ideazione e regia di Giulia Staccioli
con Jessica Gandini, Marta Agatiello, Elisa Mazzocchi, Giorgia Cafiero, Eleonora Di Vita, Leonardo Fumarola, Marco Ticli, Marco Canotti, responsabile di produzione Daniela Bogo
produzione Kataklò Athletic Dance Theatre
al Sociale di Soresina il 28 gennaio 2012
Un mondo di colori accesi, le discipline sportive: sci, ginnastica artistica, ciclismo in sottofondo, qualche cenno alle acrobazie circensi e tanta energia: queste sono le tessere che compongono Puzzle di Kataklò Athletic Dance Theatre. Si conferma – anche in questa ennesima miscellanea di pezzi consegnati alla tradizione del gruppo e nuove coreografie - la capacità attrattiva della compagnia di Giulia Staccioli che pur partendo dalla preparazione atletica dei suoi ballerini, si spinge con sempre più convinzione verso quel physical o visual theatre che ha nei Momix, in Philippe Genty ma anche in certo nouveau cirque i suoi punti di riferimento internazionale. Contesto a parte, Puzzle ha la rara capacità di intrattenere per oltre due ore un pubblico amico e disposto a sottoporsi al fascino cromatico e coreografico regalato dagli atleti/danzatori di Kataklò: Maria Agatiello, Elisa Bazzocchi, Giorgia Cafiero, Eleonora Di Vita, Leonardo Fumarola, Marco Ticli, Marco Zanotti. I Kataklò non si smentiscono, il loro pubblico lo sa, ma non manca ogni volta di stupirsi, di emozionarsi e sentirsi rincuorato e appagato da quei corpi che sembrano potere cose impossibili, che pensano e agiscano positivo, divisi fra eredità agonistico/sportive e tentazioni coreografiche. Insieme al classico numero delle biciclette e a quello degli sci — qui in versione orientaleggiante e dorata — Puzzle ha giocato fra ironia e suggestioni new age su una serie di quadri in cui l'energia e i corpi scolpiti dei ballerini declinano l'atletismo in movimenti coreografici di immediato impatto emotivo, in cui lo stupore per gli equilibrismi si coniuga con la piacevolezza atematica, per cui ciò che accade in scena è bastante a se stesso, è segno di armonia del movimento, è piacere per l'occhio. Il susseguirsi dei vari quadri frequenta il contesto circense con quel trapezio umano che ondeggia nell'aria, oppure i volteggi legati ad una pertica, o ancora il comporsi finale di un puzzle di scatole colorate che contengono i danzatori, ne definiscono con plasticità la flessuosità dei corpi. E alla fine è un festoso e inebriante batter di mani per ringraziare quei corpi alla Big Jim che saltano e rimbalzano sul palco per il piacere della platea entusiasta.
Nicola Arrigoni