Prime assolute inaugurano la 38° edizione del Festival Oriente Occidente a Rovereto (TN)
Rovereto, Teatro Zandonai, 31 Agosto
PONTUS LIDBERG DANCE - STATI UNITI;
DANISH DANCE THEATRE - DANIMARCA
SIREN
Rovereto, Teatro Alla Cartera, 31 Agosto
DAVIDE VALROSSO
BALLETTO DI ROMA - ITALIA
SOGNO, UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE
Ha preso il via venerdì 31 agosto a Rovereto con una prima mondiale al Teatro Zandonai la 38° edizione della rassegna di danza Oriente Occidente. Tema dell'edizione 2018 di questo festiva, sempre attento alle connessioni culturali che determinano il mondo contemporaneo è la Nuova via della seta, indagine sulla danza contemporanea e di confronto culturale tra Ovest ed Est. Eventi portanti infatti saranno affidati a compagnie rappresentative del Giappone, Cina e Corea del Sud e di quanto queste siano anche debitrici della tradizione della danza occidentale.
L'inaugurazione è stata affidata al giovane coreografo svedese Pontus Lidberg con la sua compagnia Pontus Lidberg Dance in collaborazione con la Danish Dance Theater. Siren è la sua creazione nata da in cooproduzione con il Festival Oriente Occidente Giovane coreografo attivo dal 2003 quando fondò la compagnia che porta il suo nome, Lidberg è riuscito nel corso di questi 15 anni ad affermarsi come uno dei più promettenti artisti con all'attivo collaborazioni con il New York City Ballet, Semper Opera Ballett Desden, Martha Ghaham Dance Company, di cui si considera discepolo, per arrivare ad essere nominato direttore del Royal Danish Ballett. "Maestro del silenziosamente inquietante" viene definito dalla critica internazionale, eppure le sue coreografie si inseriscono su una sottile trama narrativa che prende forma dai movimenti di corpi dei danzatori strettamente connessi gli uni e agli altri capaci di catturare l'attenzione del pubblico tramite una lettura dello spazio non banale o fine a se stessa. Infatti una coreografia presuppone una narrazione che in questo che prende spunto dall'incontro di Ulisse con le sirene. Il riferimento mitologico spinge l'artista e il suo drammaturgo Adrian Guo Silver ad una indagine sulla ricerca dell'impulso creativo. Non racconta la storia del mito ma il desiderio, la ricerca della creatività, di comunicazione e di comprensione che sfocia nella solitudine, che prende forma da sette danzatori con al centro la figura femminile della Sirena che emerge dall'acqua (una vasca in palcoscenico elemento sempre presente). Emblema di società liquida, la sirena, assurge a immaginario della sensibilità contemporanea: fragilità e inganni relazionali, instabilità umorali collettivi. Lenti e fluttuanti sono i movimenti dei corpi dei danzatori che non lasciano spazio ad azioni di puro virtuosismo ma che lavorano costantemente alla ricerca di uno spazio di azione interiore che parte da un preciso punto di contatto con il corpo, punto d'appoggio e di partenza, per una azione coreografica fluida e collettiva che si appropria dello spazio scenico senza interruzioni. Una coreografia sussiste su una colonna sonora e Siren è supportata dalla Sonata n. 18 in Sol maggiore per pianoforte di Franz Schubert, ricca di contrasti cromatici e grandi sonorità che esplorano tutta la tastiera pianistica, e dalla composizione originale di Stefan Levin, elettronica e tonale. Elementi fluttuanti come un telo che può diventare onda marina, vela, ma schermo di proiezione sono gli scarni elementi scenici. I protagonisti si perdono alla ricerca del mito della Sirena che rientra nel suo ambito liquido, che alla fine condurrà proprio l'umano a immergersi nell'essenza marina alla ricerca vana e mortale della sua esistenza. Successo di pubblico vario per età e provenienze geografiche che conferma l'internazionalità del Festival nel panorama della rassegne di danza in Italia.
In altro spazio scenico la serata è proseguita al Teatro delle Cartiere, sempre a Rovereto, struttura all'interno di un complesso industriale dismesso e utilizzato come spazio laboratorio, con il progetto in prima assoluta Sogno, una notta di mezza estate del Balletto di Roma guidato da Davide Valrosso, coreografo associato al Festival, nato da un progetto di workshop liberamente ispirato alla fantastica commedia shakespeariana fatta di storie di coppie di innamorati che inseguono tra insidie e seduzioni. Le premesse ci sarebbero state tutte in questa azione che ha come protagonisti gli otto danzatori suddivisi in coppie che si disfano e si ricompongono, anche in questa situazione di sottende un'armonia di corpi che si allacciano e si sciolgono con una buona base tecnica. Tema quello del "sogno" che si materializza nei danzatori vestiti da pupazzi, tratti del nostro un immaginario infantile. Il sogno è ingannatore? Alla fine un robottino, moderna versione del folletto Puck mutevole ed ingannatore, ci fa capire la mutevolezza del sogno. Comunque uno spettacolo dignitoso che potrebbe evolversi in qualcosa di più consistente.
Federica Fanizza