PER NON MORIRE DI MAFIA "Finché la mafia esiste bisogna parlarne, discuterne, reagire. Il silenzio è l'ossigeno grazie al quale i sistemi criminali si riorganizzano e la pericolosissima simbiosi di mafia, economia e potere si rafforza. I silenzi di oggi siamo destinati a pagarli duramente domani, con una mafia sempre più forte, con cittadini sempre meno liberi" Pietro Grasso Se Falcone e Borsellino teorizzarono che per combattere la mafia è necessario conoscerla, il loro “erede”, a propria volta impegnato da trent'anni contro la criminalità organizzata, aggiunge che oggi per contrastare la mafia è indispensabile avere la percezione esatta della sua pericolosità. Perciò, dalla Procura nazionale antimafia, organismo che coordina le indagini sui fronti interni e internazionali, Pietro Grasso ripercorre le stagioni della guerra alla cupola siciliana in modo schietto, affrontando anche rapporti delicati: i legami tra mafia e politica, gli scontri all'interno della magistratura, le carenze legislative e di mezzi. Infine, Grasso traccia una mappa delle nuove mafie (cinesi, russe, albanesi, nigeriane, colombiane), individuando le strade e gli strumenti che ci permetteranno di non morire di mafia, di non sottometterci al suo potere. “Per non morire di mafia” è un monologo quindi che riconduce il teatro alla sua funzione civile ed evocativa. |
L'APPARENZA INGANNA Tratto dall'omonimo film francese del 2000 “Le placard”, “L'apparenza inganna” è la commedia che conclude il ciclo di cinque pièce che hanno come protagonista François Pignon, stravagante personaggio inventato dal drammaturgo francese Francis Veber nel 1973. Contabile diligente e uomo mite senza qualità, François Pignon lavora per un’azienda di produzioni derivanti dal caucciù, preservativi in primis. Sfortunatamente, è stato deciso il suo licenziamento, la qual cosa, unitamente al divorzio dalla bella moglie di cui è ancora innamorato e al fatto che il figlio diciassettenne non lo considera minimamente, lo porta a contemplare il suicidio. Il suo vicino lo ferma in tempo, dando via a una serie di eventi che cambieranno totalmente la sua vita e persino il suo carattere: il primo passo è quello di fingersi gay, in modo da spingere la dirigenza a non procedere al licenziamento per paura di mobilitare la associazioni omosessuali. L’idea per quanto assurda ha successo e stravolge completamente le sorti del povero Pignon, in ufficio, nella società e anche nella vita privata, trasformandolo da oscuro contabile a icona del movimento omosessuale, con tutte le esilaranti conseguenze del caso. Una nuova prova per l’affiatata coppia comica Solenghi e Micheli. |
PINOCCHIO - BURATTINO SENZA FILI "Pinocchio - burattino senza fili" mette in scena una rilettura del romanzo di Collodi raccontando le emozioni suscitate nell’animo infantile attraverso lo svolgersi dell’antico gioco dell’oca. Rivisitandolo attraverso il linguaggio senza parole della danza, gli autori hanno scelto di porre l’accento sui misteri e le invenzioni che nel testo sono dominati, solo apparentemente, dal caso. Nel gioco messo in scena sembra sia la casualità a dominare, nelle diverse "fermate" che rappresentano la metafora del vivere con un inizio e una fine, la presenza della natura e degli animali, l’impedimento al movimento, i pericoli, il viaggio labirintico dell’esistenza in cui Pinocchio è destinato a cimentarsi per superare le prove. Ma ogni favola è anche un gioco ed è vera soltanto a metà; mai come in questa storia in cui la menzogna è il motivo ricorrente, il protagonista deve capire che l’istruzione può aiutarlo a superare le difficoltà, perchè per capire bisogna saper leggere il "mondo", come suggerisce Collodi. Spettacolo vivace e gradevole, sulla partitura musicale di Edoardo Bennato ed impreziosito dai coloratissimi costumi e dalle scene di Ivan Stefanutti ispirati ai disegni e al mondo di Jacovitti, “Pinocchio – burattino senza fili” è adatto sia ad un pubblico di adulti che di ragazzi. I dodici danzatori di Fabula Saltica, diretti da Claudio Ronda, assecondano una coreografia leggera e piacevole che li accompagna in un alternarsi di espressività teatrale e virtuosismi coreografici. |
