Balletto in quattro atti.
Musica di Pëtr Il'ič Čajkovskij. Coreografia di Marius Petipa, Lev Ivanov.
Integrazioni coreografiche di Liam Scarlett e Frederick Ashton (danza napoletana, atto III)
Produzione: Liam Scarlett. Scene e costumi: John Macfarlane. Luci: David Finn.
Con: Marianela Nuñez, Vadim Muntagirov, Bennet Gartside, Elizabeth McGorian, Alexander Campbell, Akane Takada, Francesca Hayward e gli artisti del Royal Ballet.
Orchestra della Royal Opera House. Direttore: Koen Kessels. Regia Video: Ross MacGibbon
LONDRA, Royal Opera House, in diretta al cinema il 12 giugno 2018
CAST del 12 giugno 2018
Odette/Odile: Marianela Nuñez
Principe Siegfried: Vadim Muntagirov
Von Rothbart (mago/consigliere della regina): Bennet Gartside
La regina: Elizabeth McGorian
Benno (amico di Siegfried): Alexander Campbell
Sorelle minori del principe Siegfried: Akane Takada, Francesca Hayward
La fortuna della struggente fiaba de Il lago dei cigni ‒ del tragico amore fra la principessa Odette e il principe Siegfrid, complice il crudele sortilegio del mago von Rothbart ‒, si sa, comincia il 27 gennaio 1895 al Teatro Mariinskij di San Pietroburgo, quando le coreografie di Marius Petipa e Lev Ivanov consegnano alla storia un capolavoro del repertorio tardo-romantico destinato a divenire uno fra gli emblemi assoluti del balletto classico, se non anche il balletto per eccellenza. Eppure, la prima rappresentazione assoluta, di quasi vent'anni precedente, andata in scena al Teatro Bol'šoj di Mosca nel marzo 1877 per le coreografie di Václav Reisinger, era stata accolta con poco, pochissimo entusiasmo dalla critica e, si racconta, dallo zar stesso. Fu l'intraprendenza e l'estro di Marius Petipa a segnare la svolta. Come scrisse nelle sue Memorie di solista di Sua maestà e maître de ballet dei Teatri imperiali, pubblicate a San Pietroburgo nel 1906, egli si recò dal direttore per comunicargli che non poteva accettare il peso di un così negativo giudizio sulla musica di Čajkovskij, il quale, nel frattempo, era mancato nel 1893. La causa dell'insuccesso de Il lago, a giudizio di Petipa, non era certo da ascriversi alla partitura musicale, sublime opera di un geniale maestro, ma risiedeva nella coreografia e, nel complesso, nella messa in scena del balletto.
Il successo non tardò a giungere e, da allora, si è protratto imperituro fino ad oggi. Spia ne sono anche le molte e diverse versioni del balletto, divenuto vero banco di prova per coreografi, compagnie ed artisti. Si va dalla rivisitazione della coreografia di Petipa e Ivanov da parte di Aleksandr Gorskij nel febbraio 1901 al Teatro Bol'šoj di Mosca alla recente produzione di Alexei Ratmansky, in scena al Teatro alla Scala di Milano nel giugno 2016, dove il coreografo ha inteso tornare quanto più possibile sui passi di Petipa e Ivanov attraverso uno studio delle documentazioni del tempo.
È il maggio 2018 e i riflettori sono ora rivolti al Royal Ballet con la nuova produzione Swan Lake a chiudere la stagione di balletto alla Royal Opera House di Londra, firmata dal giovane e già affermato artista residente Liam Scarlett, che ha curato anche le aggiunte coreografiche. Swan Lake ha avuto un ruolo di primo piano nel repertorio della compagnia londinese dal 1934, quando per la prima volta fu rappresentato al Sadler's Wells Theatre con Alicia Markova e Robert Helpmann nei ruoli protagonisti. Fra le produzioni da allora susseguitesi la più recente è stata quella elaborata nel 1987 da Anthony Dowell, uno fra i migliori danseurs nobles del sec. XX, a quel tempo da solo un anno nella nuova veste di Direttore del Royal Ballet. «I think everyone deserves a chance to take a fresh look at the great classics» ‒ ha dichiarato l'attuale direttore Kevin O'Hare, pur precisando quanto sia emotivamente difficile abbondonare la produzione di Anthony Dowell, sulla quale molti danzatori si sono formati.
