Balletto in quattro atti.
Musica di Pëtr Il'ič Čajkovskij. Coreografia di Marius Petipa, Lev Ivanov.
Integrazioni coreografiche di Liam Scarlett e Frederick Ashton (danza napoletana, atto III)
Produzione: Liam Scarlett. Scene e costumi: John Macfarlane. Luci: David Finn.
Con: Marianela Nuñez, Vadim Muntagirov, Bennet Gartside, Elizabeth McGorian, Alexander Campbell, Akane Takada, Francesca Hayward e gli artisti del Royal Ballet.
Orchestra della Royal Opera House. Direttore: Koen Kessels. Regia Video: Ross MacGibbon
LONDRA, Royal Opera House, in diretta al cinema il 12 giugno 2018
Il nuovo Lago del Royal Ballet
La lunga e articolata stagione di balletto della Royal Opera House guadagna la conclusione con una nuovissima e attesissima produzione di uno dei capolavori massimi del repertorio ballettistico ottocentesco. Il lago dei cigni - quel primo titolo della trilogia čajkovskiana che seppe accogliere il prolifico e traboccante torrente di sofferenze, diletti e portenti dell'amore divenendo, oltretutto, il soggetto ideale per la piena espressione di un irrealizzabile legame amoroso - è l'ultimo appuntamento per i ballettomani inglesi ma anche l'ultima diretta della ricca stagione cinematografica firmata Royal Opera House e diffusa in 1084 sale e 29 paesi.
Una nuova veste ad un grande classico che rivive al Covent Garden con le integrazioni coreografiche di Liam Scarlett - artist in residence - e le scene e i costumi di John Macfarlane.
La produzione londinese si inscrive nelle riletture fedeli alla struttura della tradizione coreutica ereditata divenendo, vieppiù, l'emblema della direzione del Royal Ballet affidata a Kevin O'Hare capace, com'è noto, di equilibrare la plausibile esigenza di fondere armonicamente tradizione e innovazione. Sotto questo profilo, infatti, la coreografia qui trova espressione nel riprendere pressocché fedelmente la scrittura coreografica firmata da Petipa e Ivanov - con le inevitabili sedimentazioni successive - in ampie sezioni del balletto concedendo, tuttavia, rilevanti margini di libera creatività.
Liam Scarlett si riserva, per l'appunto, le ritinteggiature del valzer del primo atto - qui densamente architettato - come pure talune interpolazioni e mutamenti nel primo atto bianco. In questo caso appare ottimamente riuscita la scelta di rimodulare il valzer dei quattro grandi cigni - qui ridotti a due - che nella verve creativa di Liam Scarlett rivivono con un magistrale gioco dialettico fra musica e coreografia abile nel regolare contenimento e vigore nella dinamica esecutiva. Una linea di scrittura coreografica, questa, che palesa e rende empirica, con efficacia, l'imponente impalcatura musicale.
Più arduo, di converso, appare il rimaneggiamento conferito al terzo atto con l'avvio concesso ad un nuovo pas de trois - con i medesimi interpreti del pas de trois del primo atto: Alexander Campbell, Akane Takada, Francesca Hayward - e l'identificazione di quattro principesse pretendenti con le quattro danzatrici delle danze di carattere: segmento drammaturgicamente valido ma coreograficamente impervio per la difficile ambizione di rendere uniformi peculiarità distinte. Nella chiusa dell'atto terzo se audace è la scelta di spodestare la Regina Madre per mano di Rothbart, incisiva appare, invece, l'idea di chiudere la scena con l'impetuoso ingresso di un folto stuolo di cigni neri come a contornare una voragine d'esistenza apertasi a seguito del noto inganno perpetrato ai danni del puro Siegfried.
Rimaneggiamenti considerevoli si registrano nel quarto atto: non sempre convincenti le architetture coreografiche pensate per i cigni ma valido e teatralmente eloquente è il tessuto coreografico ideato per il noto pas de deux finale.
Magistrali i due protagonisti chiamati a svelare il nuovo Lago inglese: Marianela Nuñez si riconferma Principal di spessore poeticamente espressiva nei panni di Odette e autenticamente convincente nelle dinamiche ideate per il ruolo con particolare riferimento ai port de bras e alle inedite pennellature concesse ai movimenti del capo; pregnante il solido squadernamento tecnico della sua Odile. Al suo fianco il raffinatissimo Siegfried è Vadim Muntagirov che anche in questa occasione svela il proverbiale nitore tecnico incisivamente espresso sia nel noto pas de deux del terzo atto che nell'assolo di chiusura del primo atto: tratto coreografico, questo, che qui guadagna spazio nella ripresa delle peculiarità della tradizione inglese rapidamente e mirabilmente oltrepassata a vantaggio di una scrittura coreografica di articolata fattura.
La nuova veste coreografica è sostanziata dalle scene firmate da John Macfarlane: per i due atti bianchi primeggia la scelta di ambientare le vicende all'ombra dei chiaroscuri che evocano le tinteggiature di Turner e le glaciali rocce di Friedrich; per il primo e secondo atto, di converso, è pregnante il gioco prospettico e il regale fasto scelto per la scena a palazzo.
La chiusa affidata al Principe Siegfried affranto con la sua morente Odette tra le braccia suggella una produzione che ha il merito di rendere credibili i tessuti drammaturgici del peculiare mondo fiabesco del Lago, ripristinare gli irrinunciabili ed emblematici tutù bianchi e manifestare l'ineludibile fedeltà alla preziosa tradizione della storia della danza che permane quale tratto distintivo.
Vito Lentini