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FESTIVAL DEI DUE MONDI DI SPOLETO 2018 - “THEY”, coreografia Marianna Kavallieratos. - di Giuseppe Distefano

Alexandros Vardaxogloy e Alexis Fousekis in “They”, coreografia Marianna Kavallieratos Alexandros Vardaxogloy e Alexis Fousekis in “They”, coreografia Marianna Kavallieratos

"They" ideazione – coreografia Marianna Kavallieratos
co-coreografi e performers Alexandros Vardaxogloy, Alexis Fousekis
disegno luci Eleftheria Deko
musica Dom Bouffard
costumi Vasiliki Syrma
assistente coreografa Aspasia-Maria Alexiou
produzione & organizzazione tour Delta Pi
il progetto è stato sviluppato nell'ambito di The Watermill Summer Program diretto da Robert Wilson con il supporto economico del Ministero della Cultura Greco (YPPOA)
Al San Nicolò sala Convegni di Spoleto, per il 61° festival dei Due Mondi, dal 12 al 14 luglio 2018

Un letto illuminato da un rettangolo di luce. Sotto di esso s'intravedono dei giocattoli in miniatura: una carrozzina, un secchiello, un ferro da stiro, delle tazzine da the, una scopa, un secchio con mocho. Saranno gli oggetti di giochi infantili che riveleranno la natura "altra" di due uomini, che possiamo immaginare, nelle sequenze che si sviluppano, prima bambini, poi adolescenti, quindi adulti. L'intenzione che muove lo spettacolo They della danzatrice e coreografa greca Marianna Kavallieratos è quella di "esplorare il concetto di transgender e l'identità sessuale della natura umana" attraverso il legame che si instaura tra due creature colte nell'intimità di una stanza. Nella convivenza di un luogo in cui gli oggetti sopracitati assumono una valenza rivelatoria di comportamenti umani, avviene la scoperta di un'attrazione, di un rispecchiamento. Ma il rapporto tra la coppia esula dalla dimensione solamente relazionale di due persone che potrebbero essere fratelli o amanti. Sembra piuttosto definire un'unica persona, il suo doppio, lo stesso soggetto in cerca di una conciliazione tra due opposti, il maschile e il femminile. I bravissimi performer, Alexandros Vardaxogloy, Alexis Fousekis, indossano lo stesso costume nero, una sorta di tonaca talare che li priva della visione del corpo, manifestando la loro fisicità solo nei gesti fortemente espressivi nella semplicità degli sguardi continui e nei movimenti di una danza che fa della ripetitività la sua cifra. Sono passi geometrici avanti e indietro, rotazioni delle braccia e della testa, che li avvicinano e li allontanano, per giungere a intrecci e duelli con spade luminose. Spezzano quella successione dei momenti di buio alterni che li colgono in diverse pose seduti sul letto, indifferenti, dondolanti, in attesa, ignorandosi, poi con le mani e le braccia che si cercano, e i giochi domestici, femminili, che prendono vita nelle loro azioni. Tutto questo si ripete mentre cresce il richiamo vicendevole che si trasforma in una danza sempre più veloce di esplorazione reciproca, di lotta, attrazione, dominio, resistenza, rifiuto, una danza virile e tenera, furiosa e pacata, che esplode nella sequenza liberatoria in cui sulla canzone di Sylvester You make me feel (Mighty real), dimenandosi nella sfrenata danza da discoteca, sotto la lunga gonna riveleranno indosso uno slip rosa e uno azzurro.

Giuseppe Distefano

Ultima modifica il Lunedì, 23 Luglio 2018 20:51

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