Evolution Dance Theatre
Coreografie Anthony Heinl, assistente Nadessja Casavecchia, disegno luci Adriano Pisi, realizzazione luci Mimmo L'abbate
Milano, Teatro Nuovo, dal 30 aprile al 5 maggio 2013
Grandi globi oculari si muovono sul palco e sembrano rivolgere il loro sguardo inquietante verso lo spettatore: vibrano, ruotano, palpitano. All'interno di questi bozzoli trasparenti pare di intravvedere, in controluce contro il fondale nero, tracce di fisionomie umane: un profilo di volto, un braccio, una mano. Poi, d'un tratto, l'involucro sboccia ed ecco emergere realmente una testa, poi le spalle, le braccia ed il globo si trasforma nel corpo di donne e uomini farfalla che con la parte superiore si aprono allo spazio, mentre il bozzolone sottostante li radica al suolo come fossero grosse lumache. È il primo impatto visivo di Firefly, lo spettacolo dell'Evolution Dance Theatre che, dopo il quadro iniziale, non cessa di sorprendere lo spettatore, senza mai deluderne le aspettative.
L'impressione è una costante sfida alla forza di gravità ed alle leggi della fisica, grazie all'abilità funambolica ed atletica dei ballerini-acrobati, avvolti in costumi neri dai bordi fluorescenti che, stagliati contro il fondale nero, danno la sensazione di strisciare come serpenti, il cui movimento si coglie solo attraverso il dinamismo delle linee colorate, con un effetto veramente suggestivo. Lo stesso vale per la figura sulla quale, nell'oscurità, vengono lanciate delle palline fosforescenti che aderiscono progressivamente al suo corpo, tratteggiandone man mano le fattezze: braccia, gambe, busto. Una creatura, dunque, che ha una vaga somiglianza con un essere umano e che, tremante, vede incombere la minaccia di una grande bocca fluorescente, da cui viene fagocitata.
Non sono queste, che alcune delle soluzioni proposte nel corso di una performance affascinante, risultato della riuscita combinazione di molteplici ingredienti: non solo danza, ma anche acrobazia, illusionismo, video art, e, soprattutto, il sapiente uso delle luci ed il ricorso alle più aggiornate macchine sceniche che rendono possibile l'impossibile. Le sonorità che accompagnano le immagini non fanno che sottolinearne la surrealtà, contribuendo ad esaltare la carica di visionarietà trasmessa agli spettatori. Questo grazie alla genialità di Anthony Heinl, di origine statunitense, che non si è limitato a curare coreografia e regia, ma, infaticabile, si è anche esibito con il corpo di ballo ed ha saputo applicare all'arte la sua formazione nel campo della chimica e delle scienze tecnologiche, con risultati a dir poco mirabolanti.
Myriam Mantegazza