Dalla Sicilia a Pechino: andata e ritorno nel segno di Scaldati
Enzo Vetrano e Stefano Randisi fra palcoscenico e cinema
di Nicola Arrigoni
E' tutto merito di un dentista cinese, Wang Xiang con la passione per il teatro. La passione di Xiang è talmente cocente e determinata che si è creato il proprio teatro, Penghao Theater, un piccolo caffè teatro di un centinaio di posti che nel corso degli anni è diventato un punto di riferimento per i giovani cinesi di Pechino che vogliono conoscere la scena contemporanea europea e nel caso specifico quella italiana.
«Tutto è cominciato qualche anno fa quando Wang Xiang venne a Vie, il festival della scena contemporanea di Modena – spiega Enzo Vetrano, reduce da Pechino insieme a Stefano Randisi -. Quest'anno abbiamo portato Totò e Vicè di Franco Scaldati. Il pubblico è stato al gioco, ha seguito, si è fatto portare in quel territorio dell'oltre vita in cui camminano Totò e Vicè. E' stato emozionante percepire il silenzio attento e commosso di una platea piena di giovani universitari. C'è una grande voglia di occidente e di cultura, una voglia di conoscere cosa accade fuori dalla Cina. Insieme a Totò e Vicè abbiamo portato il nostro Pirandello di Fantasmi con L'uomo dal fiore in bocca e Sgombero. In tutto abbiamo fatto una settimana di repliche, sempre tutto esaurito, ma ciò che ogni volta che ci stupisce è la fame di cultura e di teatro dei ragazzi che vengono a vederci».
Non si è trattato solo di una esperienza teatrale ma per Randisi e Vetrano questo ritorno a Pechino è stata anche una esperienza umana con un mondo che è davvero un altro mondo, malgrado si stia occidentalizzando quasi a marce forzate. «Abbiamo avuto la netta impressione che il nostro teatro equivalesse ad una sorta di iniezione di novità e soprattutto libertà per gli spettatori che ogni sera venivano a vederci. I giovani cinesi vivono sotto una cappa di smog che non è solo reale – l'aria a Pechino è irrespirabile e il cielo sempre grigio – ma anche culturale. Lo stesso Wang Xiang si è visto negare dal Ministero della Cultura alcuni permessi su spettacoli che avrebbe voluto portare nel suo teatro – continua Enzo Vetrano -. Wang Xiang ama molto la cultura occidentale e quella italiana, non solo il teatro, ma anche l'arte contemporanea. Il suo caffè teatro è diventato un punto di riferimento per chi non si accontenta di quello che è organico al governo, ma cerca i segnali di una cultura off, rispetto a quella selezionata e promossa dal partito».
Se il viaggio a Pechino ha rappresentato un'iniezione di entusiasmo e di senso per Vetrano e Randisi, i due attori siciliani sono reduci dal successo della versione cinematografica di Totò e Vicè di Franco Scaldati, realizzata da Marco Battaglia e Umberto De Paola, presentata a Taormina. «La natura di Totò e Vicé due creature senza tempo, sconcertate e sconfinate ha trovato una propria poetica e sconcertante bellezza in una Palermo restituita nei suoi colori e silenzi dalla maestria dei due registi. Quando abbiamo visto il film siamo stati noi a stupirci per primi. Il viaggio dei nostri Totò e Vicè ha trovato in Palermo un tempo e uno spazio sorprendenti e carichi di emozioni, di poesia vera, fatta di sfumature, silenzi, dolori e gioie sottili. Il pubblico del festival di Taormina è stato letteralmente rapito dalla bellezza della Palermo in cui si muovono i due nostri personaggi, una città carica di silenzio e fascino, una città che è riemersa autentica e inedita grazie alla sensibilità di Battaglia e De Paola. La mia speranza è quella di riuscire a portare il film al prossimo festival Vie ad ottobre».
Il pensiero di Vetrano va alla magia che ormai caratterizza il loro Totò e Vicè un lavoro a cui i due attori si dedicano anima e corpo, che portano in scena con poetica dedizione, la stessa dedizione che riservano alla drammaturgia di Franco Scaldati come è accaduto per quella di Luigi Pirandello. «Ogni volta io e Stefano ci sorprendiamo della forza dei due personaggi di Scaldati, della loro fragilità, portatrice di una potenza emotiva che stupisce anche noi che diamo corpo alle parole dell'autore – prosegue Vetrano, anticipando il prossimo lavoro -. La prossima stagione il Teatro di Roma ci produrrà l'inedito di Franco Scaldati, Ombre folli che abbiamo presentato in forma di studio al festival Il Garofano verde, diretto da Rodolfo Digiammarco. La storia di due uomini, due operai che vivono insieme per quarant'anni. Uno dei due ama travestirsi e sequestra l'altro. E' la storia di una vita vissuta insieme, è un testo forte e carico di dolore e poesia come nello stile di Scaldati». E mentre Enzo Vetrano si percepisce un trasporto intellettuale ed emotivo assoluto che spiega il perché ogni incontro con la coppia Vetrano/Randisi è un incontro fatto di dedizione assoluta per il teatro, è la condivisione di un percorso alla ricerca dell'autenticità della vita, nascosta dietro le storie e i dolori degli emarginati di Scaldati.