Compagnia di danza MP3 Dance Project®
in collaborazione con Change Performing Arts
Michele Pogliani ideazione, coreografia e regia
Lorenzo Ganni, Giovanni Marino, Agnese Trippa e Michele Pogliani interpreti
Musiche di Bergmann
Tiziana Barbanelli costumi
Marta Dellabona e Martina Galbiati spazio scenico
Daniele Lazzara, Lorenzo De Marziani, Michele Innocente video
Fabio Bozzetta luci
Fabrizio De Angelis coordinamento di produzione
Azzurra Di Meco coordinamento artistico
Fonti: La chambre claire, Roland Barthes, Paris 1980
MONTEPULCIANO - Teatro Poliziano, 30 luglio 2022
Ci sarà stata una camera oscura che da lontano guardava ciò che Pasolini realizzava nel suo ultimo drammatico film Salò. Quella camera oscura incarna il vissuto interiore, la lotta fratricida fra la ragione e la passione che albergava in Pasolini. E quel senso quasi necrofilo di dissipazione, di diminuzione, di sparizione. Come sparirà da li a poco. Ma c’è di più Camera Oscura è una lettura sfocata, miope, liofilizzata, intrinseca, messa a fuoco, di un contorno, quale esso sia, è dubbioso saperlo. Inquietudine da vecchia presenza del tempo ballerinico quello di Michele Pogliani che si assaggia ed assaggia chi lo assaggia. Una lettura psicoanalitica che avrebbe fatto godere di piacere Lacan. E poi l’uso di un metro musicale di tale Bergmann, del quale non sappiamo il nome, parte da una forma di Bach in stile Swingle Singers, per poi passare ad una serie di sequenze elettroniche, ritmiche. E’ uno scorrere di corpi, di posizioni, di sovrapposizioni, di feticismo accademico. E’ uno sfondo con sfondi, una visione nella visione, un po' quello che facevano già i francesi o il divino Bunuel. E’ la forma plastica dei plastici fisici di Pasolini, è visione statica del corpo che si compone. E’ sessuale e asessuale. E’ sangue e tempo. Insomma Camera oscura è. Pasolini è vivo, il tempo scorre, le posizioni si inarcano, la lentezza del gesto, la posizione a moto perpetuo del corpo. Camera oscura è. Quindi Michele Pogliani è. Con il suo corpo diviso in altri 3, sue visioni o pre visioni, o meglio proiezioni. Lorenzo Ganni, Giovanni Marino, Agnese Trippa sono il corpo di Michele Pogliani. E nella sinestesia di cinque minuti di film, di meta narrazione, il corpo si compone e si scompone. Cade, si spoglia, si rialza, si tramortisce, finisce, riesce. Senza fine come direbbe Gino. Paoli s’intende. Marco Ranaldi