"La paranza dei bambini",
di Roberto Saviano e Mario Gelardi
regia Mario Gelardi
con Vincenzo Antonucci, Luigi Bignone, Carlo Caracciolo, Antimo Casertano, Riccardo Ciccarelli, Mariano Coletti, Giampiero de Concilio, Simone Fiorillo, Carlo Geltrude, Enrico Maria Pacini
scene Armando Alovisi
costumi 0770 di Irene De Caprio
musica Tommy Grieco
luci Paco Summonte
collaborazione alla regia Carlo Caracciolo
aiuto regia Irene Grasso
programmazione Mismaonda Gianluca Russino e Laura Montagna
un progetto Nuovo Teatro Sanità
prodotto da Mismaonda
in collaborazione con Marche Teatro
charity partner Amref Health Africa
Al Festival dei Due Mondi di Spoleto, l'1 e 2 luglio 2017. Prima nazionale
Giovani camorristi in ascesa
di Giuseppe Distefano
Era subito chiaro, dopo pochi minuti, che lo spettacolo non poteva reggere l'assunto del romanzo. Per il semplice fatto che gli attori in scena, non avendo l'età anagrafica di quelli descritti nel testo di Roberto Saviano, assumevano altri connotati e caratteristiche che li allontanavano dalla storia realistica che li vuole invece giovanissimi adolescenti. Come evinto anche dal titolo La paranza dei bambini (edito da Feltrinelli, 2016). La riduzione scenica del regista Mario Gelardi del libro best-seller di Saviano per raccontare la controversa ascesa di una tribù adolescente verso il potere, diventa un ennesimo allestimento con argomento malavitoso, ma senza la graffiante zampata di denuncia che Saviano imprime alla storia-inchiesta descrivendo il nuovo fenomeno che vede ragazzi assoldati dalla camorra mietere terrore nel territorio napoletano. Saviano li sintetizza molto bene: "Hanno scarpe firmate, famiglie quasi normali e grandi ali "d'appartenenza" tatuate sulla schiena. Sfrecciano in moto contromano per le vie di Napoli perché sanno che la loro unica possibilità è giocarsi tutto e subito. Non temono il carcere né la morte. Sparano, spacciano, spendono. Sono la paranza dei bambini". Nel gergo camorristico "paranza" significa gruppo criminale, ma il termine ha origini marinaresche e indica le piccole imbarcazioni per la pesca che, in coppia, tirano le reti nei fondali bassi, dove si pescano soprattutto pesci piccoli per la frittura di paranza. L'espressione "paranza dei bambini" indica la batteria di fuoco, ma restituisce anche con una certa fedeltà l'immagine di pesci talmente piccoli da poter essere cucinati solo fritti, proprio come quei giovanissimi legati alla camorra che Saviano racconta. È una realtà cruda, violenta, senza scampo che la messinscena illustra con una gang di giovani delinquenti baldanzosi, con aspirante boss, che si muove su una passerella rialzata con antenne paraboliche che funge da terrazza e da covo del capo per loschi accordi, e su due scivolose pedane mobili che creano ambienti di strade e bassi napoletani, dove si consumerà un finale tragico. I pur generosi giovani attori non sono pienamente credibili anche per via dei costumi rigorosamente neri che, pur con diverse personalità e ruoli all'interno della banda che si va formando, li uniformano. Sarebbe bastato, almeno, che indossassero abiti giovanili di oggi per avvicinarli un po' alla realtà quotidiana. Rimane la validità, indiscutibile, del lavoro che il regista Gelardi compie da anni con i ragazzi nel quartiere Sanità dove nel Teatro che porta il nome di quel luogo nel cuore di Napoli, si tenta di costruire per loro un presente reale e immaginare un futuro possibile grazie al teatro.