«We want it to feel like a big, opulent Swan Lake that could only be by The Royal Ballet» ‒ ha affermato sempre O'Hare. Ci sono voluti più di tre anni di intenso lavoro per vedere compiuta la sontuosa produzione di Scarlett, il quale ha beneficiato del raffinato preziosismo del testo coreografico di Petipa e Ivanov, a cui è rimasto nel complesso fedele, e della collaborazione con lo scozzese John Macfarlan per quanto concerne la realizzazione dei disegni delle scenografie e dei costumi. Nello spirito di innovare rendendo omaggio alla tradizione, come si evince anche dalla scelta di ripristinare i tutù per i cigni, gli interventi di Scarlett si sono mossi nella direzione di privilegiare i singoli ruoli facendone emergere lo spessore drammatico sulla base del lirismo musicale čajkovskijano. È il caso dell'attenzione riservata al personaggio di von Rothbart, che nel terzo atto giunge a spodestare la regina ed assumere il controllo del palazzo, oppure della valorizzazione del ruolo di Benno. Altrettanto interessante la scelta di caratterizzare come sorelle di Siegfried le due figure che danzano con Benno il pas de trois del primo atto, cui si aggiunge l'inserzione di uno nuovo nel terzo, che viene dunque a porsi in dialogo con il celebre precedente. L'abilità artistica di Macfarlane, theatre designer e pittore di fama internazionale, ha perfettamente ricreato l'atmosfera sublime della partitura di Čajkovskij, alternando lo sfarzo prorompente della reggia, esibito con eleganza nelle architetture maestose e lucenti del terzo atto, al sentimento crepuscolare delle scene del lago, complice la magia quasi turneriana di una dominante luna piena a vegliare, con la propria luce soffusa dai toni profondamente romantici, l'inevitabile compiersi della tragedia. Abbagliato dal fascino di Odile, così simile per sembiante alla sua amata, Siegfried la sceglie come propria sposa e le giura amore eterno. Il compiersi dell'inganno segna la condanna della principessa Odette, a cui altro non resta, per liberarsi dall'incantesimo, che gettarsi dalla rupe e perire fra le onde del lago.
La coppia di Principals Marianela Nuñez e Vadim Muntagirov, nei ruoli di Odette/Odile e del principe Siegfried, cattura l'attenzione per la sinergica ed incisiva complicità, ben percepibile anche da chi, il 12 giugno, seppur lontano dalla magia del teatro, ha beneficiato della diretta cinematografica diffusa in ventinove paesi. Principe di delicata raffinatezza Muntagirov, ammirabile per la chiara precisione del gesto tecnico e per la capacità di far trasparire il crescente tormento interiore, culminato nella consapevolezza del frale destino, quando a lui resta solo di stringere fra le braccia il corpo di Odette, ritornata fanciulla, ma ormai senza vita. Straordinaria la Nuñez, artista virtuosa, elegante e magnificamente espressiva, capace di modulare sapientemente l'interpretazione tanto nel carattere etereo e colmo di dolore del delicato cigno bianco quanto nella tempra suadente della maliarda Odile. Vero preziosismo è l'attenzione per i particolari: dalle movenze del capo e delle braccia, fremiti d'ala, agli sguardi nulla è lasciato al caso.
Una felice risultato, dunque, quello della produzione Swan Lake di Liam Scarlett, di grande fascino narrativo ed emozionale, dove ogni aspetto è teso a ricreare l'illusione della tragica pièce grazie alla competenza di tutti gli artisti coinvolti, ma che senza dubbio ha una delle proprie perle in Marianela Nuñez e Vadim Muntagirov, coppia pienamente convincente sia nella bravura dell'esecuzione tecnica sia nel lirismo del sentimento, capace di comunicare un poetico coinvolgimento che il pur eccellente virtuosismo mai sopravanza né oscura.
Selene I.S. Brumana