ENCANTADO
LIA RODRIGUES | LIA RODRIGUES COMPANHIA DE DANÇAS
PRIMA NAZIONALE | COPRODUZIONE ORIENTE OCCIDENTE
Danzato e creato in stretta collaborazione con Leonardo Nunes, Carolina Repetto, Valentina Fittipaldi, Andrey da Silva, Larissa Lima, Ricardo Xavier, Dandara Patroclo, David Abreu, Felipe Vian, Tiago Oliveira, Raquel Alexandre
Creato anche con Joana Castro e Matheus Macena
Assistente alla coreografia Amalia Lima
Drammaturgia Silvia Soter
Collaborazione artistica e immagini Sammi Landweer
Luci Nicolas Boudier
Stage manager Magali Foubert e Baptistine Méral
Estratti musicali canzoni di GUARANI MBYA PEOPLE / Village of Kalipety do T.I. indigenous territory / Tenondé Porã, (cantato e suonato durante la manifestazione indigena di Brasilia dell'agosto 2021 per il riconoscimento delle loro terre ancestrali in pericolo)
Suono Alexandre Seabra
Rappresentanza internazionale e Prenotazioni Colette de Turville
Coordinatrice della produzione Astrid Toledo
Amministrazione Jacques Segueilla
Produzione Brasile Gabi Gonçalves/ Corpo Rastreado
Progetto di produzione Goethe Institut Claudia Oliveira
42° ORIENTE OCCIDENTE DANCE FESTIVAL Mediterranei
Rovereto (Tn).
3 – 10 settembre 2022
Teatro Zandonai, Rovereto 7 settembre 2022
Encantado: in latino richiama incantesimi e magie, in Brasile la parola si riferisce a entità che appartengono alla cultura indigena afro-americana che richiama gli encantados creature animate da forze sconosciute che si muovono tra terra e cielo, vivono in relazione intima con la natura e hanno poteri magici di guarigione. E' il titolo dell’ultima creazione di Lia Rodrigues, coreografa radicale, militante nel lavoro e nelle azioni, che dal 2004 unisce creazione artistica e attività pedagogica nella favela di Maré di Rio de Janeiro, dove ha sede la sua compagnia, presentato in prima nazionale come coproduzione del festival Oriente Occidente 2022.
Esula dalla tematica scelta per questa edizione della rassegna dedicata alle culture del Mediterraneo, ma è un segno sull’affannosa rivendicazione delle identità culturali minacciate dall’estinzione delle popolazioni indigene amazzoniche e a riappropriarsi della Natura come elemento unificante tra genti oltre gli stereotipi di genere e culture. Chiaro l'invito da parte della coreografa a recuperare quella forza naturale capace di superare confini e barriere, pregiudizi e stereotipi per unire corpi, che in scena diventano una vorticosa danza di un gruppo nel gioco della trasformazione con il mascheramento di entità che possono tramutarsi in umani, animali, piante, oltre la rigida separazione degli elementi. Sono infatti questi spiriti della natura, che creano l'elemento coreografico, non possiedono una essenza propria ma giocano con l'ambiguità dell'essere e non essere, del trasformarsi sempre in altre entità, spiriti che infestano e proteggono la natura specifici delle cosmogonie amerinde o africane. Del resto il Carnevale brasiliano, come i carnevali del mondo, gioca sull'ambiguità del poter essere qualcosa di diverso da sé oltre gli stereotipi di sesso e di appartenenza sociale. Lia Rodrigues, "donna della classe bianca e quindi privilegiata", come lei stessa si definisce, ascolta tutte le voci che animano la cultura multiforme del Brasile e le mescola alla ricerca di una armonia una ancestrale: trasformare i nostri corpi in paesaggi, andando all'origine della creazione stessa della Terra. Ecco il preludio fatto da un lento e silenzioso srotolare di un tappeto composto da diversi tessuti, stracci colorati che evocano mondi possibili, con i quali gli undici ballerini creano icone, sagome, mostri e animali, quasi come li disegnerebbe un bambino. Le nudità che compaiono in palco si insinuano nei vari strati di questo accumulo di stoffe colorate e variegate e ciascuno le indossa in varia maniera in questa trasformazione con il giocare con questi mascheramenti, nel gioco ambiguo dell'essere o non essere uomo e donna, animale o vegetale e nell'amplificare il grottesco di questo camuffamenti. I ritmi che accompagnano una continua azione con camminate attraverso il mare di stracci, che si fanno danza, sono rievocati da suoni ancestrali, rapidi e insistenti, di percussione battente di un’esotica musica che si rivelerà essere la registrazione della manifestazione di Brasilia dell’agosto 2021 della minoranza Mbyá Guaraní nella quale ribadivano il rifiuto alla demarcazione territoriale e rilanciavano la battaglia a favore dei loro territori. Un richiamo all'essenzialità della terra non nella sua oggettività ma nel sogno creativo nel richiamo alla spiriti generativi che l'abitano nel sogno di viverla nella sua essenzialità oltre il tempo e la storia e gli stereotipi di ciò che sia fluido la vita della natura. Situazione che il pubblico, che esauriva lo spazio teatrale, ha molto gradito e apprezzato decretando una generale ovazione alla fine dell'esibizione con ripetuti chiamate della compagnia alla ribalta che ha portato sul palco un mondo di colore e di fantasia. Federica Fanizza