un omaggio ad Antonio Tabucchi per il quale scrivere non era una professione “ma qualcosa che coinvolge i desideri, i sogni e la fantasia” e che per questo ricorderemo sempre come un maestro. |
GIU' Un invito indignato a rompere il silenzio per dare voce agli altri. Un urlo contro il marciume della nostra società che umilia la dignità e la libertà dell’individuo. In un’atmosfera surreale, dove il dramma è in continuo equilibrio con la comicità, il Figlio, una mattina, sotto gli occhi del Papà, sbuca fuori dal cesso per manifestargli il proprio malessere contro un mondo sempre più saturo di egoismo e d’indifferenza. Il Papà, vedendo il proprio figlio nel cesso, cerca di tirarlo fuori. Ma, nel cesso, non c’è solo il Figlio da tirare fuori. Nel cesso, da tirare fuori, c’è anche Don Carlo, un prete scomodo, che è finito giù perché su non vuole più stare comodo. Giù è finito il Sagrestano che dopo tanti anni di soprusi e violenze, stanco di subire, trova nel cesso la forza e il coraggio di ribellarsi. Giù c’è, anche, il povero cristo di Ugo che preferisce cantare sotto un ponte per non perdere la dignità... per non vendere la propria dignità. Giù ci sono tante persone che, per difendere i valori umani e lottare contro il male che avanza, aspettano il loro turno per tornare su… per tornare, di nuovo, su. |
presso Teatro A. Massari |
Corso Cavour, 9, 42015 Correggio (RE) |