Ricalcolo
di Giuseppe Pugliese
In questi giorni malsani, in cui le poche certezze che avevamo sono state pesantemente messe in dubbio, c'è una vocina fastidiosa che si aggira costantemente nella mia testa.
La prima volta che l'ho udita ho pure sorriso. Sì, in questa situazione effettivamente sembra di stare guidando verso luoghi ignoti e capita spesso di superare l'uscita giusta, prendere la rotonda sbagliata, addirittura fare inversione di corsia!
E allora... “Ricalcolo!”
Che quando sei in auto è di sicuro un aiuto, ma un po' anche stizzisce. Perché sembra che comunque qualcuno ti stia dando dello stupido o, quanto meno, dell'incapace. Sembra che dietro una semplice parola ci sia una sorta di muto rimprovero: “Ma come io ti ho guidato sino a qua, ti ho fornito tutte le indicazioni, i parametri da seguire e la velocità da mantenere e tu sbagli? E poi in questo modo così cretino, non per evidente difficoltà, ma per pura distrazione. E allora io che ci sto a fare qui? Mi prendi in giro?”.
Non so a voi, ma a me capita di fare spesso questa riflessione. Effettivamente sbaglio perché sto chiacchierando con un mio occasionale compagno di viaggio o perché sto cantando la canzone che passano alla radio o semplicemente pensando ai cazzi miei e, fondamentalmente, non ascolto. Figuratevi poi se per quelle strade ci sono già passato altre volte... allora sì che la mia presunzione me lo fa' anche spegnere il navigatore, salvo poi ricorrervi come a un semidio nel tentativo di rimediare all'ennesimo ritardo, al penultimo (perché di sicuro l'ultimo non sarà) appuntamento mancato.
Di solito è una cortese voce femminile quella che si interessa al tuo percorso e ti segnala appositamente cosa fare per viaggiare al meglio, sfruttando tutte le opportunità presenti nella viabilità e non perderti mentre sei diretto verso destinazioni a te sovente sconosciute.
Ma ci sono quelli che preferiscono ascoltare la voce del proprio attore preferito, del proprio dialetto, o quelle comiche o che ti insultano e sbeffeggiano ad ogni minimo errore. Però dopo un po' si torna sempre a lei: alla signorina del navigatore, perché diciamocelo... in fondo è chiara, cortese ed educata; ti ci abitui, sembra quasi una di famiglia.
Tuttavia in questo periodo buio non c'è satellite che possa mantenere davvero tutto aggiornato in tempo reale. I lavori in corso sono troppi e strade e ponti disseminati di buche ed ostacoli. Le città chiuse o quasi, le vie da percorrere soggette a restrizioni o deviazioni, i controlli continui.
Ok, va tutto bene pur di sconfiggere l'invisibile nemico. E intanto quel poco traffico che c'è scorre che è una bellezza, l'inquinamento si è fortemente ridotto e la gente si sforza di stare a casa, di riscoprire vecchi valori ed interessi posti nel dimenticatoio da un po'.
Io soltanto al termine della giornata, dopo l'ultimo tg, mi concedo di pensare al futuro. Ma neanche più di tanto in verità. Chissà se quando sarà tutto passato torneremo davvero alle nostre vecchie vite. Magari più solidali tra noi o, al contrario, più egoisti che mai. Cosa racconteremo alle generazioni future dopo esserci scoperti così fragili? Così piccoli e, in fondo, così soli? Ogni giorno che passa ci distanziamo di più, dubitiamo maggiormente degli altri.
Torneremo a salutarci con abbracci sinceri e stringeremo mani con forza o manterremo quegli atteggiamenti distanti e scostanti che, ahi noi, siamo stati costretti ad assumere?
D'accordo, lo so che queste mie riflessioni appaiono trite e ritrite, ma allora cosa posso fare? Ricalcolo.