Compagnia Diego Tortelli
Fondazione Nazionale della Danza
composizione, drammaturgia musicale: Francesco Sacco
regia, coreografia: Diego Tortelli
regia video, fotografia: Luca Condorelli
styling, design: Tomoko Ogawa
assistente alla coreografia: Selene Manzoni
decorazione scene: Dadamax by Dada
creazioni di gioielli originali: Tomokissima by Tomoko Ogawa
interpreti: Cristian Cucco, Roberto Doveri, Vanessa Loi,
Anita Lorusso, Giuseppe Morello, Corey Scott Gilbert
alla chitarra: Francesco Sacco
coproduzione MilanOltre Festival, Fondazione Nazionale della Danza/Aterballetto, Sepama srl
con il sostegno di Next laboratorio delle Idee 2017-2018 e Fondazione I Teatri di Reggio Emilia
in collaborazione con Fondazione Teatro Ponchielli di Cremona
residenza Galvano Tecnica Bugatti
Al Teatro Ponchielli di Cremona, il 24 aprile 2018
Carlo Bo scriveva: "Se oggi abbiamo una certa idea di Lorca, non c'è dubbio che tale idea è stata autorizzata e consacrata dalla stagione americana e da un viaggio che ha avuto per regola lo spettacolo tradotto in termini drammatici di sangue e di morte". La scelta della nuova promessa Diego Tortelli rappresenta l'universo difficile e poetico del drammaturgo spagnolo, appartenente alla cosiddetta generazione del '27. Il tema arduo e poco rappresentato in forma coreica, fornisce una visione del coreografo connotando il suo percorso creativo come tramite per parlare alla platea su molteplici livelli, all'interno di una scena intrisa di figure metaforiche, che rendono l'allestimento visivo conscio di un assoluto nitore, non solo tecnico, intriso di suggestioni. Si legge, infatti, nelle note di regia che "...lo spettacolo scava nella memoria di uno dei più famosi misteri spagnoli; un fazzoletto di campagna andalusa, crosta dura e zolle pesanti, dove forse giacciono i resti del poeta e dove tra gli ulivi una scritta recita: tutti erano Lorca", per questo sul palcoscenico ritroviamo gli elementi dell'immaginario collettivo del paese della penisola iberica. Danzatori abbigliati e illuminati con estrema ricercatezza, profondi nell'interiorizzazione del contenuto (seppur esso a tratti percettibilmente confuso e in grado di distrarre i meno preparati), alla linearità dell'evento intenso nella sua potenza immaginifica e allegorica. Il complesso ideativo è efficace, ricco di simbolismi e rituali, soprattutto nello sviluppo della realizzazione scenica in una correlazione dinamica dei segni artistici (voci, scene, luci, costumi, musiche, suoni, atmosfere, fotografia, design) determinando una reale divisione dal momento emotivo a quello più squisitamente tecnologico, il quale ispira e suggerisce le scelte di Tortelli e del suo team. Lodevole lo studio delle luci, le soluzioni per il montaggio, i "meccanismi" del movimento, l'ideazione e realizzazione dei costumi, la predisposizione dell'attrezzeria in scena che rispetta e valorizza l'essenza dello spazio. La coreografia tortelliana è un'attività non fine a se stessa, ma asservita anche alle esigenze tecniche di un progetto che punta ad un effetto armonioso ed introspettivo, con un'innata dose di immaginazione, elemento fondamentale nella ricerca e nella sperimentazione. Lorca ci appare un poeta romantico e un uomo dalla lingua dolce e soave. "La poesia non cerca seguaci ma amatori" e ciò avviene anche con la danza; per addentrarsi al meglio nel dizionario di Tortelli necessita giungere in teatro preparati. L'anteprima di Cremona ha sprigionato l'energia dell'artista tra potenza e sentimento nel microcosmo di Federico García Lorca e dei suoi fantasmi... quasi fosse un racconto narrato dagli occhi di un amico piuttosto che da quelli di uno storico, mantenendo al suo interno i fatti epocali susseguiti tra la guerra civile spagnola e il franchismo, tra la depressione per una omosessualità sempre meno mascherata e una notorietà in crescita, i viaggi e il ristabilirsi della democrazia in Spagna. Una trama che edulcora gesti ed azioni opacizzate da ricordi sbiaditi, una danza spezzata sul mancato ritrovamento del corpo di Lorca, un moto millimetrico composto da giunture, legamenti, snodi e segmentazioni che articolano il fisico degli esecutori, come fossero serrature ad incastro saldate tra loro dal vortice poetico. I danzatori hanno saputo "fare proprio" il linguaggio del coreografo in maniera radiante. L'aspetto più evidente, infatti, è il loro uscire da una sorgente centrale per incrociarsi in tutte le direzioni con dinamiche e impulsi centrifughi di apertura, liberazioni e fughe racchiudendo la crescita spirituale dell'artista che ricerca sé stesso mediante forme ritmiche, sentimenti e realtà appartenenti ad un periodo storico, ad una nazione, ad una letteratura, ad una scuola, ad un poeta. Merito a Tortelli per aver difficilmente percorso un cammino posando lo sguardo su un tema non così "popolare" con il rischio di generare qualche smarrimento in coloro non competenti o solamente curiosi a riguardo. Anteprima cremonese in cui Diego (affiancato da Francesco Sacco e Luca Condorelli nell'attento studio estetico e sonoro) ha riposto tutta la sua anima e tutto il suo cuore ma anche buona parte del suo passato privato esperienziale passando per l'ideologia dell'amore con "Lili Marleen" che sancisce un periodo storico, melodia divenuta famosa in tutto il mondo durante la seconda guerra mondiale, ritenuta pacifica e cantata da tutti i soldati del tempo, dai comunisti come dai franchisti e dagli anarchici, una canzone senza sbocco partitario politico... Nel finale l'evocativo ed espressivo nudo ha manifestato l'incarnato della partitura che riesce a farsi notare per intelligenza pratica e l'analisi interiore, trattenendo legato a sé lo sguardo. Spettacolo che è innanzitutto una tragedia. Una tragedia, però, che non è solo rappresentazione, ma impone la verità sull'interazione tra Tortelli e astante, una dimostrazione del suo stile, della sua tecnica e del suo coraggio, una forma d'arte che appartiene alla sua cultura e alla sua personale visione drammaturgica contemporanea. Aspettiamo la prima ufficiale del 12 ottobre all'interno del MilanOltre Festival 2018, per comprendere se "l'ombra" di Lorca - componente essenziale - saprà offrire ai più "il soffio della vita".
Michele Olivieri
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