coreografia Renato Zanella
con la COMPAGNIA DANIELE CIPRIANI
costumi Anna Biagiotti
disegno luci Alessandro Caso
Trieste, Politeama Rossetti, 2 gennaio 2025
“Alles Walzer!” È questo l’invito che il maestro di cerimonia dei grandi balli viennesi rivolge alle coppie dei debuttanti in società all’inizio della serata, dopo la loro presentazione ufficiale. La frase suggella l’apertura dell’evento mondano cui segue l’esecuzione del celebre “An der schönen blauen Donau” di Johann Strauß. E sono proprio la musica e l’atmosfera della Wiener Ballsaison, perfette a Capodanno per augurare una serie infinita di giorni felici e sereni, ad essere interpretate con freschezza dalla Compagnia di Daniele Cipriani in questo inizio di gennaio. Il risultato è una performance spensierata e allegra, volta a declinare le mille sfaccettature della danza dal ritmo ternario. Il suo fascino dionisiaco conquistò anche Goethe che nei Dolori del giovane Werther racconta così le emozioni di una serata danzante: «Venne poi il momento del valzer, le coppie iniziarono a volteggiare come sfere celesti le une attorno alle altre […] Non mi sono mai sentito così sciolto, leggero: non ero più nemmeno un uomo. Avere tra le mie braccia la più adorabile delle creature, farsi travolgere con lei in un turbine, svelti come la saetta, e non percepire più nulla intorno a sé…». Fil rouge dell’intera esibizione dei 12 giovani ballerini è il verbo tedesco walzen che significa “girare, ruotare, volteggiare” senza sosta. Accompagnati da spartiti diversi, alternati anche a momenti ironici di silenzio, i ballerini attraversano lo spazio cupo e vuoto sfidandolo con le loro silhouettes eleganti, abbandonandosi allo stesso andamento rotatorio, veloce e spigliato. Le melodie più note di Johan Strauss e Johan Strauss Jr. animano le esibizioni create da Renato Zanella, la cui fama internazionale eccelle per aver diretto il corpo di ballo della viennese Staatsoper e per aver creato indimenticabili edizioni del Concerto di Capodanno di Vienna in mondovisione. Mancano gli arredi dei lussuosi palazzi, manca l’orchestra dal vivo ma si respira ugualmente il clima di festa e di speranza che i danzatori vogliono trasmettere. Il finale è a sorpresa: un pas de deux romantico e sofferto sull’Adagietto di Mahler tratto dalla Sinfonia n. 5, a segnare simbolicamente il declino di un’epoca. I saluti finali sono invece affidati alla “Radetzky Marsch” per scandire con applausi ritmati il talento dei singoli interpreti. Elena Pousché