di Nicola Bonazzi e Andrea Santonastaso
con Andrea Santnastaso
regia di Nicola Bonazzi
produzione Teatro dell’Argine, Bologna
al teatro Filo, Cremona, 7 ottobre 2024, Acrobatiche poetice. Scritture contemporanee per la scena.
Da grande voglio fare l’aggettivo – il titolo del monologo di Nicola Bonazzi e Andrea Santonastaso è una frase rubata a Federico Fellini. Santonastaso, figlio di Pippo e nipote di Mario celebre coppia comica della tv fine anni Settanta inizi anni Ottanta, racconta la sua storia di famiglia, partendo dal pranzo dopo il funerale dello zio Mario, una riunione che sconfina nei ricordi. E Amarcord è il film che fa da filo conduttore al racconto di Andrea, appassionato di cinema, attore quasi per caso e suo malgrado, in fondo un poco schiacciato dal successo del padre e dello zio, ma anche dall’ossessione della memoria che il nonno frequenta registrando con il suo magnetofono tutto e tutti. E allora Amarcord – libera riscrittura di a m’arcord in romagnolo: io mi ricordo – è un poco come l’aggettivo del titolo. Il voler fare l’aggettivo è come dire consacrarsi con malcelata modestia alla notorietà. Definire un film, uno spettacolo, un’immagine felliniani, vuol, dire rifarsi a qualità e caratteristiche universalmente riconosciute. Andrea Santonanastaso – fisico allungato e sguardo dolce ma tagliente – gioca con le parole, si racconta, a tratti in terza persona, a tratti in prima persona e costruisce un monologo ricco di citazioni, ricco di aneddoti in cui si definisce un’epoca, un mondo: quello del teatro e del cinema fatto di illusioni cercate, rincorse e perdute. Una lavagna, una tela su cui alla fine Santonastaso si disegna attorniato dai suoi parenti, un magnetofono e due ombrelli di quelli per i set fotografici delimitano la scena come se ci si trovasse in uno spazio per un provino. Da grande voglio fare l’aggettivo è una confessione a cuore aperto, è una dichiarazione di pigra impotenza nei confronti della vita, di passioni che travolgono e se ne vanno. C’è ironia, tanta amarezza e un po’ di salvifico distacco in quanto dice e fa Andrea Santonastaso che chiude – un monologo forse a tratti un po’ lungo e ripetitivo – con una dichiarazione d’amore al mestiere più bello del mondo: fare l’attore. Da grande voglio fare l’aggettivo è l’esempio di un teatro di onesta fatica attoriale, di accurata scrittura teatrale, di impudica voglia di fare i conti con se stessi e regalare al pubblico un po’ di sé e lo stupore di un tempo e un mondo delle spettacolo che non ci sono più e che fanno tanto casa e famiglia. Applausi, meritati applausi ad Andrea Santonastaso, apprezzata voce radiofonica, raffinato cinefilo e attore suo malgrado con impudica e dolente poesia. Nicola Arrigoni