mercoledì, 16 ottobre, 2024
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APRÈS-MIDI D'UN FAUNE | BOLÉRO | LE SACRE DE PRINTEMPS - coreografia Roberto Zappalà

"Trilogia dell'estasi", coreografia Roberto Zappalà. Foto Giacomo Orlandi "Trilogia dell'estasi", coreografia Roberto Zappalà. Foto Giacomo Orlandi

Après-midi d’un faune | Boléro | Le Sacre du Printemps
Musiche di Claude Debussy, Maurice Ravel, Igor’ F. Stravinskij e AA.VV.
Compagnia Zappalà Danza
Danza e collaborazione Samuele Arisci, Faile Sol Bakker, Giulia Berretta, Andrea Rachele Bruno, Corinne Cilia, Filippo Domini, Laura Finocchiaro, Anna Forzutti, William Mazzei, Silvia Rossi, Damiano Scavo, Thomas Sutton, Paola Tosto, Alessandra Verona, Erik Zarcone
Coreografia, regia, scene e luci Roberto Zappalà
Direttore Vitali Alekseenok
Drammaturgia Nello Calabrò
Assistente alle coreografie Fernando Roldan Ferrer
Costumi Roberto Zappalà in collaborazione con Veronica Cornacchini
Realizzazione costumi Majoca
Realizzazione scene Peroni S.p.a.
Direttore allestimenti scenici Arcangelo Mazza Goatmask Giada Russo Art Atelier
Direzione tecnica Sammy Torrisi
Direzione generale Maria Inguscio
una co-produzione Scenario Pubblico | Compagnia Zappalà Danza Centro di Rilevante Interesse Nazionale, Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino (Firenze), Centre Chorégraphique National de Rillieux-la-Pape (Lione), Fondazione I Teatri (Reggio Emilia), MilanOltre Festival (Milano),Teatro Massimo Bellini (Catania)
Orchestra e Tecnici del Teatro Massimo Bellini
Catania, Teatro Massimo Bellini dal 8 al 13 ottobre 2024

www.Sipario.it, 8 ottobre 2024

 La “TRILOGIA DELL’ESTASI” in danza al Bellini di Catania

Accostarsi alla danza contemporanea  non è un’operazione consueta né immediata ed agevole per lo spettatore privo di particolare esperienza in materia. Il distacco della cosiddetta “danza moderna” dal Balletto classico ha conosciuto fino ad oggi forme ed espressioni tra le più svariate e cangianti e, quindi, può coglierlo di sorpresa. Tutto questo si è evidenziato immediatamente alla visione della “Trilogia dell’estasi” con la coreografia di Roberto Zappalà, in scena il 6 ottobre 2024 al Teatro Massimo “Bellini” di Catania, come spettacolo di “ripresa”, nella sua seconda parte, della Stagione Lirica e di Balletto 2023-‘24 del teatro etneo. 

Lo Zappalà, da molti anni, si dedica non solo alla coreografia, con personalissimi  e meditati studi ed approfondimenti di temi e stilemi che hanno preceduto in quest’arte le sue ideazioni, ma ha anche creato una propria Compagnia, la “Zappalà Danza”, e dato vita, nel 2002, ad una struttura nel cuore di Catania, denominata “Scenario Pubblico”, che ha avuto ampia risonanza, accostandovi la fucina di talenti da lui ideata e messa in essere, del cosiddetto CZD2. 

Quello utilizzato, a suo dire, nelle proprie creazioni coreografiche è il linguaggio “MoDem”, ovvero “Movimento Democratico”, che ha codificato, attraverso il quale concretizza le proprie tematiche e plasma danzatori di grande energia, lasciando loro una “democratica” libertà di lavoro su se stessi e tendendo, con la cura di ogni gesto minimale, alla finalità di “espulsione del pudore” a favore,  principalmente, dell’erotismo.

Per la cosiddetta “Trilogia dell’estasi”, il coreografo catanese, coadiuvato dal drammaturgo Nello Calabrò, suo collaboratore storico, dopo, sempre a suo dire, una più che decennale gestazione concettuale ed espressiva, fatta di studio dei grandi coreografi che lo hanno preceduto nell’impresa improba di dare singolarmente movimento danzato a tre dei capolavori musicali di fine ‘800, primi ‘900: il “Prélude à l'après-midi d'un faune” di Claude Debussy, il “Bolero” di Maurice Ravel e “Le Sacre du Printemps” di Igor’Strawinskij, li ha coraggiosamente messi insieme in un unicum, preceduto e intervallato soltanto da brevi ma intensi momenti di musica thecno, di Tujamo, Vinne e Murotani.

Cosa lo abbia spinto a mettere insieme tre autori storici così diversi è la sua teoria del voler “raccontare” l’umanità con la danza, farla protagonista assoluta, a partire da termini che accomunerebbero i tre brani in questione, come “sacrificio” “erotismo” e “solitudine”, declinati in multiformi varianti, insieme a molti altri, sinonimici o meno. 

