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BARBIERE DI SIVIGLIA (IL) - regia Federico Grazzini

Antonino Siragusa (Il Conte d'Almaviva) in "Il barbiere di Siviglia", regia Federico Grazzini. Foto Rocco Casaluci, TCBO Antonino Siragusa (Il Conte d'Almaviva) in "Il barbiere di Siviglia", regia Federico Grazzini. Foto Rocco Casaluci, TCBO

Dramma comico in due atti
Libretto di Cesare Sterbini
Musica di Gioachino Rossini
Il Conte d'Almaviva Antonino Siragusa
Bartolo Marco Filippo Romano
Rosina Serena Malfi
Figaro Roberto De Candia
Basilio Andrea Concetti
Berta Laura Cherici
Fiorello Nicolò Ceriani
Un ufficiale Sandro Pucci
Orchestra, Coro e Tecnici del Teatro Comunale di Bologna
Direttore Federico Santi
Maestro del coro Alberto Malazzi
Regia Federico Grazzini
Scene Manuela Gasperoni
Costumi Stefania Scaraggi
Luci Daniele Naldi
Bologna, Teatro Comunale 20 marzo 2019

www.Sipario.it, 23 marzo 2019

Il barbiere di Siviglia, opera buffa in due atti di Gioachino Rossini, su libretto di Cesare Sterbini, tratto dalla commedia omonima francese di Pierre Beaumarchais del 1775, ha debuttato con la nuova produzione bolognese, al Teatro Comunale di Bologna prima di essere portata in tournée in Giappone insieme al Rigoletto firmato da Pizzech nel 2016. Questa nuova edizione è stata un Barbiere di Siviglia soddisfacente e puntuale, senza clamori né eccessi, né positivi, né negativi.
Dal punto di vista musicale, Federico Santi sul podio guida l'Orchestra del Teatro Comunale ad un suono limpido e diretto, con tempi moderatamente andanti ma sempre contenuti, che sostiene ed accompagna il canto senza sovrastarlo, se non per pochi attimi. Ne deriva nel complesso un'esecuzione puntuale e precisa, priva di guizzi e originalità, è vero, ma anche ampiamente fruibile e rassicurante. Questa direzione accompagna un cast che si può a buon diritto indicare come rossiniano, e da cui come tale ci si poteva in alcuni passaggi aspettare di più.
Antonino Siragusa, nelle vesti del Conte d'Almaviva, forte di una musicalità e di un timbro penetrante, omogeneo e ben emesso, ha avuto qualche momento in calando, che però non è parso inaccettabile per il pubblico, galvanizzato certamente dal registro acuto del tenore, a cui ha facilmente scusato il fraseggio poco incisivo e un' interpretazione che non si è rinnovata negli anni. Tuttavia la consuetudine interpretativa a fianco a Roberto de Candia, nelle vesti di Figaro, è stata una conferma sempre piacevole. Il personaggio Figaro non ha sofferto molto, se non in due deboli momenti iniziali, dell'indisposizione di Roberto Candia, che il 20 Marzo ha deciso di prestare ugualmente la sua interpretazione. Il timbro chiaro della sua voce, la facilità e la duttilità unite all'armoniosa emissione sono stati sufficienti a far accogliere al meglio la sua interpretazione, che pur non spicca per approfondimento. In ambito interpretativo va rimarcata l'arguzia teatrale di Marco Filippo Romano, per Don Bartolo. Il suo fraseggio dal punto di vista vocale appare quasi spontaneo e sempre ben sostenuto. Il don Basilio di Andrea Concetti, dà una buona prova vocale, e si presenta meno viscido di quanto siamo abituati a vedere. La Rosina di Serena Malfi è un carattere simpatico a deciso, sorretto dalla rotondità di una voce ben modulata, agile e al contempo garbata. Risulta inoltre efficace la prova di Laura Cherici, come Berta. Come spesso accade al Teatro Comunale di Bologna, non si può dimenticare l'apporto del coro, qui solo maschile, che, preparato da Alberto Malazzi, ha dato prova di interventi sempre perfettamente puntuali ed equilibrati.
L'allestimento di Federico Grazzini è molto tradizionale. Manuela Gasperoni ha ideato una scenografia che si modifica direttamente sul palco: nelle prime scene siamo all'esterno di una casa con giardino che si trasforma poi in una grande stanza, che richiama un'abitazione borghese, allegramente surreale, di fine ottocento, come suggeriscono anche i costumi di Stefania Scaraggi. I personaggi non presentano particolari approfondimenti registici. Dal punto di vista registico uno dei momenti più riusciti, è il finale del primo atto, in cui la casa viene devastata da una palla da demolizione, lasciando al pubblico libertà di interpretazione. L'apparizione di due insegne luminose a inizio e conclusione dello spettacolo, come a circoscriverne la durata, e il coro conclusivo, i cui protagonisti giocano con dei palloncini rossi in fondo al palco una volta finito di cantare, sembrano un po' poco per dare una nota di novità alll'impostazione dell'intera regia.
Punto di forza di questo Barbiere è ancora una volta l'Orchestra del Comunale, una delle più rossiniane, a cui il numeroso e generoso pubblico bolognese, con partecipazione evidente, non manca di tributare il suo caloroso plauso, come pure a tutti i protagonisti.

Giulia Clai

Ultima modifica il Domenica, 24 Marzo 2019 10:09

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