San Sepolcro, Kilowatt Festival
"Una nota polemica sul Teatro Dante
e un apprezzamento per "Api Regine"
I frequentatori assidui del Kilowatt Festival si saranno accorti che i luoghi di azione sono: la piazza di Torre della Berta, in cui viene montato un palcoscenico con tanto di attrezzature elettriche, fari, audio ecc; la sala di via della Misericordia, posta al primo piano e attrezzata a teatrino di circa 100 posti per stare nelle norme di sicurezza, così dicasi per quello ricavato nella ex chiesa di Santa Chiara (giá Sant'Agostino).
Ebbene, in questi tre spazi, e altri per eventuali incontri, agisce da 16 anni tutta l'attività del Kilowatt Festival. Eppure dovete sapere che San Sepolcro ha anche un teatro all'italiana, situato in via XX settembre, in pieno centro, di circa 350 posti, che porta il nome Dante. Il proprietario è un privato che durante il periodo autunnale ci fa cinema e ospita Compagnie teatrali, anche di livello.
A domanda perché questo teatro non partecipasse agli eventi di Kilowatt Festival, almeno per alcune manifestazioni giuste per quel teatro, ci è stato risposto: "Troppo costoso il suo affitto". Allora ci viene voglia di dire a questo privato che lui non ama la sua città, che la sua esosità non consente a tutti quei giovani che gravitano su San sepolcro,
che danno vita e aiuto ai molteplici servizi della città (ristoranti, caffè, negozi ecc) è un atto incivile, di egoismo, anticulturale, di crescita partecipata. Un atteggiamento veramente riprovevole. Abbiamo voluto aprire questa nota polemica verso questo privato, perché ci fa male vedere che l'affluenza notevole di pubblico obbliga molti spettatori a sedersi in terra, ai piedi degli attori che stanno lavorando. È vero che molti eventi vivono meglio negli spazi improvvisati dal festival, poiché rispondono alla filosofia della contemporaneità. Ma è pur vero che la città dovrebbe far conoscere anche il teatro ufficiale in cui trovano ospitalità molte compagnie. Detto ciò, è girato alle competenze del Comune, che dovrebbe intervenire in proposito, lasciamo questo importante, vivo, ospitale, Festival con vivo rammarico.
L'ultimo spettacolo da noi visto era "Api Regine".
Una favola fantascientifica in cui l'autrice Magdalena Barile si azzarda a immaginare un mondo dominato da sole donne, "Api Regine", appunto, poiché hanno raggiunto la distruzione del maschio, come rivalsa a ciò che per secoli il maschio ha fatto alle donne. In questo nuovo contesto, rinasce l'unico uomo a cui le "Api Regine" dovrebbero dimostrare la strada del cambiamento. Avverrà? Ai posteri l'ardua sentenza.
Interpretato da quattro brave attrici (Simona Arrighi, Giorgia Coco, Laura Croce, Sandra Garuglieri), e un giovane maschio (Iacopo Reggioli), tutti ligi al dettato registico curato dalla stessa autrice, il pubblico numeroso e giovane ha applaudito a lungo, apprezzando questa favola teatrale da fantascienza a cui hanno contribuito bene i costumi di Clotilde e la scena di Silvia Avigo.
Mario Mattia Giorgetti
API REGINE – COMMEDIA FANTASCIENTIFICA SULL'ELIMINAZIONE DEL MASCHIO
ATTO
DUE / MURMURIS
testo e regia Magdalena Barile
con Simona Arrighi, Giorgia Coco, Laura Croce, Sandra Garuglieri, Iacopo Reggioli
scene Silvia Avigo
costumi Clotilde
produzione AttoDue/Murmuris
Auditorium Santa Chiara, 16 luglio 2018