SLAVA'S SNOWSHOW "SLAVA’S SNOWSHOW, un classico imperdibile del XX secolo, è uno spettacolo di una rara bellezza teatrale.” The Times L’effervescente SLAVA’S SNOWSHOW è lo spettacolo creato da SLAVA, il più celebre ed acclamato clown del mondo. La sua fertile inventiva sta alla base di uno spettacolo in continua evoluzione da più di 10 anni, che mette insieme i numeri più famosi e strepitosi ideati da SLAVA, la cui ispirazione creativa ha uno scopo ben preciso: portare il clown teatrale nel 21esimo secolo continuando a incantare le famiglie di tutto il mondo. Cresciuto sotto l’influsso di Charlie Chaplin, Marcel Marceau e Leonid Engibarov, SLAVA nel 1979 fondò una sua Compagnia combinando l’arte circense con il teatro visivo e dando vita a quei grandiosi e magici spettacoli che hanno ormai fatto il giro del mondo. La sua reputazione cresce molto rapidamente, a tal punto che tanti sono i suoi allievi disposti persino a viaggiare per miglia pur di imparare la sua tecnica di fusione tra teatro visivo e clown. Molti degli ex-allievi di SLAVA hanno oggi delle proprie compagnie e alcuni hanno preso parte alle produzioni del Cirque du Soleil. Vincitore nel 1997 dell’Olivier Award come miglior spettacolo, SLAVA’S SNOWSHOW in dieci anni è stato visto da più di un milione di spettatori in 25 paesi. Tema centrale è la neve, elemento particolarmente caro all’autore, cresciuto nei rigori della Russia, che diventa motivo di gioia e di stupore, ma anche di tristezza e introspezione, in un gioco di emozionanti e coinvolgenti invenzioni. Uno spettacolo in grado di catturare l’eccitazione infantile e al tempo stesso incarnare la gioia e la malinconia tipiche del clown. |
LA VEDOVA ALLEGRA Nel 1861 il commediografo e librettista francese Henri Meilhac (lo stesso di “Carmen” di Bizet), scrisse un piacevole vaudeville che le musiche di Franz Lehar resero celebre: “La vedova allegra”. Capolavoro di genuina ispirazione, dove i protagonisti sono coinvolti in un vorticoso e divertente scambio di coppie, di promesse, di sospetti e di rivelazioni, “La vedova allegra” è un parapiglia che, com’è naturale in un’operetta, si ricompone nel modo più classico: il matrimonio fra la bella vedova Anna Glavari e l'aitante diplomatico Danilo. E' stato detto che ‘“La vedova allegra” è al contempo l'ultima delle operette ottocentesche, che si inserisce nella scia di Offenbach e Strauss, e la prima del Novecento. Accanto a schemi tradizionali (i lunghi finali d'atto, il can-can, la profusione di valzer e di pagine liriche), è infatti possibile cogliere parole di novità. I ritmi si fanno più moderni: la celebre marcia ‘E' scabroso le donne studiar’ è ben diversa da quelle all'epoca consuete, e resterà insuperata. I duetti d'amore abbinano al romanticismo una certa malizia, che conferisce al fluire della melodia una carica di fine sensualità. La canzone della Vilja, splendida melodia di felice ispirazione, può essere considerata un'autentica romanza, e come tale entrerà nel repertorio concertistico dei più grandi soprani. “La vedova allegra” è certamente una delle operette più amate e conosciute dal pubblico, sia per l’intreccio del libretto sia per le musiche intramontabili eseguite in questa serata dall’orchestra diretta dal M° Orlando Pulin. |