La Trilogia, al debutto al Maggio Musicale Fiorentino 2024, co-prodotta anche dal Teatro Massimo Bellini, è nata da ponderazione, riflessione, studio e ispirazione dello Zappalà anche “della” e “alla”  cinematografia, con l’ultimo film di Stanley Kubrick ” Eyes Wide Shut” (1999), e s’è ispirata pure ad un caso di cronaca, accaduto nel 2020 a Roma, conclusosi con lo stupro di una sedicenne. 

Dunque, in estrema sintesi, rifacendosi ai termini di riferimento di cui sopra, l’esclusione, il corteggiamento e l’erotismo diventavano la chiave di lettura del brano di Debussy; l’inclusione, il vizio e la lussuria quella del brano di Ravel e la persecuzione e il sacrificio (con un “eletto” collettivo, non singolo come nell’originale) quella del capolavoro di Strawinskij. Il tutto con un occhio di prudente speranza nella resipiscenza autocritica dell’umanità che apparirebbe, oggi, in via di sacrificale auto-perdizione.

Con la regia, la coreografia, le scene e le luci dello Zappalà, l’ambientazione era decisamente “metropolitana/pop”, con scritte luminose che brillavano su un’ipotetica città ed allusioni grafiche al disfacimento della società contemporanea; per la qual cosa, inevitabilmente, lo spettatore ha accostato la terminologia  di “estasi” del titolo ad un’altra assolutamente negativa, ma di tragica attualità, come l’“ecstasi” chimica. 

I costumi di Zappalà e Cornacchini, variegati e caratterizzati da studiata mancanza di identificazione del genere dei danzatori, a volte indulgendo ad una nudità sinuosa, (s)vestivano giovanissimi interpreti che non si risparmiavano, da soli o in coppia, ma comunque,  per la maggior parte del tempo in un insieme compatto, in un’espressione gestuale frenetica ed anche vocale. La presenza di maschere e neri mantelli e l’uso delle luci evocavano scenari dal suddetto film di Kubrick, con diverse citazioni, in accostamento, in particolare, al “Bolero” di Ravel.

Sul podio, il Maestro Vitali Alekseenok dirigeva l’orchestra del Teatro Massimo Bellini, nell’esecuzione dal vivo dei tre capolavori musicali.

Come anticipato all’inizio di questo scritto, l’approccio con la danza contemporanea non è di facile impatto per lo spettatore, perché spesso, come in questo caso, s’incontrano la fantasia sfrenata e le motivazioni personali del coreografo, intrecciate ad una drammaturgia che cerca di mettere insieme tre capolavori pressoché coevi, ma profondamente diversi, senza, in fondo, riuscire a porgere un concreto perché al pubblico. 

Per questo convivere e coesistere di spunti, temi, motivazioni, riflessioni e consuntivi, soluzione indubbiamente ponderata e studiata per decenni proprio col fine di ammannire un quanto più ricco, complesso e variegato prodotto finale, è inevitabile che gli stessi creatori dichiarino di lasciare al pubblico la più vasta possibilità interpretativa e di gradimento e di emozione, senza porsi tante domande. 

E’ presto spiegato il perché: più carne al fuoco si mette, più difficile diventa per lo spettatore che non sia addentro alle problematiche ed alle infinite sfaccettature della danza contemporanea, né tanto meno si trovi sulla lunghezza d’onda immaginifica degli autori di coreografia e drammaturgia, né sui loro spunti ispirativi, immedesimarsi e comprendere o almeno cercare di comprendere ciò che gli si presenta davanti. Dunque, tutto ciò rischia di comparirgli come immotivato, o non pienamente attinente a ciò che si stia ascoltando dal punto di vista musicale o addirittura ipercinetico e fine a se stesso. Questo, inevitabilmente, è accaduto. Del resto era stato previsto, nonché  provvidamente prevenuto.

Per valutare in questa sede la Trilogia dello Zappalà, quindi, sia dato atto al coreografo d’impegno e convinta immedesimazione in temi e illustri precedenti e di sperimentazioni del tutto personali, come quella di aver deciso di guardare il film di Kubrick senza audio, ma con il “Bolero” di Ravel come colonna sonora;  nonché d’immaginazione fervida e di un taglio scenico di tipo cinematografico, ma ben lontano dal lento, raffinatissimo e compiaciuto voyeurismo del celebre regista anglo-americano. Si ascolti, poi, in fase di esecuzione, con la dovuta compartecipazione, quella che finisce per diventare, inevitabilmente, in casi come questo, la “colonna sonora” illustre di un “esperimento”; e infine s’invitino gli autori a non vessare il pubblico “emozionato” con un eccesso di glicole propilenico, insufflato generosamente per tutta la durata dello spettacolo, alla ricerca consapevole di un’atmosfera fumogena di annebbiamento, sia reale che metaforico. 

Natalia Di Bartolo

Ultima modifica il Martedì, 08 Ottobre 2024 22:43

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